"Per dare un futuro migliore a suo figlio, Chad Cutler tenta di uscire dalla vita criminale che da generazioni caratterizza la sua famiglia, fatto di rapine e corse d'auto. Questo gesto viene visto da suo padre Colby come un "tradimento", che non gli renderà facile uscire da un sistema criminale ben radicato. ..."
Non ho ben capito in che zona dell'Inghilterra, ma certo siamo lontani dalle grandi città. Il rapporto tra Chad (Michael Fassbender) e Colby (Brendan Gleeson), quest'ultimo una sorta di "padre padrone" criminale. Non stupirebbe se ambientato in ambienti mafiosi o camorristi di italica etnia (come direbbe qualche etno-orgoglioso). Evidentemente le regole base del crimine organizzato son sempre le stesse, ovunque si vada. Fedeltà alla famiglia fino alla sacralità, legami indissolubili. Il crimine è globalizzato intrinsecamente.
Il clan, che vive come nomadi in camper e roulotte e rifiuta d'inurbarsi, non persegue crimini come racket, estorsioni o spaccio. Vivono alla giornata, quando occorre si parte per una scorreria, a volte anche solo provocatoriamente verso le forze di polizia. Si respira aria di lotta sociale, meglio sarebbe dire di "rifiuto sociale", dove si vogliono confutare persino le verità più indiscutibili imparate a scuola dal figlio di Chad.
Se il capo clan dice che la terra è piatta lo è; se dice che non discendiamo dalle scimmie è così. Proclama Dio ma si erge in sua vece. Il mondo non gli piace, allora ne costruisce uno Suo ed esige da stirpe e sodali fede assoluta.
Alla fine il codice criminale ha una, sola, legge fondamentale: dal clan non si esce. Soprattutto se ci nasci dentro.
Il film si regge soprattutto sui due grandi attori citati, Brendan Gleeson in particolare. L'ho apprezzato molto di recente in "The Guard" e non si smentisce, ha una grande presenza scenica.
Perfettibile e con stilemi da festival, è comunque un bel film che merita la visione.
Robydick
Fonti: tutti i corsivi virgolettati, se non diversamente indicato, sono da Wikipedia.it.
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