Un'invasione atipica di alieni, un'astronave in sospeso nel cielo, sempre lì da 20-30 anni, sopra Johannesburg, come se fosse guasta. Gli alieni sono scesi a terra ma non si sono impadroniti di nulla, tantomeno si sono integrati coi terrestri, che invece li hanno col tempo relegati in uno slam fuori dalla città denominato District 9 dove i Gamberoni, come li chiamano i terrestri, vivono in condizioni animalesche. La Multi National United (MNU), azienda privata che si occupa di armi, genetica, che so altro, con un vero e proprio esercito militare autorizzato, li studia da anni e vuole impadronirsi delle loro tecnologie, delle loro armi che però, hanno scoperto, funzionare solo se impugnate dagli stessi alieni.
I rapporti fra alieni e terrestri peggiorano, allora viene deciso un trasferimento degli alieni in una zona più distante dalla città. Se ne occupa MNU ed affida a Wikus van der Merwe, semplice impiegato, il comando delle operazioni di sgombero coatto. Durante le stesse però lo stesso Wikus si contamina con un fluido che, a poco a poco, comincia a trasformarlo in un alieno a lui stesso. Diventa la forma vivente del segreto che la MNU cerca da tempo e ... .
Non amo il genere, ma devo proprio dirlo: dalla fantascienza o emergono delle porcherie o, come in questo caso, dei film notevolissimi e, a volte, dei veri e propri capolavori (penso a Odissea 2001, Blade Runner, il primo Matrix, per fare qualche esempio).
Metafora fin troppo evidente dei problemi del razzismo trasportata in una situazione estrema. La trama è sviluppata come un'inchiesta giornalistica, con tanto di immagini di repertorio, tutto simulato benissimo.
Eccellente. Non lascia indifferenti.
Al principio mi pareva una rigida metafora ammiccante dal pulpito e lo guardavo con sufficienza, perché se mondo marcio dev'essere lo preferisco fuor di metafora, tipo gli 'alieni' senza guscio di crostaceo dei Dardenne o i 'robot' fustigatori di Haneke. Nel senso: il genere scelto non dev'essere involucro, ma corpo e sostanza. Poi invece il film ci prende gusto al suo essere comunque cinema e, citando spesso e volentieri maestri del (fanta)male sanguigno, trova il giusto equilibrio, supera l'apparente stallo e decolla. Proprio come l'astronave che, benché 'solita', ha qualcosa di maestoso ed epico: forse il tramonto, forse Johannesburg, forse quella sua pachidermica staticità. Infine soddisfa. Nulla è nuovo, ma ben riproprosto, ludico quanto basta e sufficientemente kattivo laddove serve.
RispondiElimina;)
Ecco nel post di BadGuy tutto quello che pensavo, molto più confusamente, anch'io.
RispondiEliminaTe l'ho già detto, vero, che ne ho nostalgia?
eh Grazia, che ti posso dire di Bad? niente...
RispondiEliminain italia questo film non è piaciuto quasi a nessuno. gli amici a cui l'ho consigliato quasi non mi rivolgevano più la parola :D
RispondiEliminami fa piacere che anche te ne parli bene. allora non sono l'unico!
hai ragione.
RispondiEliminafaccio un'ipotesi: forse in italia si vuole che la fantascienza sia soprattutto fantasmagorica, di effetti speciali e disimpegnata. da questo punto di vista questo film, che è anche relativamente low-budget, può deludere quel tipo di spettatore.
Bello, al cinema fece la sua porca figura. Ha qualche debito col misconosciuto "Alien Nation", ma non pesa.
RispondiEliminaottima dritta, me lo segno quel film
RispondiEliminatecnicamente pregevole, soprattutto se si pensa che è un'opera di debutto. L'ambientazione sudafricana mette subito in una luce particolare l'ormai abusata immagine dell'astronavona "parcheggiata" sopra la metropoli: no, decisamente non è un film di Emmerich questo... Trovo bellissimo il lavoro sul design di tutto ciò che è militaresco, il che, unitamente alla gran regia nelle tante scene d'azione, me lo fa godere più come film sparatutto che come pellicola portatrice di un metaforico messaggio sociopolitico. Voglio dire: il richiamo alla condizione dell'attuale (per poco) Terzo Mondo è talmente scoperto che in breve ci si fa il callo, mentre la sete d'azione pura e ben girata è dura a placarsi!
RispondiEliminaBel discorso anche sul piano linguistico: si alternano con naturalezza gli stilemi della docufiction con quelli della candid camera e della fiction tradizionale. Efficace.
Unico neo: il finale forse un po' troppo stiracchiatello (quel fiore di spazzatura....)
la fantascienza è un genere nato proprio per denunciare le atrocità del presente in una chiave distorta e quindi più pessimistica (George Orwell, Ray Bradbury, Philip K. Dick, Ursula K. LeGuin). Poi come ogni cosa è stata peggiorata da mani e menti meno eccelse.
RispondiEliminaQuesto film è stata una vera rivelazione proprio perché ha ritrovato quel vecchio senso di denuncia che mi ha fatto amare certe opere, nonché per l'eccellente lavorazione nonostante il budget non altissimo.
mi fa piacere trovare estimatori di questo sottostimato film! bravo giacometto
RispondiEliminam'ero perso anche l'ottimo commento di roberto, che di disegno se ne intende non poco. grazie