1951, Samuel Fuller.
Primo film di guerra di colui che è poi diventato tra i registi di riferimento del genere, un Vero Maestro. Indimenticabile la visione de "Il Grande Uno Rosso".
Tra questo ed il capolavoro citato passano 29 anni. La distanza in termini di budget è ancora più consistente, anche rapportata alla svalutazione. Qua siamo al cospetto di un film bianco e nero estremamente scarno, sia per mezzi che per ambientazione scenografica. Si parla di guerra ma di battaglie, e senza particolari eccessi, se ne vedrà una sola nel finale; per il resto piccoli combattimenti, schermaglie, e diversi dialoghi.
Anche qua l'accento è sul tormento umano di chi si trova a vivere una condizione da combattente come scontata, inevitabile. Un soldato, che ambisce a diventare pastore al ritorno in patria, dirà che è lì perché è necessario esserci, una frase che mi ha colpito. Storia sul "male di vivere", questo piccolo manipolo di soldati è estremamente isolato per quasi tutto il film. Solo la morte di un bambino toccherà nell'intimo uno dei protagonisti, il famoso sergente Zack, mentre ogni altra vittima è salutata con freddezza. Un momento su tutti: uno degli uomini salta in aria su una trappola e Zack chiede subito se la vittima indossava lo zainetto con all'interno una scatola di sigari che a lui interessava.
Intimo, cinico, con atmosfere buie e nebbiose che isolano in un microcosmo. Gli uomini sono così oppure, se vogliamo essere benevoli, lo possono facilmente diventare. Se vogliamo ancora, più socraticamente diciamo che emerge questa "natura umana" che in condizioni di pace risulta, nei più, essere latente. Molti di loro arrivano ancora caldi dal fronte della seconda guerra mondiale, come Zack, che in quel contesto è una divinità ed ha fama quasi da immortale. E' fin evidente che per lui un ritorno alla vita civile sarà pressoché impossibile, diventato com'è un "deus ex machina" da guerra.
La grande firma di Fuller, che accomuna i 2 film, è quel Silenzio Assoluto rotto solo dai rumori necessari. Lo si "sente" violento non solo nei momenti di riposo ma anche e soprattutto nei combattimenti. Possono sembrare surreali eppure secondo me sono di grande realismo, evidenziano le emotività dei protagonisti in modo netto.
Tra i miei Cult anche per motivi di contenuto (vedi commenti ai frame) che vanno valutati alla stregua dell'anno di uscita di questo film, e sotto questo aspetto siamo a livelli d'eccellenza. Nel 1951 gli Stati Uniti erano nel pieno della guerra in Corea (1950-53) e farne un film, proprio quell'anno, con anche il maccartismo in pieno fulgore, voleva dire avere attributi veramente notevoli! Ho letto che ai tempi fu tacciato in Europa di anticomunismo e robe simili. Chissà, qualcuno avrà forse fin pensato fosse un'apologia dei soldati americani, già che c'erano.
Non biasimo nessuno, 60anni fa forse anch'io avrei detto cose simili, erano altri tempi. Oggi è più facile dire che erano congetture inconsistenti. Certo, qualche piccola concessione all'eroismo dei soldati americani non era proprio evitabile, e perché evitarla poi? I soldati, che come sempre sono per la maggior parte gente del popolo, veramente andavano lì a rischiare la pelle! A me è sembrato un film estremamente anti-bellico, persino rispettoso dei coreani, trattati con dignità e in quegli anni non era cosa scontata.
Visione consigliatissima.
Anche qua l'accento è sul tormento umano di chi si trova a vivere una condizione da combattente come scontata, inevitabile. Un soldato, che ambisce a diventare pastore al ritorno in patria, dirà che è lì perché è necessario esserci, una frase che mi ha colpito. Storia sul "male di vivere", questo piccolo manipolo di soldati è estremamente isolato per quasi tutto il film. Solo la morte di un bambino toccherà nell'intimo uno dei protagonisti, il famoso sergente Zack, mentre ogni altra vittima è salutata con freddezza. Un momento su tutti: uno degli uomini salta in aria su una trappola e Zack chiede subito se la vittima indossava lo zainetto con all'interno una scatola di sigari che a lui interessava.
Intimo, cinico, con atmosfere buie e nebbiose che isolano in un microcosmo. Gli uomini sono così oppure, se vogliamo essere benevoli, lo possono facilmente diventare. Se vogliamo ancora, più socraticamente diciamo che emerge questa "natura umana" che in condizioni di pace risulta, nei più, essere latente. Molti di loro arrivano ancora caldi dal fronte della seconda guerra mondiale, come Zack, che in quel contesto è una divinità ed ha fama quasi da immortale. E' fin evidente che per lui un ritorno alla vita civile sarà pressoché impossibile, diventato com'è un "deus ex machina" da guerra.
La grande firma di Fuller, che accomuna i 2 film, è quel Silenzio Assoluto rotto solo dai rumori necessari. Lo si "sente" violento non solo nei momenti di riposo ma anche e soprattutto nei combattimenti. Possono sembrare surreali eppure secondo me sono di grande realismo, evidenziano le emotività dei protagonisti in modo netto.
Tra i miei Cult anche per motivi di contenuto (vedi commenti ai frame) che vanno valutati alla stregua dell'anno di uscita di questo film, e sotto questo aspetto siamo a livelli d'eccellenza. Nel 1951 gli Stati Uniti erano nel pieno della guerra in Corea (1950-53) e farne un film, proprio quell'anno, con anche il maccartismo in pieno fulgore, voleva dire avere attributi veramente notevoli! Ho letto che ai tempi fu tacciato in Europa di anticomunismo e robe simili. Chissà, qualcuno avrà forse fin pensato fosse un'apologia dei soldati americani, già che c'erano.
Non biasimo nessuno, 60anni fa forse anch'io avrei detto cose simili, erano altri tempi. Oggi è più facile dire che erano congetture inconsistenti. Certo, qualche piccola concessione all'eroismo dei soldati americani non era proprio evitabile, e perché evitarla poi? I soldati, che come sempre sono per la maggior parte gente del popolo, veramente andavano lì a rischiare la pelle! A me è sembrato un film estremamente anti-bellico, persino rispettoso dei coreani, trattati con dignità e in quegli anni non era cosa scontata.
Visione consigliatissima.
Grande Fuller, un vero pioniere del genere.
RispondiEliminaIl grande uno rosso mi fa rabbrividire al solo pensiero, e Corea in fiamme non è da meno.
consiglio tra gli altri il corridoio della paura.
RispondiEliminaattore in alcuni film di wenders cito in particolare l'amico americano (tratto dalla highsmith)dove compare anche un altro grande regista, nicholas ray
stay linked
vero mrford? 2 film diversissimi ma stessa forza.
RispondiEliminabravo eustaki, grandissimo film:
http://robydickfilms.blogspot.com/2010/01/il-corridoio-della-paura.html
ho amato letteralmente Il Grande Uno Rosso, che rimane uno dei migliori war-movie mai realizzati. questo lo segno volentieri, grazie per la segnalazione roby :)
RispondiEliminala presunta inevitabilità della situazione si riassume tutta nella frase "we're here because we're here", una specie di tormentone nato durante la prima guerra mondiale (probabilmente il primo conflitto che ha fatto chiedere ai suoi partecipanti "ma noi che ci stiamo a fare qui?"), che rimane ancora oggi, addirittura in forma di canzone-inno, nel folklore dell'esercito americano (e pure in diversi grupppi di hooligan inglesi....)
RispondiEliminaEustaki mi ha preceduto: ho conosciuto Fuller con "Il corridoio della paura" (visto al mitico Arsenale di Pisa), dove non mi è stato difficile vedere nel protagonista (che si finge pazzo per farsi chiudere in manicomio a scopo di indagine) il me stesso immerso in una certa follia anconetana che tu ben sai...
RispondiEliminaQuesto mi manca, ma rimedierò.
einzige, lo apprezzerai e ne saprai scrivere anche meglio, vedrai.
RispondiEliminaeh unwise, tormentone comprensibilissimo, visto anche dove si trovavano a combattere. non sapevo fosse così diffuso.
nicola, non mi ricordare quei tristi momenti, ahah! sono sicuro ti piacerà questo film.
Un film da cineteca.
RispondiEliminaBianco e nero bellissimo che disegna stati d'animo molto angoscianti. Una realtà che Fuller conosceva benissimo, visto che aveva combattuto (ed era stato decorato) durante la seconda guerra mondiale. In molte sequenze e in molti dialoghi si avverte la presenza del "Vissuto" dell'autore, che dipinge attraverso l'immagine dei soldati la realtà di un paese (gli Stati Uniti) che combattevano una guerra dopo averne vinta una e in attesa di iniziarne un'altra (il Vietnam).
Certo che li scegli proprio bene i Film eh roby ?
Una curiosità : nel secondo film che menzioni, ossia "Il grande uno rosso" (vero capolavoro) appare tra i protagonisti Mark Hamil, nell'unica parte di rilievo della sua carriera a parte il trittico di Guerre Stellari, dove interpretava il grande Luke Skywalker
grande grandissimo regista,autore di oper straordinarie..hai visto i suoi documentari guerra?accompagnò le truppe alleate durante la guerra di liberazine,come john huston,che riprese tutta la campagna d'italia..solo una cosa..evita CANE BIANCO..un suo filmdi una bruttezza imbarazzante..eh..ciao
RispondiEliminagrande magar! eh, le scelte ormai sono in quasi totale plagio degli ospiti, gente pregiata.
RispondiEliminaeviterò cane bianco allora! :)
no brazzz, so di quei docu ma non li ho mai visti. prima o poi...
Non l'ho visto, il problema è che mi vorrebbe un'altra vita per vedere i film che ci consigli.
RispondiEliminaIl titolo mi ricorda di una sera dopo che ebbi mangiato un panino con la 'nduja calabrese...solo che in fiamme avevo un'altra cosa. :o)
ahah! harmo, si vede che non ce l'hai fatto di steel ;-)
RispondiElimina"White Dog" di una "bruttezza imbarazzante"....!!!!????!!!!!!
RispondiEliminaMa se è un capolavoro detto e riconosciuto ormai da tutti -TUTTI-, all'epoca in cui uscì (il 1982) un film talmente pericoloso e considerato dagli "executive" della Universal che l'aveva prodotto, ancora, talmente "scorretto","provocatore", e possibile provocatore di disordini razziali nei cinema, che fu fatto pesantemente rimaneggiare da stravolgerne quasi completamente il montaggio e la durata originale ideata e voluta da Fuller, ma che dici...???!!!! Colonna sonora da far arrivare ancor più sangue al cuore (come Ivano Fossati ne "La Casa del serpente"[1978]) di Ennio Morricone.
La sequenza dell'attacco da parte del cane e della morte in chiesa di Paul Winfield sfondando la vetrata artistica colorata, anche nell'irrinunciabile libro-compendio che dedicarono a Fuller Roger Ebert & Gene Siskel nel 1986 per la Wayne & Schuster, è considerata detta sequenza, ma anche tutto il film,una delle più riuscite della sua intera carriera, e il film uno dei più coraggiosi e registicamente personali fra tutti quelli realizzati in quel periodo per una Major, insieme al coevo per produzione (Universal), anno di uscita (1982), e sfortuna commerciale, "La Cosa"(The Thing)(1982) di John Carpenter.
Film strepitoso, bellissimo, crudissimo, esteticamente coraggioso e iconograficamente perfetto e impeccabile, "White Dog", tant'è che la Criterion gli ha dedicato un'edizione Definitive Collector's inn dvd Usa da polluzione spontanea,e ben 39€ che io mi onoro di possedere.
Non esistono, film brutti di Fuller, andare allora a rivedere prego e anche presto, "Il Piccione morto in Beethoven Strasse"(Deadly Pigeon in the Beethovenstrasse)('72)girato e prodotto in Germania Ovest con la prodigiosa o.s.t. krautischeelektronic-progressive dei celeberrimi Can, ma anche l'ultimo,liminarmente bellissimo, realizzato in piena età che per chiunque altro sarebbe stata solo di sterile e spuria senescenza, "Strada senza uscita"(Street of No Return)('89)da David Goodis, con Keith Carradine bravissimo come al solito sia come cantante che come attore, e un cast di comprimari come si diceva nell'80, semplicemente spaziale.
"White Dog" di "una bruttezza unica"...Dillo a Ghezzi e a "Fuori orario, che l'ha meritoriamente programmato anche in Italia, dopoi vent'anni d'"invisibilità"ostracizzata, sottotitolato in italiano...Ma daiiii!!!!????
ihih!! da quando c'è wilson in giro ci vado con le pinze prima di parlar male di qualcosa. con Porcile l'ho svangata, ma forse non l'ha notato :D
RispondiEliminapromesso: Fuller vedrò tutti i nominati. vado in ordine, prima il piccione poi il cane. sulla fiducia :)
scusa wilson... riguardo a questo di film cosa abbiamo dimenticato di dire?
RispondiEliminaNada..
RispondiEliminaCome direbbe Mastroianni a Cinecittà nel 1961..-"E ora, annamo a magnà."
"Porcile è insieme solo a "Teorema", l'unico, -l'unico- film di P.P.P. che posso solo ammirare. Ma non amare
RispondiEliminaHo capito (ho visto confermato) che Fuller era un grande regista: ma voleva inquadrare americani quasi pacifisti o americani paranoici, come sono in genere nella media?
RispondiEliminanapoleone...che ti devo dire..a me son piaciuti tutti i film di fuller,grandissimo,ma non cane bianco,..mi è parso assolutamente non riuscito..quel che voleva dire mi par chiaro,ma sinceramente non l'ho apprezzato..
RispondiEliminabrazzz, wilson doveva ancora magna'... ahah!
RispondiEliminaadriano, perché dici che gli americani sono paranoici? io ne ho conosciuti pochissimi, non saprei. non c'è pacifismo in senso stretto nel film, solo il ritratto di una condizione umana, poi fuller conosceva per esperienza diretta quella che ha raccontato, ma penso cambi poco cambiando la nazionalità dei soldati. qua in più c'è la situazione dell'epoca in patria, che li vedeva tutti fianco a fianco in guerra, mentre a casa neri, gialli e bianchi erano in compartimenti stagni
O.k. caro Brazz, o.k., però anche riguardalo. Perchè mi sa davvero che la versione di "White dog" che hai visto te sia quella massacrata dai tagli, gli avevano tolto ca. 20', una roba tale da renderlo pressochè incomprensibile.
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