lunedì 15 aprile 2013

To Die For - Da Morire

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La tv genera mostri, ma è davvero così?
Gus Van Sant nella metà degli anni novanta regala a Nicole Kidman un ruolo spregiudicato e folle, che le toglierà l'etichetta di signora Cruise, dandole una luce propria.
Il personaggio di Suzanne Stone, vive la sua condizione di bambola apparentemente senza cervello, il cui unico obbiettivo è lo schermo televisivo.

Lei ha sempre saputo chi era e ciò che voleva diventare, e vive la sua vita come fosse la protagonista assoluta, e non si ferma davanti a nulla pur di essere qualcuno, infatti il suo motto è non sei nessuno in america se non appari in tv, è in tv che sappiamo chi realmente siamo, a che serve fare qualcosa che vale se nessuno ti guarda, e se il pubblico ti guarda diventi una persona migliore la sua cieca ambizione la porta a commettere degli atti spregievoli perchè come una voragine cancella tutti coloro che la ostacolano in quello che vuole.
Gus Van Sant, negli anni novanta aveva già previsto tutto il potere manipolatore della tv, e come può influenzare il pensiero dello spettatore, un film innovativo che si incentra con il personaggio di Suzanne, magistralmente interpretato da una sorprendente Nicole Kidman qui in stato di grazia, che sa benissimo che l'egoismo di questa bionda bambola svampita è in realtà il frutto di una mentalità vuota e superficiale, che vede nella fama e nel successo a tutti i costi la sua brama di protagonismo.
Suzanne sposa un giovane italoamericano, figlio di proprietari di un ristorante, un ragazzo normale forse ingenuo, che non conosce le reali ambizioni della moglie, e sottovalutandola forse commette un errore, lei usando dei ragazzi emarginati con cui sta girando un documentario, li plagia per liberarsi del marito che è diventato un ostacolo nella sua carriera, ed è qui che il motto di Suzanne prende vita, c'è una scena in particolare che è agghiacciante e terrificante, al tempo stesso: il giorno della morte di Larry Maretto - marito di Suzanne interpretato dal bravissimo Matt Dillon - quando scoprono il cadavere c'è la musica dell'inno americano che Van Sant pompa a tutto volume per far capire allo spettatore che sta per cominciare la gloria per Suzanne, è in realtà satirica volta a sottolineare che quello che Suzanne voleva si è avverato. Lei non vede nessuno intorno a se, completamente ipnotizzata dalle telecamere dei giornalisti pronti a intervistarla.
Gus Van Sant costruisce il film con una serie di interviste ai protagonisti, come se fosse una trasmissione tv, e sono loro a raccontare i fatti come si sono svolti, attraverso un programma tv the Laura Show, ci sono le interviste ai genitori di Larry e Suzanne, poi ci sono le interviste a coloro che hanno commesso l'omicidio di Larry che sono al di fuori dello studio.
Suzanne è una bionda bambola svampita, una ragazza di provincia che ha un sogno ma che per colpa di questo sogno molte persone hanno visto le loro vite distruggersi.  Questo fa rabbrividire perchè se vogliamo essere sinceri per diventare un volto noto della televisione non si ferma davanti a nulla. Farebbe qualsiasi cosa per diventare una famosa giornalista di successo, ma guai se ostacoli il suo cammino. Infatti non accetta un no come risposta ma non accetta neanche dei fallimenti. Odiare il personaggio di Suzanne è riduttivo, perchè nella sua cieca ambizione si nasconde il vuoto di un essere umano incapace di vivere nella realtà.
Infatti ha costruito un mondo esattamente come lo vuole lei, forse è la follia la caratterizza meglio, perchè chiunque sano di mente per crescere deve avere sia successi che fallimenti. Se non si accetta una o l'altra ipotesi si rischia di implodere. La vita non può essere come vogliamo noi, e se riusciamo nei successi ben venga, ma bisogna anche accettare le sconfitte, perchè altrimenti proprio come succede a Suzanne, diventiamo vittime di un sogno, racchiuse dentro una lastra di ghiaccio che le fa da  schermo a preservare la sua bellezza esteriore.
Un film incredibile che preannuncia il potere della televisione sulle persone, e come può farle diventare.
Da Morire per me è un capolavoro perchè è capace di raccontare la crudeltà di una persona che pensa che tutti siano manipolabili, che il suo aspetto curatissimo vale molto più di mille parole, che i suoi tailleur color pastello la fanno sembrare una persona rassicurante ciò che non è.
Perchè la tv è proprio così, molte volte noi accendiamo la televisione e si vedono tante persone di bell'aspetto, avvolte anche dalla bellezza fasulle, ma la realtà è ben diversa di come la descrive la televisione, e di questi  tempi riesce a manipolare anche il punto di vista delle persone, alla fin fine Suzanne è una persona senza ideali, il suo scopo è apparire, diventare una star, il resto è solo uno squallido contorno senza importanza, il che si allaccia al discorso iniziato prima.
Ho messo il film nell'olimpo perchè racconta con agghiacciante sincerità una storia di spregiudicata ambizione, e ha nell'interpretazione di Nicole Kidman il suo punto di maggiore impatto emotivo, altrettanto bravi sono Joaquin Phoenix che tutti potrebbero definire l'imbecille di turno, ma è solo uno sfigato che si è fatto plagiare da Suzanne, un ragazzo emarginato senza futuro è facilmente manipolabile; da sottolineare il cameo di David Cronenberg nel ruolo del killer della mafia mandato dai genitori di Larry a sistemare la situazione, voi mi capite di cosa parlo no?
In conclusione, un opera sorprendente da vedere per rendersi conto di quanto sia pericoloso il potere circuitivo della televisione.








ArwenLynch



5 commenti:

  1. Bellissimo film, con una superba Nicole Kidman :)

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  2. anche per me capolavoro.
    uno dei vertici di gus van sant e forse la migliore interpretazione in assoluto di nicole kidman.

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  3. Uno dei miei primi van sant visti. Capolavoro. Nicole Kidman davvero brava.

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