Eccoci a parlare di uno dei capolavori massimi del cinema di Jesus Franco, Vampyros Lesbos, e, per riflesso, pure della sua versione castigata, Las vampiras. E' cinema free jazz, anarchico, selvaggio, che si fa fregio dei topoi del genere per raccontare una storia già vista mille volte sotto un'occhio diverso.
Si parla ancora di Bram Stoker e de Il conte Dracula, ma in maniera molto più originale dell'adattamento anonimo che lo stesso Franco fece qualche tempo prima con i grandi Christopher Lee, Klaus Kinski e Helbert Lom. Vampyros Lesbos è principalmente Soledad Miranda, nella sua reincarnazione da vamp Susanne Korda, con la sua sensualità esibita, mostrata, innocentemente sbattuta in faccia al pubblico voyeuristico. Che sia uno streaptease dai tratti di ferino erotismo sanguinoso o un semplice bagno al mare sotto la luce, negata ai dannati, del sole, Soledad appare di una bellezza disarmante. Opera pervasa da sottile umorismo, che si fa sberleffo della psicologia come scienza, a cominciare dalla seduta di una smarrita protagonista sotto gli occhi distratti di un medico, che preferisce disegnare su un foglio che ascoltarla, apostrafandola poi con frasi come “Si cerchi un amante”. E lei l'amante lo cerca, ma lo trova nella contessa Nadia di Uskadar (o Nadine Carody) che a seconda della versione, che sia Las Vampiras o Vampyros lesbos, cambia nella sua storia personale. Perchè alla fine, un po' come tutto il cinema di Jesus Franco, esistono mille riflessi per uno stesso volto: di uno stesso film di questo regista, a seconda del mercato, si trovano 800 versioni, chi più erotica, chi più gore, chi persino, come nel caso di Oasis of the zombies (e del suo gemello La Tumba de los muertos vivientes), con un'intero cast che differisce. Las vampiras non è solo la versione educorata, con attrici che indossano mutandine e reggiseni al posto di essere nude o scene erotiche cancellate, ma quasi un altro film, con nomi che differiscono, con scene spostate e quindi una diversa comprensione della storia, con inutili dialoghi fuoricampo o lunghissime riprese di aquiloni o insetti intrappolati in ragnatele che però diventano, per caso, per fortuna, per una strana malia che possiede solo il cinema di Jess Franco, poetiche donando alla storia una dimensione più intimista che Vampyros lesbos non ha.
Basti riportare, per comprendere la differenza sostanziale dei due film, le differenti versioni sull'origine vampirica della contessa Nadia di Uskadar - Soledad Miranda:
Las vampiras: “Non lontano da Istanbul, nella minuscola e disabitata isola di Uskudar, esistono ancora le rovine di un vecchio palazzo. Antiche leggende non ancora soffocate... dalle sirene delle navi, narrano che in quella casa viveva una principessa straniera condannata all'inedia da suo marito, un gran sultano. Rinchiusa nella sua cella d'oro, la bella prigioniera, circondata da schiave, sarebbe dovuta morire lentamente. Invece erano le schiave che impallidivano, si ammalavano e morivano in uno strano modo, mentre la principessa conservava il suo colorito roseo e la lucentezza dello sguardo. I dottori asserivano che i corpi delle schiave morte erano avvizziti e che tutto il loro sangue si era consumato. Un giorno la principessa Nadia di Uskudar scomparve senza lasciare traccia. Nella sua alcova, scritta con il sangue, fu trovata una strana iscrizione:"Koveh nihe trekash". I vecchi della regione dicono che la principessa è ancora viva e che continua a nutrirsi del sangue delle sue vittime”.
Vampyros Lesbos: “Sono passati 100 o 200 anni. Ero molto giovane e sola.Dalla finestra vidi i saccheggi dei soldati e i loro abusi sulle donne. lrruppero anche in questa casa e si gettarono su di me. Mi difesi disperatamente e urlai di dolore quando, improvvisamente, comparve il conte. Era il conte Dracula. Trafisse con il pugnale il soldato che giaceva sopra di me. L'uomo urlò. Sentii il suo sangue colare lungo il mio corpo. Fu il mio primo uomo: fu orribile. Credetti di impazzire. Poi il conte si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio: ''Ti libererò da tutte le tue pene". La notte, quando mi destavo, il conte giaceva accanto a me. ll suo corpo era freddo ma le labbra erano ardenti. Notte dopo notte, traeva nuova vita dal mio sangue. Quando si accorse che lentamente le forze mi venivano meno... mi iniziò ai misteri del vampirismo. Dipendeva dal mio corpo, non poteva più liberarsi. E' per merito suo se appartengo agli iniziati. Gli uomini mi disgustano. Li odio ! Molte donne si sono legate indissolubilmente a me. Le ho ammaliate. Hanno perduto la propria identità. Si sono fuse con me”.
Due donne, due diversi tipi di bellezza, la algida bionda Ewa Stromberg e l'andalusa e caliente Soledad Miranda, che nella versione scatenata de Il conte dracula di Jess Franco diventano il vampiro e la sua vittima, il Jonathan Harker che, in versione femminile, accende gli appetiti sessuali del suo ospite. Il mondo maschile è relegato a mere pedine, uomini soggiogati dall'amore, ma ritratti in stato bestiale, lo stesso Franco in versione attore nei panni di un marito abbandonato che fa a pezzi donne per vendicarsi della moglie, ma anche uomini che girano a vuoto, la farfalla intrappolata nella ragnatela, senza arrivare ad una vera soluzione. Il regista gira il suo film, musicato da una strepitosa colonna sonora di jazz acido, in piena luce solare, scansando in un solo colpo tutti i clichè sul film vampirico, mostrando una rilassata Soledad Miranda prendere il sole e poi invitare la protagonista a fare un bagno nel mare (l'acqua altro elemento deterrente per i figli della notte). La contessa nera è una creatura estremamente passionale, si nutre di sangue, cerca il calore della vita attraverso l'amplesso (con le sue amanti, ma anche con l'aiutante Morpho, altra figura di uomo manichino), non ha le connotazioni tramandate dei vampiri della letteraturatura e del cinema nè la loro ferocia, basti pensare all'addio affettuoso che porta alla sua ex amante in manicomio. Alla fine come lo scorpione, velenoso e minaccioso, ripreso più volte in maniera subliminale, diventa una vittima, vittima delle passioni terrene, ma soprattutto dell'amore. Umanissima, nuda e sdraiata su un letto, supplicante, Soledad, col suo volto da eterna bambina sensuale, chiede all'amante di darle la vita, ma il bacio viene confuso, attraverso la telecamera del regista, ma anche dai nostri sensi, con l'omicidio. Ecco che i manichini possono prendere la carne, ecco che l'amore sfocia nel sangue, quello di Soledad, quello di Morpho, quello di Ewa Stromberg con la bocca sporca di sangue, quasi fosse lei diventata una vampira. Il cerchio si chiude con la frase “Dimenticherò quest'avventura”, ma intanto il film è già leggenda del sottobosco bizzarro, imitato dallo stesso Franco mille volte nella necrofilia di una Lina Romay – Suzanne Korda, mai eguagliato, metro futuro per tutti i film erotici sui vampiri a venire e punto di non ritorno di una filmografia, quella franchiana, puntata sempre più verso il suicidio artistico, in una visione di cinema per masse talmente fuori dagli schemi comuni da essere dilettantesca, trasandata, libera, in altre parole genio jazz.
Keoma
E due... finalmente, the return of phurry pheega!
RispondiEliminaPoi con due film così, meglio che vincere alla lotteria!
evvaiiiii! Harmo, visto? però come hai detto tempo fa, alla mattina son come l'ovomaltina, ahah!
RispondiEliminaGradissimi! Siete dei grandissimi! :D
RispondiEliminaMiglior film sui vampiri di sempre.
grazie Lucia, a nome soprattutto di Keoma. :)
RispondiEliminadici davvero? io vorrei capire una cosa: Nosferatu di Herzog, che per me è un capolavoro, non rientra nei "vampiri"?
E certo che ci rientra. Ed è un capolavoro, figuriamoci. E' che questo film di Franco è un gioiello psichedelico talmente raro, al giorno d'oggi, che lo amo un briciolo di più.
RispondiEliminachiarissimo Lucia, e sono anche d'accordo con te. c'è anche una musica stupenda, è un film veramente particolarissimo, m'ha tenuto incollato al video.
RispondiEliminatolto dai Cult e messo nell'Olimpo!
Che emozione! Ho appena letto un romanzo che evoca in gran parte, con ricostruzioni precise ed attendibili Soledad Miranda e Jess Franco, ed altro ancora, personaggi e situazioni che non conoscevo affatto ... Quella Soledad era proprio uno ... schianto!
RispondiEliminaAdriano, avrai letto "Tutto quel nero" di Cristiana Astori ;-)
RispondiEliminaImpeccabili, foto e critica mitici come sempre. Se non ricordo male, anche Romina Powers in un film del mitico Jesus? ... o sbaglio?
RispondiEliminaCerto Justine! Prima o poi mi occuperò dell'intera sterminata filmografia del regista iberico, magari finita la rassegna soledad o se roby mi da spazio maggiore
RispondiEliminacioè... avrà fatto 3tons di film Franco, e li vuoi fare tutti? non so se vivrò a sufficienza, ahah! cmq spazio "quasi" quanto ne vuoi caro ;-)
RispondiEliminaLa filmografia franchesca mi ha sempre incuriosito, ma per un motivo o per un altro, l'ho sempre messa in secondo piano lì ad aspettarmi di essere vista. Questa ottima recensione potrebbe portarmi a fare un considerevole passo in avanti verso la visione almeno di Vampyros Lesbos:D. Intanto corro a leggere altre recensioni. Vedo che c'è parecchia roba interessante qui:D.
RispondiEliminaciao cinefatti! grazie, gran blog anche il vostro :)
RispondiEliminaSì, "Vampyros Lesbos" non era male lo concedo sempre meglio delle vampire languide e nudissime del "gemello" d'elezione Jean Rollin,ma da qui a definirlo seppur per motivi più personali e laterali che altro, "il miglior film di vampiri" mai realizzato...Màh, comunque penso che ci sia anche una buona dose di ironia nell'affermazione, inevitabile trattandosi del cinema e dei film di Franco.
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