A Napoli vive della pescheria Luciano, e di piccole truffe commerciali che combina con la moglie Maria. Mentre è intento ad una delle sue combine, lo chiamano moglie e figlie da un mall che più mall non si può, dove stanno facendo le selezioni per il Grande Fratello - Papà!, papààà! vieni pure tu a fare il provino! - e lo farà. Senza convinzione passerà la prima selezione, e già diventerà una celebrità in quartiere. Poi lo chiameranno a Roma per la selezione finale e lì si convincerà di essere un "eletto", ma il GF comincerà senza di lui...
Eccezionale Aniello Arena - ergastolano che nel carcere ha scoperto e cresciuto il suo talento nel teatro - nei panni di Luciano. Un film napoletanissimo già nel linguaggio, tanto da richiedere i sottotitoli in certi punti. Come in gioventù Aniello cedette all'illusione di una facile ricchezza con il delinquere, Luciano risulta sincero, credibile in questa rappresentazione della stessa illusione, meno ignobile solo perché accettata dalla società ma sempre ripugnante nella sostanza, nel mondo che rappresenta, quello che trasforma in idoli chiunque purché appaia in tv.
Tutti bravi gli attori, tutti napoletani tranne qualche piccola apparizione di altri. Guai però a parlare di "napoletanità", non è questo il punto. Garrone gioca in casa, nel mondo che meglio conosce, per raccontarci quello che è un fenomeno nemmeno solo italiano ma mondiale. E' una splendida casa la sua. Un piano sequenza virtuoso (vista aerea spettacolare) introduce un matrimonio degno di orientali. Carrozza istoriata con cavalli, sfarzo barocco/bizantino (qualcuno direbbe Kitch), colori vivaci, danze, grida ed infine lui, il divo, in elicottero e limousine arriva e se ne va come una meteora: un ex vincitore del GF che vive di presenzialismo. E' fatta, il virus è instillato, presente. Dove non si vedono sbocchi a una vita di stenti che fa di tutto per regalarsi momenti di dignità ostentata, ecco il fascino oscuro, inarrivabile, del divo-meteora, ricco, gentile nei modi e cafone nei mezzi. Ecco perché ho definito anche "sociale" questo film.
Quando il virus ti prende può anche restare dormiente, ma se pensi che potrai entrare in quella casa, diventare come il divo che ha nobilitato la cerimonia, ecco che si conclama. Sei divo già prima di entrare, condizioni la tua vita, le superstizioni ti portano a gesti e scelte assurde e tutta la tua esistenza, compresa quella di chi ti sta intorno, precipita. Non c'è moglie né figli, sei in preda. Sei da TSO. Commedia sì, perché fa ridere, molto, ma ancora più Dramma: quanti "luciano" ci stanno in giro? Per come la penso io, già quelli che si rinchiudono lì dentro formano un numero molto alto e se ci aggiungiamo quelli che la guardano una trasmissione idiota come quella il numero si fa preoccupante. Sommiamo tutti quelli che si presentano al casting e vien voglia di prenderli tutti, chiuderli in un territorio senza televisione ma pieno di libri e dirgli: ora leggi!. Ma sì, ma sì, lo so, non è colpa loro dicono alcuni, sono vittime di un "sistema" dicono altri, però finiamola di giustificare e compiangere perché quel sistema ha distrutto questo paese, l'influenza nefasta di quelle trasmissioni la vediamo nei parlamenti nazionali e regionali, proprio in questi giorni, cos'ha prodotto.
Per qualche piccola "iperbole" non siamo nell'Olimpo, ma il Partenone ci sta tutto. Non tanto per l'argomento, trattato ed eviscerato in una vicenda familiare e di quartiere con dovizia di dettagli intelligenti, ché in fondo dire che il GF (come i similari) è "merda per merde" è fin tautologico. Ci sta tutto perché mi è piaciuta moltissimo la rappresentazione che ha scavato dentro Napoli tanti piccoli set teatrali, con una fotografia che esalta la vivacità in un fondo sostanzialmente scuro, sempre, in piazza come in piscina. Una oscurità fondamentale. Anche il mall è un ambiente di solitari, il caos è dentro persone che non sanno vedere il vero. Non tutti, molti intorno a Luciano cercano di risvegliarlo, ma... vabbuò ià, nun ricimm tropp che aropp ce scapp 'a voglia 'e gghì o cinema!
Gran Premio della Giuria a Cannes 2012.
L'autunno è caldo in Italia, almeno per il nostro Cinema.
Robydick
Finalmente una bella recensione su questo film! Vi abbiamo citato nella nostra pagina Facebook. A presto!!
RispondiEliminagrazie! si potrebbe scrivere molto, anche sulla metafora tra fede e miti televisivi, ma sui film al cine meglio non dire troppo
RispondiEliminaIl film continua a tornarmi in mente grazie alla sua musica e la fotografia davvero meravigliose! Come dico anche nel mio blog(http://incentralperk.blogspot.it/), Garrone ci sa fare anche con le commedie rendendole intelligentemente profonde!
RispondiEliminapromette meglio di gomorra, che mi ha abbastanza annoiato (come il libro, del resto)...vediamo :)
RispondiElimina@Lisa: ciao, giusto sottolineare anche le musiche.
RispondiElimina@unwise: sono film molto diversi. e cmq Gomorra è bello, ma so che te sei un "infedele", ahah! parlo del film ovviamente
lo andrò a vedere
RispondiEliminaNon so se "andrò" a vederlo... ma lo vedrò. :D
RispondiEliminaPer me è un capolavoro, di molto superirore a "Gomorra", che, devo dire, mi era parso un passo indietro per Garrone, che con questo ne ha fatti molti avanti. Sì, ci sarebbero da dire un sacco di cose, citare Rossellini e Besson, ma ora è tardi ... da vedere assolutamente.
RispondiEliminaAlli, i gusti non si discutono... penso però che Gommorra, dopo anni di sbadigli tremendi sui nostri film di genere, sia stato un primo vero momento di ripresa, un film duro e realista come non se ne vedevano da una vita e anche solo per questo meritevolissimo.
RispondiEliminaDavvero un bel film che poteva essere un capolavoro epurtroppo non lo è. venerdì pubblicherò anche la mia recensione!
RispondiElimina