martedì 13 ottobre 2009

Boy A

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Il libro omonimo di Jonathan Trigell, ispirato a fatti realmente accaduti in Inghilterra, era in lista da tempo e chi lo sa, magari lo leggerò lo stesso. La curiosità di vedere il film era troppa e mi ha fregato anche se, devo dire, ho visto qualcosa di splendido.

"A" è la lettera che indica un ragazzo in carcere, dove vi è entrato per aver preso parte, a 10 anni e con un coetaneo, all'assurdo ed efferato omicidio di una bambina. Due diavoli, secondo l'opinione pubblica.
Dopo 14 anni, adulto cresciuto dietro le sbarre, esce sotto le cure strettissime di Terry, un assistente che lo deve letteralmente crescere come un figlio. Tutto deve essere fatto col massimo riserbo: si chiamerà Jack. Ovviamente i giornali riportano della sua liberazione ma nessuno ne conosce domicilio e connotati; si fanno identikit, ipotesi, come per un ricercato anche se Jack dovrebbe essere un uomo libero.

Gli viene trovato un lavoro dove si comporta in modo eccellente, trova amici ed anche una fidanzata. Proprio un bel gesto, il salvataggio di una bambina vittima di un incidente stradale, gli procurerà una non-voluta fama, eccessiva per uno che dovrebbe volare molto basso... e mi fermo qua con la sinossi.

Riflessioni se ne sprecano, volendo. Solo qualcuna...
Su Jack, sulla sua condizione di vita, sul passato che non passa mai dalla mente, né dalla sua né, implacabilmente, da quella della gente. E' possibile appunto trovare una seconda strada, avere una seconda opportunità? E la violenza, che ha tanto segnato una vita e pare non abbandonarla mai. Jack è timido e riservato, spontaneamente, eppure percepisci sempre un potenziale in lui senza sapere se è il regista a volertelo trasmettere o sei te, spettatore, a sentirlo, col tuo pregiudizio. Non mi so rispondere a questa domanda.
Su Terry, sul suo difficile rapporto col proprio figlio che si sente abbandonato dal padre, il quale invece spende tempo ed emozioni a iosa per i suoi assistiti e non per lui, così almeno crede il figlio. Trama minore all'interno della principale, ma non meno interessante. Come padre mi ha turbato.
Sulla "massa" e sui media, che sembrano non conoscere pietà. Tutti paiono volere il Dio dell'Antico, vendicatore e implacabile e non il Gesù del Nuovo, empatico e compassionevole. Eppure quasi tutti, dove si svolge la storia, quelli che lo desiderano fare, pregano davanti ad una croce.

Nessuna risposta dal film, solo spunti su cui meditare. A me piacciono così.

E pensare che doveva essere un film per la tv! E' Cinema invece, e di spessore. Tutto, dal montaggio alle riprese alle interpretazioni, al giusto dosaggio di flashback e presente, è Cinema. Bravissimi Andrew Garfield nei panni di Jack e Peter Mullan in quelli di Terry.


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