domenica 31 ottobre 2010

Emigrantes

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Saluto prono e deferente l'ingresso nel blog, da regista, di un grande del Cinema italiano: Aldo Fabrizi. Invito caldamente a leggere la pagina linkata a suo nome, esemplare la sua vita d'artista, appartiene alla sana cultura molto fuori moda: "Se vuoi fare qualcosa d'importante nella vita devi farti il mazzo!". Onore e Gloria.

Fatto il doveroso omaggio, passiamo a parlare del Film. Dico subito che è nel mio Olimpo a pieno titolo, per meriti che m'accingo ad illustrare, ma devo fare una premessa sull'argomento che tratta, puramente storica (l'attualità dell'argomento stesso è fin troppo evidente, ma lascio ad ognuno le considerazioni a riguardo).

Quando parliamo degli emigranti italiani pensiamo tutti subito agli Stati Uniti, all'Australia, sono i primi di tanti altri, forse solo dagli eschimesi non siamo andati, ma è un'ipotesi da verificare. Ci ricordiamo del Belgio a causa della Tragedia di Marcinelle che ben si fa a commemorare ogni anno. Eppure, nel corso del XIX e del XX sec, il paese che più di ogni altro ha accolto italiani è l'Argentina, circa 15mln, al secondo posto gli Stati Uniti, 12mln se ricordo bene, poi gli altri. Ho letto un tot di roba in giro a riguardo, vi propongo QUESTO LINK come sintesi, che parla anche del periodo trattato dal film.

In che periodo siamo nel film? Nell'immediato dopoguerra della seconda follia mondiale. De Gasperi, con più di un fine, stringe accordi bilaterali con molti paesi, che essenzialmente si traducono in: uomini in cambio di materie prime. Se il Belgio ci forniva carbone, l'Argentina ci mandava grano. Non so se si comprende la dimensione degli attributi di Aldo Fabrizi a questo punto: nel 1948 fa un film su un argomento delicatissimo, proprio di quel momento, e lo fa alla grande! Nulla nel film viene tralasciato e nemmeno quel pizzico, ma proprio pizzico, di commedia romantica permette d'ignorare il dramma che tutta la storia non solo sottende, ma ci mostra per quel che è! Questo da solo basta ad eleggere nell'Olimpo un simile film, ringrazio molto l'amico Andreas Perugini che me lo ha fatto conoscere, insieme ad altri che presto compariranno nel blog.

Aldo Fabrizi e Ave Ninchi (un'altra grandissima!) partiranno da Roma, di 3 figli ne hanno ancora solo una, signorina "da marito" che andrà con loro. Incarneranno tutto quanto poteva riguardare quel genere di emigranti, e cito qualche situazione senza il dettaglio della trama:
- sradicamento dal paese natale, in un'epoca dove molti nascevano e morivano nella propria città senza nemmeno mai fare un viaggio il legame era molto più forte di quanto possa essere oggi, partivano dandosi una scadenza: quando torniamo? si chiedevano;
- viaggio difficile ed interminabile, la quantità di carte, bolli, controlli, fino alla partenza erano una selezione, poi una vita in nave, uomini separati dalle donne, altri controlli all'arrivo;
- alberghi d'accoglienza, ma l'ansia di trovare un alloggio era grande, soprattutto per chi arrivava con famiglia o voleva poi farsi raggiungere da moglie e figli;
- il lavoro c'era subito, non magari quello della propria professione ma c'era, con alcuni che volevano guadagnare alla svelta e cadevano vittime di vizi o gioco d'azzardo; ecc... .
Nulla di nuovo? Non è del tutto vero, almeno per me, e comunque questo è un Film che vuole Raccontare, non Stupire. Forse poi non è nuovo ora per noi, ma pensiamo al 1948.

Nel film la verità degli accordi di De Gasperi emerge, così come gli aspetti esposti, ed anche altri, in particolare il dramma familiare, con la moglie che vivendo in casa fatica moltissimo ad inserirsi socialmente, cosa che per gli uomini era più semplice grazie al lavoro. Altro aspetto fantastico del film se si pensa all'epoca, una grande attenzione, dettagliata e puntuale, sulla situazione delle donne che in queste storie non se le ricorda quasi mai nessuno se non marginalmente, un po' come quando si parla delle guerre, e la bravissima Ave Ninchi, da sola, le sintetizza tutte.

L'Argentina ne esce tutto sommato bene, grazie al suo popolo, ritratto con affetto e stima, una cultura ed una lingua a noi più comprensibili hanno reso meno duro l'impatto degli emigranti rispetto a quelli che si dirigevano nel nord Europa o in paesi anglosassoni. Molti gli argentini che aiutano gli italiani disinteressatamente, in servizi essenziali, come le cure mediche. Governanti ed uomini di potere non se ne vedranno mai e non se ne sentirà la mancanza, tutto ciò che è mostrato riguarda solo ed unicamente la gente comune.

Non si butta via niente di questo Film! Ricchissimo di spunti, è anche ben fatto, con un bel ritmo costante e preciso, le scene drammatiche riprese per quel che erano senza inutili retoriche o iperboliche enfasi. Con anche qualche gag, è impossibile annoiarsi, corre fino alla fine come un treno e pure il finale, che vuole addolcire una storia amara, è pregno di significato.

Visione Obbligatoria.


11 commenti:

  1. Ci sono sin troppi italiani che hanno dimenticato che le loro famiglie hanno vissuto direttamnte quelle dolorose vicende di emigrazione!

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  2. eh sì Adriano, come popolo abbiamo la memoria corta.

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  3. Obbedirò volentieri all'"obbligo"...
    Di Fabrizi ho un dolcissimo ricordo soprattutto come "vittima" di Totò in moltissimi film, da quel capolavoro di Guardie e ladri fino al gustoso I tartassati...

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  4. aspetto un tuo autorevole parere Zio, sono sicurissimo ti piacerà.

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  5. Di Aldo ricorderò sempre il personaggio del prete in "Roma città aperta", da brividi. Non conoscevo il film, lo cercherò.
    Buona Domenica.

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  6. pensa Harmonica, quel film capolavoro non l'ho mai visto per intero. meglio così, che almeno prima o poi comparirà nel blog.
    buona domenica anche a te :)

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  7. Grande, Aldo Fabrizi,il suo è l'autografo a cui tengo di più, fattomi fare al Sistina pochi anni prima che morisse. Il prossimo è "La Famiglia passaguai" con i suoi ancora migliori seguiti, o "Signori, in carrozza"..? Era bravissimo e sensibile, attento al dettaglio, mai sciatto e senza personalità, oltre che alle sue peculiari notazioni umane, anche come regista, ancora oggi sottovalutato, "Emigrantes" da questo punto di vista è proprio il suo riconosciuto capolavoro, vedilo anche in "Mio figlio professore" ('48)di Renato Castellani, capolavoro.

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  8. Wilson, hai anticipato la mia Fabrizi-rassegna! :D
    a brevissimo esce la rece di un altro, già visto, per una volta ne cito uno che non citi, eheh, ma lo conosci sicuramente, c'è Fabrizi che ruba un tram, è pure tratto da una storia vera pensa... ma tieni i commenti in caldo per quando la pubblico ;-)

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  9. "Hanno rubaro un tram", certo, forse la sua migliore regia,forse più di "Emigrantes"...(1954),ma è molto bello "Il Maestro", sua ultima regia, nel '57. A me dato che è anche molto malinconico e nostalgico, è sempre piaciuto tanto. Poi lui per i ruoli del "vetturino" romano..., "era ir suo". Pare pure che per un annetto, addì 1925 l'abbia pure svolto, fra i tanti disparati che dovette affrontare in vita sua, come lavoro. E che usasse fin dagli anni della Rivista proprio il liso spolverino e il berretto che utilizzò in quella sua esperienza lavorativa.

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  10. vero, ora che ci penso, anche in molti sketch compare con una divisa "tipo" tramviere...
    pensa che "el maestro" si trova facilmente, ma "il maestro" no... no comment!

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