Il film è il racconto di quanto avvenne a Roma il 23 marzo 1944, i giorni immediatamente precedenti e successivi. E' la data dell'attentato di Via Rasella, quello che innescò l'atroce rappresaglia tedesca col massacro delle Fosse Ardeatine: 33 i morti tedeschi del battaglione delle ss, 335 gli italiani trucidati con un colpo alla nuca nelle fosse di tufo, 10 per ogni soldato più 5 extra.
Quanto avvenne è storia tristemente nota. Il film, molto ben fatto, si basa su un romanzo storico, "Morte a Roma", scritto dall'americano, residente in Italia, Robert Katz. Sposa quindi l'interpretazione dei fatti del giornalista storico citato, ma è bene dire che sui fatti che portarono all'attentato ed alle sue estreme conseguenze ci sono, ancora oggi, differenti interpretazioni: sui moventi che portarono i GAP a compierlo, su chi diede realmente l'ordine della rappresaglia, sulle reazioni del Vaticano ed i suoi rapporti con i tedeschi.
Le uniche certezze di tutte le guerre sono le vittime. I soldati tedeschi e i civili italiani. I nomi di questi ultimi sono elencati tutti, uno per uno, nei titoli di coda.
Fatte le dovute premesse, bisogna dire che la parte più interessante del film è proprio l'analisi delle logiche del potere che sottintendono a questi avvenimenti.
Roma era stata dichiarata Città Aperta, in teoria quindi era neutrale ed apolitica. Eppure Kappler faceva marciare ogni giorno, con passo pesante e terrorizzante, le ss per il centro di Roma proprio per, psicologicamente, indurre timore nella popolazione. I partigiani decisero di reagire a questo clima di terrore. Dopo l'attentato ci sono poi molte discussioni tra i tedeschi sull'opportunità politica di reagire e sui modi. Il Vaticano, che saprà in anticipo la decisione tedesca, dovrà decidere "il male minore", con determinati criteri.
Fermo restando l'opinabilità di alcuni fatti riportati, questo è appunto l'argomento del film: il potere.
Terribili e quasi inguardabili gli ultimi 5 minuti sul compimento del massacro.
Film che merita ampiamente una visione.
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