venerdì 17 marzo 2023

Das Boot (aka The Boat) - U-Boot 96

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Qua bisogna genuflettersi, siamo di fronte ad un'opera imponente che rasenta la perfezione.

Qualcosa da Wiki (omissis è mio) : "La pellicola è ispirata all'omonimo romanzo di Lothar-Günther Buchheim del 1973 e, come quest'ultimo, è ambientata durante la seconda guerra mondiale: narra le vicende immaginarie dell'U-Boot U-96 e del suo equipaggio; descrive sia l'angosciosa frenesia delle battaglie, sia il tedio dei lunghi periodi di caccia infruttuosa, ritraendo i marinai come normali individui animati dal desiderio di svolgere al meglio il proprio dovere verso i commilitoni e il loro paese. La sceneggiatura trae spunto anche da episodi avvenuti al vero U-96 [...] Heinrich Lehmann-Willenbrock, il comandante del vero U-96 durante la guerra e sesto comandante tedesco per tonnellaggio affondato durante il conflitto (179 125 tonnellate di naviglio alleato colato a picco), e Hans-Joachim Krug, comandante in seconda dell'U-219, si prestarono come consulenti di regia.".

Ci sono diverse versioni di questo film, da quelle uscite nei cinema a persino una serie tv. Io ho visto la director's cut per l'home video, durata oltre 3 ore e mezza.

locandina di lancio tedesca

Ho scoperto che c'è persino un filone cinematografico di "film sui sommergibili" e, certo, "Das Boot" ne fa parte a pieno titolo. Non ne sono esperto, penso solo che avendo potuto godere della consulenza di veri protagonisti dell'epoca, ha un valore storico assoluto. Io che però storico non sono ma cinefilo sì, ho superato già dalle prime immagini la mera lettura appunto storica. Lettura che non voglio certo sminuire, anzi: 40.000 uomini imbarcati sugli U-Boot durante la guerra, solo 10.000 ne sono sopravvissuti. Numeri che non si possono ignorare.

Il film comincia con una festa che precede la discesa agli inferi. Musica, cibarie in abbondanza, balletti e ballerine disponibili, alcol a fiumi. Quegli uomini non respireranno aria fresca per lungo tempo, lo sai. Vedi scene deprecabili ma le comprendi. Poi si parte. Missione: abbattere quanti più battelli dei convogli inglesi. Dal primo impatto con un convoglio e col cacciatorpediniere di copertura, scivoli senza speranza nell'incubo... E' la guerra, che in un crescendo di scene, mai inutili, ribalta i valori umani.

Jurgen Prochnow, grande interprete del comandante dell'U-Boot

Siamo davanti a un Kammerspiel estremo, claustrofobico quanto lo possono essere pochi non-luoghi alla pari di un sommergibile. Che godimento sarebbe stato in un cinema, col grande schermo al buio e in silenzio. Immedesimarsi è inevitabile, l'incubo ti travolge ma desideri farne parte.
Materia non è l'esercito tedesco nello specifico ma la condizione dell'uomo in guerra più in generale, in un contesto disumano di costante terrore. Vivi nella pancia angusta di questo leviatano d'acciaio, il mondo è metri, a volte decine e decine di metri, sopra di te. Quel mondo lo percepisci dai suoni, dal cicalino del sonar, puoi solo immaginarlo. Ti separa da esso un sepolcro d'acqua.


Considero "Das Boot" un vero Capolavoro del Cinema, non solo del cinema di guerra o di sommergibili. L'intensità umana, il modo in cui ti coinvolge scavando nelle tenebre che si possono raggiungere, è alla pari di opere come "Apocalipse Now" o "Urla del Silenzio", spero presto disponibili in questo blog. Tagline tedesca del film è «Eine Reise ans Ende des Verstandes» che tradotto è «in un viaggio ai limiti della mente umana». Verissimo, ci riesce alla perfezione.

Come i capolavori citati, questo film condanna la guerra senza indugio. Il Nazismo compare, ovviamente, pochi momenti ma quanto basta, per dimostrare la follia che è stato, non altrimenti. Gli uomini sono sempre tali, quale che sia la nazione o l'etnia, e la follia della guerra pure.

Robydick



5 commenti:

  1. Eh cosa farei senza di te Robertino... la prossima settimana sarà tutta recuperi

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  2. Concordo. E' uno di quei film che quando passano in tv (poche volte, purtroppo, sempre troppo poche) non posso fare a meno di rivedere... la guerra vista dalla parte di chi ha perso, di chi non ha potuto riscrivere la storia. Bello davvero.

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  4. bravo Kelvin, giusta osservazione. è un film tedesco, e questo aumenta ulteriormente il suo valore

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