venerdì 21 aprile 2023

Accattone

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Film del progetto "100 Film italiani da salvare".

" "Accattone" è il soprannome di Vittorio Cataldi, un sottoproletario di Roma il cui stile di vita è improntato al "sopravvivere" giorno per giorno. Accattone si fa mantenere da una prostituta, Maddalena, "sottratta" a uno sfruttatore napoletano, finito in carcere. L'uomo evita la vendetta dei compari, incolpando Maddalena ed abbandonandola, subendo lei stessa la violenza dai malviventi e finendo in carcere, senza denunciarli.
Rimasto senza soldi, Accattone conosce la fame. Un giorno incontra Stella, una ragazza ingenua che egli induce alla prostituzione ma innamoratosi, la toglie dalla strada e si cerca un lavoro onesto, che tuttavia soffre terribilmente: la via verso la "redenzione" è molto breve e così ben presto Accattone torna a rubare...
".




Ci vorrebbe un poeta a recensire un'opera del genere. Poi si potrebbe discutere di cosa sia la Poesia. Posso solo dire, guardando Accattone, quanta purezza, verità, tenerezza Pier Paolo Pasolini trovava nelle persone comuni, nel cosiddetto Popolo e questa per lui era sicuramente "Poesia in nuce". Come spiegare altrimenti le interpretazioni di tanti veri, reali rappresentanti del popolo in questo film? Ti accorgi che non sono professionisti (compreso Franco Citti, che faceva il manovale e qua comincia la sua carriera di attore), è evidente, ma dopo un attimo di sconcerto non vorresti nessun altro ad interpretare il film che cresce ad ogni fotogramma, fino a creare un affresco di desolazione commovente.

Descritto così potrebbe apparire, a chi non l'ha visto, una storia di bei sentimenti e redenzione. E' vero il contrario. La fame e la povertà creano solidarietà, certo, capita anche questo, ma soprattutto creano mostri che nemmeno le vittime, donne in primis, si sentono di condannare.
La redenzione c'è: quella dei ladroni crocifissi insieme a Gesù. Non è forse di anch'essi il regno dei cieli? Se, cosciente della sopravvenente morte, affermi "Mo' sto bene" allora può darsi che un angolino di quel regno ti sarà donato, ma unicamente a Dio è concesso saperlo.




"Il film doveva essere prodotto da Federico Fellini, che tuttavia si tirò indietro all'ultimo momento, preoccupato dall'imperizia di Pasolini con le tecnicità del mezzo, a cui si avvicina per la prima volta con questo progetto." .
Sottotitolo: anche i maestri sbagliano.
Sulla carta non aveva torto Fellini. Confrontare "Accattone" con altre opere di PPP più mature (si pensi allo sconvolgente "Salò o le 120 giornate di Sodoma"), da un punto di vista puramente cinefilo sarebbe impietoso. Occorre considerare anche i pochi mezzi a disposizione: "Il costo approssimativo del film si aggirò intorno ai cinquanta milioni di lire, quanto un "film di serie B" per quell'epoca.".
Se da un lato percepisci qualche difficoltà di continuità nella trama, dall'altro resti a bocca aperta di fronte ad alcune scene che fermate sono dei Quadri. Lascio giudicare dai frame che seguono. Sono solo qualche esempio, avrei dovuto metterne tanti. 




Non si può liquidare una tale sensibilità di ripresa con "il culo del principiante". PPP aveva già le idee molto ben chiare, aveva studiato per come rappresentarle, era un Artista completo. Più di ogni cosa, era un uomo che amava le persone.

Accattone è un capolavoro senza tempo. Le "borgate" esistono sempre in qualche parte del mondo e quindi esistono, mutatis mutandis, personaggi simili. Esisteranno sempre finché, per la ricchezza di pochi si dovrà pagare il prezzo della povertà di molti. 

Chiudo con una nota poesia di PPP: "Alla Bandiera Rossa":

Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui esista:
chi era coperto di croste è coperto di piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese africano,
l’analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie,
ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.

Robydick

P.S.: Impossibile non menzionare "Una vita violenta", film non diretto da PPP ma basato su un suo noto romanzo. Film successivo di notevole spessore, non apprezzato ai tempi come avrebbe meritato, schiacciato dalla fama proprio di questo capolavoro uscito un anno prima.

Fonti: tutti i corsivi virgolettati, se non diversamente indicato, sono da Wikipedia.it.



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