Il titolo inizia in minuscolo anche nel film e ho rispettato la cosa, mi è piaciuto considerare che manca il "Se" iniziale, condizionale fondamentale nel titolo dello storico libro di Primo Levi, racconto lucido della sua esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz.
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Thomas Trabacchi (Primo Levi) a sx e Werner Waas (uomo del maso) |
La lettura dei romanzi "
Se questo è un uomo" e "
La Tregua" che ne è il necessario proseguimento (spesso e giustamente sono pubblicati in un unico volume) ha influito grandemente nella mia vita.
La scrittura di Primo Levi, del quale ho letto poi altre cose scoprendo persino un uomo spiritoso oltre che d'ingegno (si pensi a "La chiave a stella"), è piuttosto asciutta, nel senso che si sforza di evitare ogni iperbole, esagerazione, enfasi. All'inizio crea sconcerto, visti i numeri spaventosi dello sterminio degli ebrei ti aspetti altro, poi però l'apprezzi. Mai un eccesso, mai una superficialità.
Quello il mio pensiero in brevissimo su Primo Levi. Questo piccolo documentario, prodotto da Rai Fiction e Red Film, l'ho trovato molto in sintonia con esso. Il pretesto di finzione (con Levi che si infortuna in montagna e trova asilo da un montanaro "tedesco") alla fine del film risulta efficace, grazie proprio al finale. Datarlo nel 1986, un anno prima della sua tragica morte, ha permesso di ripercorrere tutta la sua vita.
Mi sono appuntato alcune cose che mi hanno particolarmente colpito e voglio ricordare:
- Il momento difficile di dialogo con la figlia, che non riesce a sentire il racconto del padre. I figli sono Troppo vicini, è diverso che parlare con altri ragazzi. Questo aspetto educativo è molto interessante, in generale, non solo per un padre come Primo Levi.
- Dopo un imbarazzante incontro con clienti tedeschi dell'azienda SIVA, fabbrica di vernici dove lavorava Levi, che avevano riso del suo accento quando parlava tedesco tranne poi zittirsi quando Levi spiega loro che il suo tedesco è stato appreso nel Lager, Levi chiede alla sua assistente di laboratorio se è stato troppo duro e lei le dice un vecchio adagio: "dalle mie parti si dice: "fai il bene scordalo, fai il male ricordalo", forse è meglio se questi qua se lo ricordano il male che hanno fatto. e sarebbe bene che se lo ricordassero anche tanti italiani". Affermazione meravigliosa che apre gli occhi a Levi e a chiunque lo voglia.
- Il fenomeno del negazionismo, che è esploso alla fine degli anni '70 e non s'è mai sopito, è tra le cose che più hanno fatto soffrire Levi. Lui si descrive così: "Ti senti come il testimone che ha in partenza il timore di non essere creduto o addirittura di essere accusato di essere stato colluso e per questo si è salvato". Dal punto di vista letterario il capolavoro di Levi è "Sommersi e salvati", un titolo non casuale.
Con interventi/interviste hanno contribuito:
Marco Belpoliti, scrittore e studioso di Primo Levi.
Edith Bruck, scrittrice testimone, amica-sorella in sorte di Primo Levi.
Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane.
Anna Foa, storica.
David Meghnagi, psicoanalista e scrittore.
Moni Ovadia, uomo di teatro, attivista dei diritti civili e sociali.
Giovanni Tesio, docente e critico letterario.
"Se questo è un Uomo" è anche il titolo di una sua poesia, con la quale chiudo:
Shemà (Se questo è un uomo) di Primo Levi
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Robydick
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