venerdì 12 maggio 2023

Cielo sulla palude

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Film del progetto "100 Film italiani da salvare".

"La poverissima famiglia di Luigi Goretti, bracciante agricolo, dopo molto tempo trova finalmente alloggio e lavoro nel casolare abitato dai ricchi coloni Serenelli, padre e figlio, anche se in una malsana zona paludosa, vicino a Nettuno.
In particolare il giovane e instabile Alessandro Serenelli è preso da una passione morbosa per la figlia maggiore di Luigi, Maria: infatti, dapprima cerca di attrarla con qualche gentilezza, poi tentando di usarle violenza e, respinto dalla ragazza, giunge al punto di minacciarla.  All'ennesimo rifiuto, il ragazzo l'aggredisce: come risultato della violenza, durante la quale il criminale si rivela in possesso di un coltello, la poveretta morirà dopo atroci sofferenze sopportate con ferma fede e dopo aver addirittura perdonato il suo assassino. Infatti, dopo l'omicidio, quest'ultimo si pentirà immediatamente, pur venendo giustamente punito per l'orribile crimine, contro una ragazzina di soli 12 anni. ... 

Il film rientra nel filone melodrammatico comunemente detto strappalacrime, allora molto amato dal pubblico italiano sebbene malvisto dalla critica cinematografica coeva, che solo negli anni settanta rivaluterà tali opere, coniando il termine neorealismo d'appendice. ...


Prima di questa visione pensavo che "strappalacrime" fosse solo un aggettivo. Non pensavo fosse anche un genere cinematografico. 
La trama l'ho messa senza preoccuparmi di spoiler. Il film è la biografia della povera Maria Goretti. Ho letto libri che raccontano la durezza impietosa della vita contadina dei tempi in Italia; il caso di una ragazzina di 12 anni stuprata era affatto un evento raro. La perdita prematura del padre lasciò Maria, con la madre e i fratellini, in balìa di 2 uomini estranei senza difesa alcuna. Il loro destino era segnato. Stupri di donne, bambine, bambini, anche incestuosi erano all'ordine del giorno e se ne avevano (parziali) notizie solo al comparire del pacco sulla ruota degli esposti. Qua allo stupro, tentato ma non consumato, si aggiunge l'omicidio. Va bene, è un fatto di cronaca particolarmente grave, ma perché farne una santa?

Nel bianco e nero d'epoca, che la sgranatura della scarsa qualità carica persino d'ulteriore fascino, assistiamo alla vita di una contadina analfabeta, povera, semplice ma con una fede in Dio e nella bontà degli uomini incrollabile. Nemmeno in punto di morte riesce a condannare, conosce solo il perdono. E' una ragazza di 12 anni di una purezza tale di spirito che solo un bipede disumano poteva farle del male e questo è, credo, la ragione per cui, fin dalla sua morte, ne è nato un culto che ha portato alla sua canonizzazione (1950). C'è del martirio in quello che le accade, lo dice esplicitamente che mai commetterà peccato, piuttosto la morte.

Nella folla che accorre all'ospedale c'è dolore unito a speranza e ammirazione. Non bastava nascere in una famiglia così povera? Dio doveva darle quest'ulteriore sofferenza? Maria innalza il villano oltre ogni virtù umana e le virtù umane non sono frutto d'istruzione o di agiatezza: sono una ricchezza a disposizione di tutti, gratis, basta solo praticarle. Il popolo intorno alla santa è consapevole della sua incapacità e trova, nella devozione, almeno il sollievo del pentimento.

Augusto Genina gioca molto con le ombre, sia per pura estetica di chiaro-scuri, sia per enfatizzare la parte nera dei personaggi. La Palude, ambiente malsano e malarico per eccellenza, è anche metafora del buio e della cattiveria che pervade luoghi e persone. Il Cielo è la speranza, la fede e, quando i personaggi vi si rivolgono, luci abbaglianti li invadono. Ci sono momenti che, pensando all'anno di produzione, sono sorprendenti: la calura estiva che precede l'omicidio, con fermi immagine ritraenti l'aia e dintorni; la scena dell'omicidio stesso, particolarmente cruenta. Il frinire delle cicale, in quel caldo, è una lunga e assordante colonna sonora talmente vera a cui quasi non fai caso.

Personalmente "Cielo sulla palude" l'ho trovato bellissimo. Sarà anche perché, a distanza di tanti anni, si resta affascinati dalla ricostruzione di luoghi e costumi.
Sfido chiunque, con un minimo di umanità, a riuscire a trattenere le lacrime. Io non ci sono riuscito. 

Robydick

Fonti: tutti i corsivi virgolettati, se non diversamente indicato, sono da Wikipedia.it.



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