E' la storia di Giancarlo Siani, giornalista del Mattino di Napoli, inizialmente corrispondente da Torre Annunziata.
Senza alcun richiamo alla vita privata, o alla sua infanzia o adolescenza, il film si concentra tutto nei pochi mesi del 1985 che precedettero il suo omicidio perpetrato dalla camorra. Aveva solo 26 anni. Prima e dopo Siani, ad oggi, nessun altro giornalista è stato ucciso dalla camorra.
Giancarlo lavorava come "precario" nella piccola sede di Torre Annunziata, addetto alla cronaca locale. Inevitabilmente, come ogni giornalista-giornalista (diversi dai giornalista-impiegato) dovrebbe fare, dalla cronaca spicciola passa facilmente ad occuparsi della camorra, comincia a scrivere articoli sempre più pregni fino a quando scoperchia il vaso delle connivenze politica-camorra che emergono dalla gestione degli appalti (siamo ancora in gestione del post-terremoto).
Il Mattino lo promuove e lo chiama a lavorare in Sede a Napoli con un contratto regolare, ad occuparsi di sindacati, scioperi, ecc... . Solo perché è bravo? Mha!
Vive un breve periodo tranquillo, fino a quando un procuratore di Torre non viene a trovarlo per portargli importanti documenti sulle indagini che stava portando avanti prima. Inevitabile la "ricaduta" ed extra-lavoro ricomincia ad indagare. Torna a Torre e al bar dove sempre era salutato e sempre aveva fatto colazione riceve uno schiaffo e subito dopo il bar è completamente vuoto, nemmeno il barista c'è. Giancarlo è completamente solo...
Il termine Fortapàsc è un conio di Giancarlo. Inutile specificare la metafora chi intenda per assediati ed assedianti.
Visto per squisito interesse personale sulla storia del bravo giornalista, ho apprezzato molto la "giusta-misura" del film. Giusta nel non indugiare nella vita privata se non per minimi dettagli, nel non tediare inutilmente, come detto, sugli anni precedenti della vita di Giancarlo, nel non cercare inutili lacrime o commozioni. Film non documentaristico, con anche qualche scena spettacolare, ma tutto, ripeto, in giusta-misura.
Interessante il confronto col recente Gomorra, film estremamente più spettacolare, dinamico, duro. Ma le 2 opere stanno bene insieme. Gomorra ritrae molto la camorra nel sociale, nei suoi elementi di frontiera e, da non trascurare, di attualità, di questo periodo storico. In Fortapàsc si parla di quella degli anni '80.
Da vedere.
Nelle scuole lo metterei obbligatorio in visione, insieme ad altri, come Le mani sulla città, di Rosi.
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