Per dirigere questo film, c’è voluta l’ostinazione del suo regista innamorato della sua protagonista: Kristin Scott Thomas. Infatti aveva ragione, solo la Thomas poteva interpretare il ruolo di Katherine Clifton, moglie fedifraga di un mite aviatore.
Anthony Minghella dirige il film esattamente come lo voleva fare, anche grazie a un veterano del cinema indipendente Soul Zaentz, che si è offerto di girare il film alle condizioni del suo autore, dopo che una majors ha rifiutato perché voleva Demi Moore come protagonista. Risultato? Il film incassa 9 oscar e diversi altri premi che elencherò a breve, oltre a una montagna di soldi: ma andiamo al dunque.
Tratto dal romanzo omonimo di Michael Ondaatje, l’adattamento di Minghella, è il classico film che richiede una quantità industriale di fazzoletti a portata di mano. Nonostante ciò c’è da dire che non è tutto oro ciò che luccica, l’origine letteraria del progetto ne impedisce una caratterizzazione più autorale, e meno marcata su certe cose: prima fra tutte, la lunghezza del film, piuttosto eccessiva, che non salva il film dalla pesantezza del polpettone. Poi i flashback, ce ne sono fin troppi che rischiano di confondere più che concentrarsi sulla storia. Ammetto di non aver letto il romanzo, quindi non posso fare confronti, opera letteraria-film, mi concentrerò sul film. Non è certo un capolavoro, ma se amate le storie d’amore che vi fanno piangere a dirotto è il film giusto per voi. Il film resta comunque un opera affascinante, che viene salvato soprattutto dalla recitazione degli attori e dalla regia piuttosto incisiva. Bella anche la colonna sonora, di Gabriel Yared, che riesce a commuovere con le scene.
Questa è la storia di un amore impossibile e struggente, che si consuma in africa prima della seconda guerra mondiale. A raccontarla un moribondo, che ha al suo capezzale un infermiera che si è innamorata di lui: Hana, una giovane crocerossina, che si occupa di lui dopo averlo trovato completamente sfigurato e semicarbonizzato. Ad attenuare la sua agonia, c’è la morfina.
Il racconto procede con una serie di flashback, che narrano il suo incontro con l’affascinante Katherine Clifton, la donna di cui si è perdutamente innamorato, ma c’è un problema: lei è sposata. Un amore come il loro non può essere tenuto nascosto per sempre, e quando diviene di dominio pubblico le cose peggiorano, fino allo sconvolgente incidente, che è come una catarsi per il destino della coppia.
Il fascino di questo film sta tutto qui, nell’ambientazione del Sahara, nelle struggenti scene d’amore, tra cui quella spudoratamente copiata al film Lezioni di piano quando si prendono a schiaffi, nel preciso momento in cui scoprono di amarsi; nella tempesta di sabbia e soprattutto nei ricordi. Ricordi che vivono racchiusi dentro un diario, nascosto dentro i ricordi del paziente inglese, un conte, Lazlo de Almasy ungherese scambiato per inglese dopo essere stato ritrovato moribondo, subito dopo la fine della guerra. C’è Hana, si lei, una infermiera che si innamora della storia di quello strano conte, e incontra anche lei un amore, un indiano che si occupa di disinnescare bombe, Kip – Naveen Andrews – che la ricambierà, c’è anche uno strano tizio senza pollici, David Caravaggio, che ha parecchi segreti dentro di se, e che ha un conto in sospeso con Almasy…
Il paziente inglese non è certo un film che si ricorderà come un grande capolavoro, ma sicuramente è un film che ha segnato la strada per altri film indipendenti ad ambire a un premio prestigioso come l’oscar, dato che è stato il primo che lo ha vinto nelle categorie più importanti. Nonostante tutto, compresi i difetti è una pellicola degna di essere vista, soprattutto per la struggente e bellissima storia d’amore. Non aspettatevi film come Lawrence D’arabia, o Casablanca però, perché questo è un film a parte, e come tale va preso. Ricordiamo anche le interpretazioni di Ralph Fiennes il conte Almasy, e Colin Firth, il marito di Kathrine nonché suo rivale in amore, che formano il triangolo protagonista del film; e anche di Juliette Binoche, nel ruolo di Hana.
In conclusione, un opera cinematografica affascinante, passionale e struggente, perfetta per chi è in cerca di forti emozioni.
ArwenLynch
Verissimo. Forse non è un capolavoro, ma possiede un suo fascino.
RispondiEliminaPerfetti i protagonisti.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaEffettivamente lo avrò visto un paio di volte ma non mi è rimasto impresso, comunque non è male.
RispondiElimina