lunedì 12 marzo 2012

TEATRO: “Volare – Concerto-Omaggio a Domenico Modugno” di e con Gennaro Cannavacciuolo

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Dal comunicato stampa:
Definito dalla critica “un autentico gioiello”, lo spettacolo dal titolo “Volare” è tutto dedicato a Domenico Modugno: un tuffo emozionante nella storia della grande canzone italiana.
Il recital di Gennaro Cannavacciuolo propone in una reinterpretazione personale le varie strade musicali percorse da Modugno.
Nella prima parte, via con le canzoni dialettali e macchiettistiche, da “O ccafè” a “La donna riccia”, da “La cicoria” e “U pisci spada”, alla più famosa “Io mammeta e tu”; fino ai monologhi teatrali e al suggestivo dialogo tra madre e figlia tratto dalla commedia musicale “Tommaso D’Amalfi” di Eduardo de Filippo, eseguito con l’apporto della voce registrata di Pupella Maggio che volle dare il suo contributo proprio a questo spettacolo.
Nella seconda parte da atmosfera brechtiana, largo alle canzoni d’amore più famose lanciate da Modugno come “Vecchio frac”, “Tu si na cosa grande”, “Resta cu mme” e così via sino all’ormai inno nazionale “Nel blu dipinto di blu”, cantato e danzato a mo di Tip Tap alla maniera di Fred Astaire.

Io amo, come molti in Italia, le canzoni di Modugno, da quando son bambino. Uno spettacolo come questo dovevo proprio vederlo ed è stato un grandissimo piacere. Cannavacciuolo non s'è inventato funanmbolismi strani, o rivisitazioni siano esse dei testi o della musica. Ha fatto esattamente quello che noi nel pubblico ci aspettavamo: ha Interpretato i brani che ha proposto dal vastissimo repertorio a disposizione. Modugno era talmente bravo e appassionato nell'interpretare le sue canzoni da far dimenticare quasi che era anche autore delle stesse in buona parte; credo sia stato il primo cantautore italiano del dopoguerra. Cannavacciuolo ha onorato questo, la passione e il sentimento di Modugno, unendo la fisicità dell'attore a doti canore di tutto rispetto, rendendo ogni brano un piccolo recital.

Giustamente la seconda parte e il finale sono stati dedicati, con allegria e dedizione, sia a Modugno che a Edoardo De Filippo e Pupella Maggio, che come lo stesso attore dice, interloquendo col pubblico, sono stati i suoi Maestri di Teatro. Un crescendo emozionante.
Dove però mi son vibrate le corde è stata nella chiusura della prima. Modugno cantava le storie di minatori, pastori, pescatori, della gente più umile e quello è il "mio" Modugno. Se "Volare" potrebbe essere l'inno di tutti gli italiani, "Malarazza" potrebbe essere quello di chi ancora oggi in questo sperequatissimo paese lavora e col lavoro, non con furbizie e sotterfugi per non dire ruberie, si procura il reddito necessario. Di quel Modugno però Cannavacciuolo, grande onore a lui, propone un pezzo altrettanto suggestivo a me sconosciuto e a molti in sala: "Notte chiara". Compare molto di rado anche negli special a lui dedicati. Una preghiera al Signore, sempre in siciliano, che ringrazia per l'acqua fresca quando fa caldo, per la legna quando fuori è imbiancato, per i pesci da pescare... e Cannavacciuolo lo fa con le mani protese in un palco azzurro che è colore di cielo e mare. Un momento struggente anche per un non credente, una preghiera fatta di parole semplici e spiritualità legata alla terra, non avrebbero potuta scriverla meglio nemmeno San Francesco o Giordano Bruno. Sono ormai in estasi, ed ecco attaccare la tragedia epica de "U pisci spada", un testo di amore profondo dove un maschio salta nella rete dove la femmina è già stata catturata per morire con lei. L'occhio di bue mette in un buio tremendo Gennaro mentre fiocina l'animale, con le urla dei pescatori che la canzone comprende, e forse in quel momento avverti che quella non è "solo" una canzone d'amore. Modugno quando presentava "U pisci spada" diceva che era una storia vera, capitata a pescatori calabresi, e a me piace pensare che sia così.

Decisamente consigliato, al Teatro Sala Fontana di Milano fino al 18 Marzo.

regia di MARCO METE

musiche eseguite dal vivo da:
Marco Bucci – pianoforte
Claudia Della Gatta – violoncello
Andrea Tardioli – clarinetto e sax contralto

Nel sito di Gennaro disponibile una galleria d'immagini.
Robydick


da Wikitesti: U pisci spada
Ci pigghiaru 'a fimminedda,
drittu drittu 'ntra lu cori
e chiancia di duluri
aya aya aya ya!
E la varca la tirava
e lu sangu nni curria
e lu masculu chiancia
aya aya aya ya!
E lu masculu
paria 'mpazzutu
cci dicia:
"Amuri miu,
nun chiangiiiri!"
Rispunnia 'a fimminedda
cu nu filu filu 'e vuci:
"Scappa, scappa,
amuri miu,
ca sinno' t'accideran!"
No, no, no,
no, no amuri miu,
si tu mori
vogghiu muriri
'nsieme a tiiia!
Cu nu saltu
si truvau
'ncucchiu, 'ncucchiu,
cori a cori,
e accussi' finiu l'amuri
di due pisci sfurtunati.
Ci pigghiaru 'a fimminedda,
drittu drittu 'ntra lu cori
e chiancia di duluri
aya aya aya ya!
E la varca la tirava
e lu sangu nni curria
e lu masculu chiancia
aya aya aya ya!
E lu masculu
paria 'mpazzutu
cci dicia:
"Amuri miu,
nun chiangiiiri!"
Rispunnia 'a fimminedda
cu nu filu filu 'e vuci:
"Scappa, scappa,
amuri miu,
ca sinno' t'accideran!"
No, no, no,
no, no amuri miu,
si tu mori
vogghiu muriri
'nsieme a tiiia!
Cu nu saltu
si truvau
'ncucchiu, 'ncucchiu,
cori a cori,
e accussi' finiu l'amuri
di due pisci sfurtunati.
Chista ena storia
d'un piscispada
Storia d'amuri
d'amuri


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