lunedì 23 maggio 2011

The Ultimate Warrior (aka: The Barony) - Gli avventurieri del pianeta Terra

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Recensione in anticipo di un anno: il film nel 1975 narrava di New York post apocalisse atomica nel 2012. Vuole essere di buon auspicio, ché nonostante Fukushima pare l'abbiamo ancora scampata ma c'è sempre gente che ha la testa dura, bene non abbassare la guardia.
Scusate se ho approfittato per dire quel che penso a riguardo del nucleare, sia civile che militare, m'è risultato inevitabile, in fondo questo è pur sempre un blog. Film di grande livello, tra i miei Cult e mi limito a dire questo, siamo nel regno dello SciFiMust, passo la parola a Napoleone.


“A Film of the Future”
Tagline originale del film.

Melinda/Joanna Miles :-“ Ecco Carrot. Lui è lì, e sempre portatore di menzogne.”
Carson/Yul Brynner :-“Sembra essere un giovane molto sicuro di sé.”

Carot/William Smith :-“Andremo all’inferno entrambi, tu e io!”

Ambientato in un 2012 oramai già presente, purtroppo non nelle modalità da olocausto della razza umana del film, nel quale in un mondo che sembra devastato anche da una sorta di peste, un uomo solitario Carson, interpretato da Yul Brynner, battaglia quotidianamente con i predoni di lande o città senza più Dio per chi ci ha mai pure creduto, né legge. Unitosi ad un’idealista, Il Barone, interpretato da Max von Sydow, si sforza di compiere insieme a lui l’impari tentativo della ricostruzione di un mondo migliore.
La paura di un potenziale olocausto a livello di distruzione del genere umano come già più volte suddetto ha generato un intero sottogenere nel cinema della fantascienza, il quale va da film seri e gravi come “L’Ultima Spiaggia”(On the Beach)(’59)di Stanley Kramer, a buoni prodotti d’imitazione e puramente “exploitativi” come “2019:Dopo la caduta di New York”(’83)di Sergio Martino. Il film di Robert Clouse è molto affascinante anche perché esattamente nel 1975, parte e si situa precisamente fra questi due estremi.
Qualche parola in più sarebbe ora giusto spendere su Robert Clouse come regista, sceneggiatore dei suoi film, qui come per “Enter the Dragon”, che pone sempre abbastanza chiaramente lo sguardo sulla natura umana in ogni contesto e genere di film –e ne ha praticati molti-, sia nelle sue manifestazioni migliori che in quelle senz’altro molto meno che nobili, data anche la situazione di “The Ultimate Warrior”che già di suo non incoraggia i lati più nobili dell’animo umano. Da una parte, il paternalismo benevolente rappresentato da Max Von Sydow, a comando della Comune “buona”, che si batte quotidianamente per costruire un futuro migliore per i propri figli; contrapposti ferocemente a loro ”l’altra parte”, la “Famiglia” dei malvagi comandati dal cattivissimo William Smith/Carrott. Tutti personaggi ben scritti nella sceneggiatura, quindi molto ben caratterizzati e di riuscita per lo spettatore. Il personaggio di Carson interpretato da Yul Brynner in particolare, riuscendo nella caratterizzazione di uno dei primi veri “eroi anti-eroi” alla Snake Plissken e alla Mad Max della fantascienza avventurosa e “survivalista”, è enigmatico e apparentemente cinico e indifferente come i suoi più famosi successori, e rappresenta una grossa novità non potendo essere il classico protagonista “buono” di facile leggibilità in termini puramente eroici, ma, come Snake Plissken dopo di lui è anche un mercenario e al suo attraversamento di vari orrori non da che un’apparente, preponderante, insensibilità e distanza dalla sofferenza. Tuttavia, alleandosi con il personaggio di Max Von Sydow, finisce per combattere anche lui disinteressatamente e rischiando la vita sulla linea del fuoco per proteggere tutto ciò per cui i “buoni” hanno combattuto e si sono sacrificati. Anche Brynner/Carson dunque, finisce per diventare un personaggio “buono”. Molto intelligentemente poi, il film si chiude senza fornire un vero reale “lieto fine”, ma anzi con il classico “finale aperto”. Seppur aperto ad una adesso concreta e possibile speranza verso il futuro.
Tutta questa impostazione morale da una parte e la molta azione che lo contraddistingue dall’altra, fa di “The Ultimate Warrior” un film molto affascinante e ben diretto fino alla fine, nonostante il budget che mise a disposizione la Warner non fosse stranamente dei migliori.
Le scenografie pur realizzate non con molti mezzi sono suggestive, gli esterni del quartiere della Comune sono -ed è evidente- strade e palazzi resi abbandonati e diroccati degli Studios della Warner a Burbank, California, le medesime scenografie postatomiche piene di cumuli di macerie di palazzi e carcasse arrugginite di camion e auto, dove un paio di anni prima avevano girato anche la serie tv de “Il Pianeta delle scimmie”. Un cenno è doveroso anche alla colonna sonora di Gil Mellè, uno dei più noti pionieri americani della musica elettronica per il cinema, che utilizza il sintetizzatore in maniera molto suggestiva in diverse sequenze, come il tema sui titoli di testa, una serie di foto fisse in bianco e nero di N.Y. spettrale e disabitata, che durante le scene d’azione come lo showdown finale tra Brynner e Smith e la lunga fuga a piedi degli inseguiti nelle grandi gallerie abbandonate della Metropolitana. Tornando alle interpretazioni e al trio di attori principale, Brynner è veramente carismatico al massimo nella parte di Carson, un protagonista veramente impressionante. Senza inutili leziosismi di “overacting” e priva di apparente sentimento, è veramente centrata con un’ampia visione sul senso del personaggio e dei suoi scopi. Brynner, come Kurt Russell per Snake Plissken e Mel Gibson per Mad Max, riesce a rendere il personaggio affascinantissimo per il pubblico, consentendo in tal modo di inaugurare un grande culto verso questo tipo di personaggi, pur mantenendo un alone di necessario mistero su quasi tutto, di lui. A sessant’anni compiuti e al suo terz’ultimo film, Brynner è oltremodo in forma fisica eccellente, e come molte altre volte, sembra eseguire alcune difficili e pericolose sequenze d’azione e di combattimento, egli stesso. William Smith, del quale non ho potuto esimermi dal parlare diffusamente già sopra, è scelto bene nel cast come suo avversario, il bandito omicida dal nome improbabile di “Carrot” ovvero “Carota”, ma è voluto per contrasto del nome con la sua natura di bastardo psicotico e irrimediabile. Ruolo forse di non grande profondità ma che Smith restituisce con la sua consueta finezza e arguzia, dando come al solito ben più spessore di quanto ne avrebbero avuto naturalmente, a molti dei suoi personaggi. E quei suoi irresistibili, lievi, tic facciali da schizoide. La scena finale di lotta tra i due è impressionante e ben girata, anche perché entrambi sono così atletici e grossi, compensando il tutto in maniera molto uniforme. Max Von Sydow, in un’altra delle sue innumerevoli interpretazioni americane, appena un biennio dopo quella indimenticabile di Padre Lancaster Merrin ne “L’Esorcista” e lo stesso anno di quella di Joubert, il killer efficientissimo, silenzioso e intellettuale de “I Tre giorni del Condor”(Three Days of the Condor)(’75)di Sydney Pollack, è sempre un titanico talento della recitazione, e proprio nel ruolo del Barone porta il giusto equilibrio di stanchezza e forza morale al suo stoico personaggio (proprio come per l’impersonificazione dell’anziano e malato Padre Merrin). Il resto del cast a partire da Joanna Miles che interpreta la figlia di Sydow non è probabilmente all’altezza di loro tre, ma anche se blandamente è abbastanza adeguato nelle caratterizzazioni. I componenti della gang di Smith però sono forti. Anche per questa attenzione alla scrittura dei personaggi e ai loro caratteri, “The Ultimate Warrior” è quel film interessante del sottofilone posta apocalittico che è, oggi poi col fascino vintage anni’70 che potentemente emana, molto di più.

Come giustamente fa notare Richard Scheib, imprescindibile critico recensore americano specializzatosi nella fantascienza, l’horror e il fantasy, molto bella di “The Ultimate Warrior” è la sequenza d’apertura che così colpì anche la mia attenzione quando ragazzino, vidi il film la prima volta. Un’apparentemente “normale” scena in un qualcuno sta catturando dei piccioni appollaiati su quelle che sembrano le travi di un fienile, solo per avere improvvisamente spezzata questa pace da delle mani che appunto “scippano” questi piccioni e li chiudono in dei sacchi. La cinepresa allarga all’indietro e ci mostra che quello che sembrava essere un granaio è in realtà un grande ufficio abbandonato e che ci sono delle trappole approntate in alto sulle travi –è questo uno splendido momento di inversione di quello che appare a prima vista, ovvero ciò che dovrebbe essere l’essenza stessa della fantascienza distopica. Secondo Scheib il “milieu” sociale all’interno dell’enclave comandata dal Barone è “ben abbozzato” , “donandogli attraverso lo script di Clouse, un pessimismo nero in cui tutta la speranza umana è struggentemente ridotta a un singolo pacchetto di semi e a una lotta disperata per la sopravvivenza, o per del latte in polvere o dei pomodori rubati.”
Sempre come ben nota Scheib questo film di Clouse imposta anche molto del modello che avrebbero poi ripreso numerosi film di cyborg dal basso budget, imperniati sulla kick-boxing, a partire dal buon “Cyborg”(1989)di Albert Puyn appunto, con Jean-Claude Van Damme.

“The Ultimate Warrior” o, come nel suggestivo titolo italiano molto anni ’70 “Gli Avventurieri del pianeta terra”, è una gemma in Italia ancora molto sotterranea dell’aureo filone della fantascienza apocalittica prodotto tra la fine degli anni sessanta e quella dei settanta, la fantascienza cinematografica che si potrebbe far racchiudere idealmente tra “2001:Odissea nello spazio” e “Guerre stellari”. D’oro perché la maggior parte delle pellicole che si produssero in quel periodo erano ben realizzate, concepite e ancor di più scritte, erano fantasiose ma anche seriose, e quasi mai grevi come molte di oggi. “Arancia meccanica”, “Rollerball”, “L’Altra faccia del pianeta delle scimmie” [… ], “2022:I Sopravvissuti”(Soylent Green)(’73)di Richard Fleischer,”2000:La Fine dell’uomo”(No Blade of Grass)(G.B.’70)di Cornel Wilde , oltre tantissimi altri che ben meriterebbero di essere qui citati…, tutti oramai dei classici, che riuscivano soprattutto nei loro finali potentissimi e definitivi, ma anche in molti altri momenti, a raggiungere la vera poesia e un vero senso di struggimento nostalgico verso un passato comunque molto migliore di un futuro ambientato in un mondo opprimente e dispotico, quando non distrutto in ogni sua risorsa e bellezza naturale, o ambientato dopo un collasso della società. “The Ultimate Warrior” è uno dei rari precursori del filone postatomico o comunque post apocalittico a cui poi si sono rifatti modelle pressoché perfetti come “Mad Max” ed “Escape from New York”, ed uno dei pochissimi film ad avere prefigurato New York abbandonata a sé stessa e ad un medioevo prossimo venturo senza più civilizzazione né legge,nel quale tutto è lasciato alla mercè della sopravvivenza più ferina perché oramai si può considerare tutto e tutti senza alcun futuro. Carcasse abbandonate di auto, graffiti dappertutto e l’erbaccia seppur grigia cresciuta ovunque selvaggiamente, i quartieri divisi in fazioni che sanno anch’esse molto di medievale a cominciare dagli indovinati costumi “poveristici”,un poco tra il “fricchettone” anni ’70 e gli abiti rurali da lavoro che potrebbero anche benissimo essere -anticamente e tipicamente americani-, “westerner”, niente più petrolio né tantomeno energia elettrica, se non alimentata da generatori elettrici con la poca benzina rimasta, custodita e preziosa come il bizanio di “Titanica” memoria cinematografica, bellissima la sequenza tra “Il Barone”/Max Von Sydow e Carson/Yul Brynner nello studio di Sydow, e la sua considerazione sulle Cadillac Fleetwood del 1981, all’osservazione di Carson del fregio da cofano che “Il Barone” tiene sulla scrivania….-“Mio padre ne aveva una. Furono le ultime che vennero costruite. Era talmente felice quando poteva guidarla, fu l’ultimo duro colpo per lui quando finì anche la benzina e non potè più farlo.”
Max Von Sydow, nel ruolo del Barone (“The Barony” fu anche il titolo del film in U.K.), leader di una pacifica comunità di 50 o 60 persone, barricate nel centro città di N.Y., il fatto scatenante per cui la società e collassata non è rivelato nel film, ma in qualche travagliato modo, contrastato da mille avversità, si cerca di far ripartire la cosiddetta “civiltà”, ma le strade sono in larga parte controllate dalla “legge” dettata da bande di “pazzi” violenti asserragliati in gruppi rivali e in perenne lotta, come la banda comandata da Carrott/William Smith (grande caratterista del cinema e della TV americana, per chi scrive uno dei più grandi, carismatici, in assoluto, tra le sue centinaia di apparizioni e ruoli, sempre memorabili, nobilitando anche film i quali altrimenti non fosse solo per la sua presenza, e la sua grandissima “faccia”, non sarebbero stati così meritevoli d’attenzione, fu anche il padre di Conan/Arnold Schwarzenegger, ovvero “King Conan” nel capolavoro [‘81] di Milius, e regalò memorabili ruoli in “Rusty il Selvaggio” (Rumble Fish)(’83), e “I Ragazzi della 56° strada”(The Outsiders)(’83)di Francis Ford Coppola,oltre che essere stato il protagonista di tutti i bikers movie più memorabili, filone di cui era la vera e propria icona più rappresentativa, come nel forse più bello di tutti , “The Losers”(un Mucchio di bastardi)(’70)di Jack Starrett.)
La “Comunità” del Barone ha una fornitura autosufficiente d’acqua, alcuni bambini, (il nipote del Barone è lì lì per nascere), verdura fresca grazie ad un piccolo orto sul tetto di un palazzo curato dal genero, l’ortovivaista Cal (Richard Kelton). Yul Brynner, al solito in una sua magnifica interpretazione,- alla pari con quell’altra sua celebre nella fantascienza cinematografica- , de “Il Mondo dei Robot”(Westworld)(Usa’73)di Michael Crichton, interpreta Carson, un “anti-eroe”, guerriero mercenario in cerca del migliore ingaggio, il quale viene convinto ad assoldarsi con il Barone. Egli, con l’aiuto di Carson,fa del suo meglio per contrastare l’anarchia dominante, ma un attacco compiuto dagli uomini di Carrott, unito a brontolii di dissenso all’interno del complesso equilibrio per la coesistenza e la sopravvivenza, attuato all’interno della Comunità,determinano la rottura dell’incantesimo che sorreggeva questo delicato equilibrio, e dunque la fine del sogno utopistico di ricostituzione in qualche modo della civiltà,del Barone. E di egli stesso. Presagendo la prossima fine, egli manda allora via Carson con sua figlia incinta (Joanna Miles), e un’inestimabile sacchetto di preziosissimi semi, nella speranza di poter instaurare un altro salvifico e autosufficiente sistema sociale in una pacifica isola abitata da un’altra comunità di sopravvissuti. La bellissima parte finale del film si svolge durante questa frenetica e disperata fuga di Carson e della figlia incinta del Barone attraverso un percorso segreto che li deve condurre al mare, tra le gallerie abbandonate della metropolitana di New York. Ma Carrott e i suoi uomini, venuti a conoscenza grazie alla spiata di un traditore di questo disperato, ma salvifico e risolutore tentativo, si gettano all’inseguimento dei due. Ben consci entrambi che solo uno dei due, tra Carrott, e Carson, sopravviverà all’inevitabile scontro, essendo i semi la cosa più preziosa che rimanga nell’intera città.
“Gli Avventurieri del pianeta terra” è un film di fantascienza colpevolmente ancora oggi –a trentacinque anni dall’uscita cinematografica- sottovalutato e male inquadrato nel genere, in Italia. Eppure, è un film molto potente nell’ambito della fantascienza cinematografica seria di quegli anni, (e che insieme a “Anno 2670:Ultimo atto”[Battle for the Planet of the Apes][Usa’73] di Jack Lee Thompson, è come detto un raro e molto evidente precursore di “Escape from New York” e “Mad Max”, due dei film considerati unanimemente rinnovatori e influenza tori definitivi del fantastico e della fantascienza), il collasso graduale della società all’interno della Comunità del Barone è descritto in modi terrificanti, come verso la fine erano diventati anche i modi del Barone per mantenere l’ordine: un uomo accusato falsamente di aver rubato un pomodoro dai giardini sul tetto è gettato bendato e con i polsi legati fuori dalla Comunità, oltre le barricate fatte con le carcasse di automobili e pullman, nella terra di nessuno popolata da cannibali di strada, i quali escono come branchi di topi dagli scantinati per sbranarlo(come appunto i “pazzi”, i predatori notturni e cannibali che vivono nelle fogne, in “Escape from New York”), la splendida lotta feroce, animale, tra Carson/Brynner e Carrott/Smith è molto brutale, e al culminetermina con una orribile, affascinante,trovata.
E’ stupefacente, come questo film, realizzato con un cast eccellente e un’ottima troupe, oltretutto realizzato dal regista e dai produttori di “Enter the Dragon”(I Tre dell’Operazione Drago)(’73), a tutt’oggi con i dvd/Bluray e tutto il resto, uno dei più grandi successi commerciali della Warner Bros, dal 1973, -e questo fu l’ultimo film che i realizzatori realizzarono subito dopo, quindi praticamente “a carta bianca”-sia ancora oggi poco conosciuto ai non cultori del genere. Perché “The Ultimate Warrior” non è solo un grande film d’azione e non poteva essere altrimenti essendo stato diretto da Robert Clouse, maè anche un eccellente dramma sociale d”anticipazione”, come alternativamente si definisce il genere della fantascienza in Francia, il quale ancora oggi merita quel riconoscimento ufficiale che gli è dovuto, anche per essere stato d’ispirazione così evidente a molti altri film.

Napoleone Wilson


16 commenti:

  1. Sai una cosa: da quando leggo il tuo blog sto risparmiando i soldi per le riviste che parlano di cinema. Una rece come quella di oggi non la trovi da nessuna parte. Gloriosa la sci-fi dei seventies, da rivalutare in blocco.
    P.s. Per il 2012 occhio a Giacobbo....ahahah

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  2. grandissima recenione..che si può volere di più?il film lo ricordo e concordo in pienbo con le cose scritte..ciao amici carissimi

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  3. grazie ragazzi!
    a nome di napoleone ovviamente, in attesa che passi lui ad "incassare" :)

    riguardo ai 70s, non riesco a trovare un solo genere cinematografico nel quale non sono stati un decennio formidabile!

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  4. l'ho visto anni fa sottotitolato! una perla! grazie a tutti e due! ;) Yul Brynner poi… vabbé che ve lo dico a fare! :)

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  5. lo sto già cercando...oltretutto sono nel mio periodo "film catastrofici", ho appena recuperato e visto "The Quiet Earth"...survival!

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  6. che attori!
    il titolo per un attimo mi ha riportato ai tempi in cui mi esaltavo per il wrestling...
    un saluto

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  7. Ringrazio anch'io... mi sa che prima o poi prendi in parola Harmonica e ci fai pagare un abbonamentino... :-)))

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  8. petro', a me mi chiamo "il brinner della bassa" :P

    unwise, a furia di riuscire a sopravvivere ad un'ora di tennis sei arrivato a tanto? ahah!

    ciao ernest! vero, giusta osservazione sul titolo...

    grazie a voi nicola, e figuriamoci! ahah!
    napoleone credo già ci viva professionalmente col cinema, e si vede...

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  9. Come inizio settimana, cosa si puo' volere di piu'. Complimenti a tutti e due,che posso dire. Napoleone gajardissimo, Robydick già lo sai quanto sei gajardo.Cito solo un altro titolo, sempre del 1975, che ti potrebbe interessare, sempre che tu non l'abbia già visto, il grande "A Boy and His Dog" di L.Q.Jones con Don Johnson.Scusate per la rottura di palle e un saluto a tutti e due.Ciaoo!

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  10. una cosa è certa, sul mio lunario il 2012 comincia fra poco più di 7 mesi, diamo tempo all'Iran di organizzarsi e a Israele di difendersi (... o viceversa) e poi diamo spazio al tifo America, Cina, Francia, Russia, Pakistan, India, Bozzetti e Cavalleri ... (gli ultimi due sono del condominio dove abito, e litigano sempre alle assemblee su chi sporca le scale con l'immondizia).

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  11. belushi, ma che rottura e rottura, stai a scherza'?!? a breve c'è una rece a te dedicata, stay tuned... ;-)
    non l'ho visto quel film e segno. napoleone figurati, lo conosce sicuramente, con lui fai prima a dire cosa non ha visto, ahah!

    mario, tu vivi in un condominio stile "delicatessen" mi sa! :D

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  12. ..."A Boy and his dog", e il kiwi di fantascienza post apocalittica "The Quiet earth"di Geoff Murphy, grandiosi titoli, già anche da me citati in altri post in precedenza, Belushi e Unwise..., grazie per gli opportuni e preziosi link-citazione.

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  13. napoleone, mi sa che tocca pure a te cominciare a recepire qualche rece a richiesta, che dici? ;-)
    io sto già provvedendo alla bisogna per quei 2 titoli, e li vedrò sicuramente

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  14. O.k., dopo il nostro prossimo allora SciFiMust già preparato, vi si può già annunciare "A Boy and His Dog",-con un Don Johnson protagonista esordiente poi predestinato a fare grandi cose, e da sempre uno dei miei attori preferiti, è Sonny Crockett non so se mi spiego,bello rivederlo in "Machete"- o.k., grande film, grande precursore della fantascienza post-apocalittica e survivalistica alla Huldois Huxley, di "Interceptor:Il Guerriero della strada"(Mad Max 2)('82)di George Miller. Dello stesso anno -il 1975- proprio de "Gli Avventurieri del pianeta terra".

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  15. Chi ce l'ha in una versione decente?

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