martedì 4 aprile 2023

I motorizzati

2

 

Da Wiki: "Il geometra Mario Bianchi è il fortunato vincitore di una lotteria aziendale, il cui premio è una Fiat 600, nonché la milionesima vettura immatricolata a Roma. Nel sentire ciò, il geometra rifiuta il premio e racconta rivolgendosi allo spettatore le varie nevrosi, manie, sogni e incubi che gli hanno fatto perdere la passione per l'automobile. Assistiamo così a cinque episodi incrociati ... ".

L'Italia dei primi anni '60 scopre l'ebbrezza di motorizzarsi. Non poteva mancare un film dedicato per intero a questo fenomeno, anche se per paradosso il protagonista narratore è un personaggio piuttosto bizzarro a pensarci, visto che manifesta una certa ostilità a questo motorismo imperante.

Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Franca Valeri, Gianni Agus, Aroldo Tieri, Walter Chiari, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e altri, l'elenco di attori è impressionante, dai divi del cinema a quelli del teatro. Tutti si sono prestati senza indugio ad una commedia ad episodi leggera, puro divertimento. 
L'acquisto dell'auto è un evento di importanza totale per una famiglia; può capitare di salire su un'auto all'uscita dal cinema (trasmettono "La maschera del demonio" di Mario Bava, primi passi dell'Horror italiano) pensando sia la propria ma non lo è, solo che 'ste auto so' tutte uguali; vai a fare una gita domenicale e, impanicato dal possibile traffico, parti quando gli altri dormono e torni quando gli altri arrivano; il capufficio può costringerti ad una truffa assicurativa e presto diventi pure te un truffatore impenitente; vai a presentarti ai genitori della fidanzata orgoglioso della macchina nuova ma sarà proprio quell'oggetto a tradirti... Una serie di situazioni tra il possibile e il grottesco, tutte a modo loro divertenti e più o meno possibili.

Chi mi ha fatto davvero piegare però è stato Mac Ronay, eclettico artista francese: acrobata, attore, prestigiatore, comico. Noto a pochi se non ad attempati come me. La sua mimica è ancora oggi leggendaria. A mio parere il vigile urbano nevrotico che interpreta è il pezzo forte del film, forse il solo ("attorialmente" parlando) di grande livello. Camillo Mastrocinque ha questa grande dote: farsi da parte quando il comico ha "bisogno di spazio", come ha fatto alla grandissima con "Totò, Peppino e... la malafemmina".

Siamo in quel genere molto diffuso ai tempi (oggi quasi perso) della satira di costume o, meglio, satira dei costumi. Sessant'anni fa sapevamo prenderci davvero in giro! Ridendoci sopra si faceva autocritica e si insegnava l'intelligente arte dell'autoironia.
Per carità, non siamo di fronte a un capolavoro del cinema. Un amante del vecchio cinema italiano non se lo perde, perché è uno che supera l'opera in senso stretto e pensa a quello che rappresenta.

Robydick



2 commenti: