Ancora una volta Schlöndorff, come già in precedenza per Il Tamburo Di Latta (1979), è bravissimo interprete di un importante romanzo, questa volta di Arthur Miller, scritto nel 1949. Questa edizione per la TV (ci fu un precedente, ottimo anche quello, del 1951 per il cinema) è stata prodotta dallo stesso Miller e da Dustin Hoffman, grandioso protagonista che insieme a John Malkovich, co-protagonista, vinse diversi premi.
Il testo era per il teatro e anche il film appare proprio come una commedia.
Straordinaria l'intensità drammatica della storia.
Willy Loman è un piazzista, un commesso viaggiatore che ha trascorso una vita in auto, in alberghi, in giro per il New England ed oltre a vendere. Ora è al termine, non riesce più a guidare, la ditta per la quale ha lavorato per 35 anni lo sta scaricando... cosa resta?
I 2 figli, lo scopo della sua vita e della sua speranza, cosa sono diventati?
Willy li saluterà con un grande gesto d'amore...
Lungo tutta la trama si ripercorrono i miti americani, i sogni di ricchezza, la dedizione al lavoro, la ricerca del successo, ma anche tutto ciò che esso comporta, i sogni illusori, il non guardare in faccia la realtà se non arrivati alle estreme conseguenze.
Willy ormai ha sclerato completamente, parla da solo, rivive ad occhi aperti e parlando nel vuoto le situazioni significative della sua vita e in tutti questi flashback la sua follia viene illustrata e ricostruita.
Una storia molto drammatica e molto bella.
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