"Tanguy è un ragazzo di 28 anni, ormai prossimo alla laurea, parla il cinese e il giapponese e ha una passione per la filosofia orientale. Conduce la sua vita in tranquillità insieme ai genitori, Edith e Paul, e non ha alcuna intenzione di andare via da casa almeno fino a dopo la tesi, la quale dovrebbe aprirgli le porte di un lavoro a Pechino. Quando manca un mese alla laurea tanto attesa, Tanguy comunica ai genitori di aver deciso di rinviare tutto di un anno e mezzo per evitare di rovinare per la fretta il lavoro svolto. Il padre prende la cosa con apparente tranquillità, ma la madre inizia a essere infastidita dalla situazione, poiché la continua presenza del figlio in casa toglie alla coppia qualunque possibile momento di intimità. Tanguy non si decide neanche con la propria ragazza e così si diverte a portare a casa conoscenze occasionali che ospita per la notte e presenta ai genitori la mattina dopo a colazione. ..."
E' dura andarsene di casa quando non ti manca davvero Nulla! Puoi persino portarti le ragazze, farti le canne in compagnia dei genitori... Perché cercarsi una vita indipendente con tutte le rogne che ne conseguono?
Siamo di fronte a un "bamboccione" impenitente e impunibile, tale la sua convinzione in quello che fa e la sua cultura infinita che lo porterà a sopportare, come un moderno Candido, ogni possibile angheria i genitori trameranno nei suoi confronti per convincerlo ad andarsene. Non è un pigro, sprofondato nel divano, anzi. Studia, lavora anche se precariamente, si fa voler bene da tutti, sempre gentile, capace di tenere buon dialogo e compagnia ai coetanei come agli amici dei genitori, piace alle donne, il figlio perfetto ma... E' esasperante! Arriverà al punto di portare i genitori in tribunale accusandoli di volerlo allontanare e il giudice, codice civile alla mano, gli darà ragione! Tutto questo senza mai, nemmeno per un attimo, odiare o disprezzare i genitori. "Ti voglio bene mamma; ti voglio bene papà..." .
Film molto divertente e, aggiungo senza indugi, esemplare ed esemplificativo. Basti pensare che:
"Il film, con la sua satira del fenomeno dei figli ormai adulti che non vogliono andare a vivere da soli, è entrato nell'immaginario popolare al punto che in Francia la parola Tanguy è diventata sinonimo di un adulto che vive ancora con i suoi genitori." .
Menzione di merito al bravo Éric Berger la cui faccia credo ormai sia un vero simbolo sia del film che della parola/aggettivo Tanguy.
Robydick
Fonti: tutti i corsivi virgolettati, se non diversamente indicato, sono da Wikipedia.it.
Film estremamente carino. Non è niente male neanche il remake italiano con Abatantuono e la Finocchiaro sai...
RispondiEliminail Mammone... guarderò magari fra un po', quando avrò psicologicamente smaltito questo ;-)
RispondiElimina