mercoledì 5 ottobre 2011

Byleth Il demone dell'incesto (aka: Trio der Lust)

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Byleth è terrore. Byleth è raccapriccio. Byleth è incesto.
Un' introduzione un po' alla "Cattivik" che calza a pennello a questo tardo-gotico sexy, assurdo e improbabile, quindi da non perdere per ogni amante del genere.

Senza stare a scomodare i capolavori dei primi anni sessanta ad opera di Bava, Freda e Margheriti, da queste parti si respira l'aroma del film di genere in costume fuori tempo massimo, che ha regalato perle come "La bambola di Satana" (1969) di Ferruccio Casapinta, "L'amante del Demonio" (1972) di Paolo Lombardo e, soprattutto, l'immenso "Terror! Il Castello delle Donne Maledette" (1974) di Robert H. Oliver/Oscar Brazzi, fratello di Rossano che vi interpreta il Conte Frankenstein. Pietra miliare del genere, se mai ce n'è stata una.

Questo curioso "Byleth" però, sempre e solo a mio parere, se la gioca ad armi (quasi) pari con "Il Plenilunio delle Vergini" (1973) di Luigi Batzella, con Massaccesi alla fotografia, sia per le atmosfere sia per la presenza del comune protagonista principale, Mark Damon (cioè Alan Harris,"I Vivi e i Morti" di Corman, "I Tre Volti della Paura" di Bava, ma che fu pure "Johnny Yuma" [1966] di Romolo Girolami Guerrieri e "Johnny Oro" [1967] per Sergio Corbucci), nonostante alcune differenze strutturali. Là una vicenda incentrata sul vampirismo, con una magnifica Rosalba Neri, qui una confusa storia di ossessione e omicidio. Questione di sensazioni, di impressioni, di locations. Ma, tant'è, il film di Savona, è riuscito a conquistarsi un posto d'onore nel pantheon degenere del sottoscritto, quindi spendiamo due parole su questo cimento registico del buon Savona ("Un Uomo Chiamato Apocalise Joe" [1970]).

Il Duca Lionello Shandwell (Damon) nutre una morbosa attrazione per la sorella Barbara (Claudia Gravy, as Marie-Claude Perin, carriera sterminata nel cinema iberico, oltre cento titoli, avvistata in diversi film italiani tra i quali ricordo volentieri "L'Arma, L'Ora, Il Movente", 1973, di Francesco Mazzei con un Renzo Montagnani nell'isolito ruolo del Commissario Boito, Eva Czmerys e Bedy Moratti) che proprio non gli dona tregua (l'attrazione), visto che sogna di farsela ad occhi aperti. La sorella vuole bene al fratello, ma non così tanto, in più, particolare non del tutto trascurabile, si è appena sposata con Giordano (Aldo Bufi Landi, qui doppiato da Renzo Montagnani, mi sembra). La situazione è complicata dal fatto che un misterioso assassino con arma a tre punte, uccide piacenti signorine nelle immediate vicinanze e le forze dell'ordine sospettano fortemente del povero Lionello. Magnifico Damon, con gli occhi bistrati, che lancia occhiatacce in tralice, si dispera, spia le coppie che copulano in stalla e continua a sognare di sbattersi la sorella. E' un piacere ammirarlo nei suoi neurodeliri, minacciato da una figura incappucciata con cavallo bianco al trotto, che dovrebbe appunto rappresentare il demone di cotanto titolo. Non proprio un virtuoso della regia, il Savona. Tuttavia, la pellicola è godibile proprio in virtù della sua sgangheratezza, dei suoi buchi di sceneggiatura, del suo insistere con compiacimento sul cotè erotico del plot, del suo sfacciato utilizzo di stilemi argentiani portati sullo schermo con mano confusa e approssimativa.

Ma proprio questo è il punto. A volte la fascinazione per il bis italico deriva da minuzie, particolari, dettagli, che rendono la visione un'esperienza che va oltre la semplice fruizione di un prodotto filmicoi primi piani di Damon, le espressioni impagabili della Gravy che pare essere lì per caso, il pelo e la carnassa mostrata senza vergogna, i volti dei caratteristi, la dimensione onirica in cui è immersa la pellicola tutta. Una corsa sul trenino di Savona, è consigliata sia ai neofiti che a coloro che già bazzicano in zona bis de/genere, ma è bene precisare alcune differenze riscontrabili tra la versione italiana, tramandata con le vecchie registrazioni televisive su VHS, e la versione tedesca, uscita per la X-Rated, con audio italiano appiccicato alla versione teutonica, con il titolo di "Trio der Lust" :
  • Nella versione tedesca, il film comincia con la scena della copula tra la prostituta Dolores e l'ufficiale; la versione italiana inizia con la ripresa dei piedi che salgono le scale, dopo i credits iniziali.
  • La scena del primo omicidio presenta differenze sostanziali con la versione italiana: l'attrice non è la stessa, cambia la location, nella versione italica l'omicida spoglia la puttana e i dettagli sanguinari sono più marcati, seppur girati in maniera rozza e approssimativa.
  • Quando Mark Damon spia la coppia dietro la tenda, i dettagli intimi sono mostrati brevemente, solo nella versione tedesca.
  • La scena della stalla è molto più esplicita nella versione tedesca, col nudo femminile più insistito e l'uomo che si produce in una performace softcore, con tanto di pantaloni, inequivocabile.
  • La sequenza in cui lo spione Mark Damon osserva la sorella che scopa con il marito, pare insertata nella versione tedesca, nessun cimento hardistico, ma dettagli più espliciti dei due amanti, con pelo in primo piano.
  • Nella sequenza finale, quando Lionello e la sorella Barbara stanno per cominciare la copula, Damon comincia ad avere allucinazioni in cui si presentano fanciulle nude riprese col grandangolo e inserti di scene precedenti sempre a carattere sessuale.
Queste le principali differenze tra le due versioni. Siete avvisati. Il Dvd X Rated è facilmente reperibile, ma contiene una versione con l'audio ibrido, come già precedentemente anticipato. La versione teutonica presenta una durata di 1:20:00 contro 1:18:54 i quella italica.

Film da prendere o lasciare. Ci sia consentito di dire, a sua difesa, che il finale con Damon impazzito e incestuoso, che vede avanzare la figura con mantello nero e cavallo bianco all'interno della cornice, rimane alzata d'ingegno notevole nell'economia di un filmetto sexy senza alcuna pretesa. Solita parata di nomi d'epoca quali il buon Bufi Landi, carriera sterminata nel genere, praticamente ubiquo, Marzia Damon (qui come Caterina Chiani), nel ruolo della cameriera, notevole curriculum comprendente titoli quali "Decameron Proibitissimo-Boccaccio mio statte zitto..." (1972) di Marino Girolami, il dittico di Sergio Garrone "Le Amanti del Mostro/La Mano che nutre la Morte" (1974), Bruna Beani, già incontrata su queste pagine in ambito polselliani e Silvana Pompili, nel ruolo di Floriana, unico cimento attoriale della biondocrinita attrice.

Produce la Agata Film Srl. Una delle cover del Dvd X Rated è praticamente identica a quella del super-cult "Il Sesso della Strega" (1973) di Angelo "Elo" Pannacciò. Buona visione.
Belushi

Robydick:
ho visto la X-rated con pezzi in teteschen, ma si capivano benissimo... frameshow di conseguenza abbastanza irsuto. Un allegro gregoriano ad accompagnare: Requiem Aeternam.


30 commenti:

  1. la frase "A volte la fascinazione per il bis italico deriva da minuzie, particolari, dettagli, che rendono la visione un'esperienza che va oltre la semplice fruizione di un prodotto filmico" l'ho enfatizzata io di mia iniziativa nella rece, perché penso che con quella il bravissimo Belushi abbia sintetizzato come non mai il piacere strano e difficilmente definibile di guardare film come questi.

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  2. Mamma mia, l'uomo del manifesto sembra un incrocio tra Adolfo Celi e un Marco Pannella incazzato post sciopero della fame.
    p.s. ma quant'è bella la pheega pelosa...

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  3. ciao ernest! grazie :)

    eh harmo, effettivamente è un personaggio strano. sai che però non ho trovato "pheega" con google??? poi anche wiki che non funziona... ahah!

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  4. Grazie Gajardissimo, come sempre denghiuuuuu!

    Ciao Ernest!!!

    Harmò!!! Che lo mettemo su un complessino con er nome de "Furry Pheega"! 'mazza sei un genio!!!

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  5. belu', grazie a te! e teniamo duro con questo bel bissaccio, i posteri ci daranno ragione ;-)

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  6. Belù, se po' fa', aho' ciò o sai che negli anni 60 ce stava un gruppo de Detroit che se chiamava Black Merda ?

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  7. Mark Harmon era un grande in questi ruoli, e la fascinazione per il Bis deriva anche dall'incontro tra questi Attori e quei registi che con piccoli Budget riuscivano a far uscire questi piccoli gioielli.
    Ciao.

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  8. IL GOVERNO COLOMBO: INTERVENTO DI ARNALDO FORLANI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI
    (Roma, 11 agosto 1970)

    I contrasti sociali e sindacali del 1968 e 1969, nonché le divisioni politiche all'interno del Partito socialista e la progressiva frammentazione del gruppo maggioritario interno alla DC, portano ad una difficile crisi dei rapporti tra le forze politiche del centro-sinistra. La nuova Segreteria politica della DC (Arnaldo Forlani) ed il nuovo Presidente del Consiglio (Emilio Colombo) frenano la frammentazione politica e salvano la formula governativa del centro-sinistra.
    L'on. Emilio Colombo presenta il suo Governo di centro-sinistra il 10 agosto 1970. Nel dibattito, l'11 agosto interviene il Segretario politico della DC Arnaldo Forlani

    * * *

    FORLANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rendo conto che non è questa l'ora più propizia per un discorso ampio come ritengo sarebbe stato forse necessario fare per la democrazia cristiana in questo dibattito; cercherò comunque di riassumere ugualmente, ma con una certa rapidità, gli elementi che considero essenziali per chiarire l'atteggiamento del nostro partito in questa vicenda.
    Quando l'onorevole Rumor, che nella vita del nostro partito ha una sua storia, una esperienza fatta di impegno generoso e intelligente, di equilibrio e di coerenza, decise di aprire la crisi di Governo con il nostro consenso, erano a noi ben presenti le difficoltà di un chiarimento che portasse a rinsaldare le ragioni di una collaborazione che riteniamo utile per lo sviluppo del paese.

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  9. Il voto del 7 giugno era stato un voto di approvazione rispetto alla ricostituita solidarietà di governo tra i quattro partiti. Noi avevamo sempre agito in questi mesi con la preoccupazione di salvaguardare questa possibilità di collaborazione. Lo stesso giudizio che noi avevamo dato della situazione economica, giudizio che cogliendo le difficoltà poneva nella stabilità del quadro politico e del Governo una condizione essenziale per il loro superamento, ci induceva a lavorare per comporre più che per disunire, per rafforzare le possibilità di una collaborazione che avevamo ricostituito con non poca fatica.
    Occorre dire apertamente che è avvenuto in questo periodo non dirò il contrario, ma certamente qualcosa di diverso di quello che si eravamo proposto e per cui avevamo operato con moderazione e con equilibrio. Abbiamo già avuto occasione di rilevare come, sull'onda di una campagna elettorale che aveva esasperato taluni contrasti, anziché ricercare con buona volontà le linee essenziali e necessarie del componimento e di una più omogenea collaborazione, vi è stata invece un'accentuazione dei particolarismi, quasi la ricerca e l'approfondimento dei motivi di contrasto e di divisione, quasi la presunzione che l'elettorato avesse votato solo per ciò che fa diversi e divisi i partiti, e non anche per una proposta e una prospettiva di incontro che rende, come noi pensiamo, agli occhi degli elettori quelle differenze componibili ed utili.
    La situazione si era deteriorata sia fra i partiti, nella ricerca di una soluzione adeguata al problema delle giunte, sia all'interno del Governo, nel necessario rapporto di chiarezza e di fiducia. Noi abbiamo avuto la sensazione precisa che stesse per venir meno quel denominatore comune di rispetto reciproco, di solidarietà operativa senza la quale si finisce col non rispondere insieme solidamente degli impegni assunti dal Governo e ogni discorso e ogni proposito di consolidamento e di sviluppo di una linea politica diventano inutili.
    Nell'incontro richiesto dall'onorevole La Malfa per un esame della situazione economica questa incomprensione era apparsa evidente. La cosa apparve tanto più grave, riconducibile cioè ad un venir meno di volontà politica, proprio perché in realtà non vi era un disaccordo incolmabile nel rilevare gli aspetti di difficoltà e di preoccupazione che la congiuntura presenta.

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  10. Specie di fronte ad uno sciopero generale che riproponeva un metodo di lotta che consideriamo pericoloso per le istituzioni e dannoso per l'economia, al di là di ogni problema particolare e di ogni proposta, a noi appariva soprattutto necessario che in questa situazione un Governo dovesse essere chiaro nella sua linea e nei suoi propositi ed avere in sé il massimo di coesione; ciò se vogliamo che ci sia una risposta dal paese in termini di fiducia e di iniziativa, che renda concreto e possibile un impegno diretto a definire tempi e modi per adeguare l'offerta di servizi sociali in rapporto alle risorse disponibili.
    Questo doveva essere non già il momento della indecisione, ma piuttosto il momento della risolutezza. Occorreva una linea chiara e di piena corresponsabilità tra le forze politiche della maggioranza e nel Governo.
    Ora, abbiamo detto: ora, e non ad ottobre. Perché ora occorre un'azione risoluta, diretta ad evitare i guasti che deriverebbero da un deterioramento ulteriore e progressivo della situazione.
    L'esperienza ha dimostrato come sia difficile trovare capacità di coesione, risolutezza di iniziativa nella politica economica ed in altri aspetti dell'azione di governo quando manchino la chiarezza ed il rapporto di fiducia sul piano politico fra i partiti che concorrono a formare la maggioranza. Le ultime vicende, conseguenti agli impegni che dovevano essere assunti sulla base del voto del 7 giugno, è inutile nascondercelo, erano state in parte per noi deludenti ed avevano finito col pesare negativamente sulla capacità di tenuta del Governo.
    Qui c'è al fondo, onorevoli colleghi, un diverso atteggiamento; ci possono essere cioè due modi di concepire il significato di una linea politica e ciò che la sua accettazione comporta. Noi crediamo alle possibilità di sviluppo della politica di collaborazione tra i quattro partiti e contrastiamo e contrasteremo ogni atteggiamento e ogni tendenza diretti a considerare questa collaborazione come il risultato di una provvisoria aggregazione a fini di potere. Lo ripetiamo: il centro-sinistra concepito come male minore e provvisorio, all'interno del quale ognuno tira a suo piacimento in direzioni diverse preparando altri sbocchi e soluzioni contraddittorie, non è quello che noi vogliamo.
    Questo è il processo negativo che l'onorevole Rumor ha interrotto, che noi siamo impegnati ad interrompere se vogliamo che questa coalizione si muova ancora nella prospettiva democratica del paese, in modo produttivo ed efficace.

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  11. Crediamo nella funzione diversa, nel ruolo originale che ognuno dei quattro partiti ha nella vita del paese, ma ci siamo mossi insieme perché siamo convinti che queste forze siano componibili; espressive di esigenze differenziate, ma concorrenti insieme ad una prospettiva di sviluppo democratico che non è perseguibile con efficacia senza una comune assunzione di responsabilità nel Governo, nel Parlamento e nel paese. Il voto del 7 giugno indica in modo chiaro che il paese condivide questa nostra convinzione; il voto per le regioni è stato un voto politico e ha avuto questo significato.
    Bisognava evitare, bisogna evitare, di disperdere ed alterare il senso di quel risultato, evitare che venga utilizzato per cose diverse ed estranee alla volontà degli elettori.
    Negli accordi che avevano reso possibile la formazione del Governo Rumor il problema delle giunte era stato previsto e trattato nella comune consapevolezza del fatto che questo sarebbe stato un punto di verifica importante. Desidero però chiarire ancora agli onorevoli colleghi che la nostra non è stata una posizione di intransigenza astratta. Siamo per soluzioni ragionevoli, progressive, secondo una linea di sviluppo e non di arretramento rispetto a ciò che abbiamo messo insieme fino a questo momento.

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  12. Il nostro è l'atteggiamento di chi crede utile, necessaria questa collaborazione, di chi ha fatto il possibile nei mesi scorsi per promuoverla e per avviare insieme una grande riforma istituzionale che non può essere lasciata a se stessa, ma deve essere coordinata secondo una prospettiva unitaria, nazionale e democratica.
    Le dimissioni dell'onorevole Rumor sono state rassegnate, dunque, ai fini di un chiarimento e di una ripresa. Qualcuno ha detto in questo dibattito che non potremo andare avanti a lungo. Io mi auguro, naturalmente, il contrario. Il mio partito se lo augura in modo sincero e farà tutto il possibile perché questo avvenga. Ma una cosa è certa: quando la crisi è intervenuta, il centro-sinistra stava per fermarsi. All'onorevole Rumor, che si è fatto carico con grande onestà e con assoluta dirittura morale di queste preoccupazioni e di queste esigenze, il partito della democrazia cristiana è grato (Vivi applausi al centro). Così come lo ringraziamo per l'efficacia con cui ha portato avanti in un periodo difficile, e talvolta aspro, l'esperienza che insieme avevamo voluto e che è stata necessaria, utile per il paese. Il ringraziamento che rivolgiamo all'onorevole Rumor, al vicepresidente del Consiglio onorevole De Martino e a tutti i componenti del Governo che continuano il loro impegno anche nel nuovo ministero per la azione da essi svolta in momenti difficili per il paese, non è formale. Esso risponde ad un giudizio che guarda con obiettività al lavoro svolto e ai risultati conseguiti.

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  13. Ai governi presieduti dall'onorevole Rumor va riconosciuto il merito di avere risolto questioni sociali e problemi istituzionali che segnano momenti decisivi di avanzamento. Lo statuto dei lavoratori, la legge per le pensioni, l'attuazione dell'ordinamento regionale, l'azione costruttiva svolta per favorire importanti rinnovi contrattuali sono elementi che qualificano quei governi tra quelli che meglio hanno portato avanti una complessa iniziativa riformatrice secondo un disegno moderno e democratico.
    Abbiamo raggiunto, onorevoli colleghi, con la crisi il chiarimento che ci eravamo proposto? Ha detto bene il Presidente del Consiglio, onorevole Colombo, nelle sue dichiarazioni che più che da questo dibattito, la risposta in un senso o nell'altro ci verrà dalle cose, dai fatti che seguiranno nelle prossime settimane. Se la crisi non fosse stata aperta in una visione di insieme con un chiaro proposito ricostruttivo, ma fosse intervenuta su un diverso fatto oggettivo, polemico e dirompente, non dominabile dalla democrazia cristiana, una cosa è certa: difficilmente avremmo potuto tentare di ricostituire oggi questo rapporto di collaborazione.
    Che la democrazia cristiana abbia dovuto subire la parte più consistente delle polemiche (e anche in questo breve dibattito abbiamo dovuto sopportare le maggiori critiche e le maggiori incomprensioni) non è cosa che deve spaventarci, se abbiamo la consapevolezza che operando come abbiamo operato abbiamo consentito di tenere aperta una strada che altrimenti si sarebbe chiusa, forse in modo irrimediabile, almeno per lo svolgimento di questa legislatura.
    Ecco, noi abbiamo, onorevoli colleghi, questa consapevolezza! Non abbiamo certo risolto tutti i problemi, ma abbiamo forse salvaguardato le condizioni perché i problemi possano essere risolti secondo la linea politica che abbiamo scelto. E d'altronde questo dipende dagli altri non meno che da noi. Anzi dipende ormai forse più dagli altri che da noi, anche se per ragioni polemiche può far comodo attribuire sempre alla DC ogni responsabilità.

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  14. Anche se ci sono state come sempre in tutte le cose esagerazioni e toni apocalittici che non hanno servito molto a chiarire le questioni, non vi è dubbio che lo svolgimento della crisi ha avuto alcune linee tortuose e momenti di dura difficoltà. L'appunto che l'onorevole Andreotti aveva trasmesso ai quattro partiti di centro-sinistra delineava una piattaforma politica e programmatica coerente con le indicazioni, e gli atteggiamenti della democrazia cristiana. Il documento si proponeva dichiaratamente come base di discussione e conteneva nelle premesse politiche e nelle proposte operative gli elementi di confronto e di verifica sui quali i partiti avrebbero potuto accertare le condizioni di una ripresa della collaborazione di governo. Dico questo non solo per rendere cordiale riconoscimento a nome del mio partito al tentativo dell'amico Andreotti (Applausi al centro), ma perché sia chiaro che noi consideriamo il nostro atteggiamento, nelle diverse fasi della crisi, lineare e conseguente rispetto alle preoccupazioni dalle quali eravamo partiti.
    Le esigenze poste dalle dimissioni del Governo Rumor trovavano già in quelle proposte la possibilità di un confronto e di una risposta. La precisa contrapposizione ideologica e politica al partito comunista era rappresentata nel documento del Presidente del Consiglio incaricato in modo chiaro come condizione di solidarietà per il Governo di centro-sinistra. Così come i modi di comportamento richiesti ai partiti della coalizione servivano forse più di qualsiasi affermazione di principio a stabilire le linee proprie di un corretto rapporto parlamentare tra maggioranza e opposizione.
    Il giudizio sulla situazione economica era condiviso dalla democrazia cristiana ed era coerente con le valutazioni già espresse dal nostro consiglio nazionale, così come le proposte programmatiche erano dirette a far fronte in modo concreto e contestuale agli aspetti più preoccupanti della congiuntura e all'esigenza delle riforme relative ai servizi sociali di base.

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  15. E' evidente che un rapporto nuovo e leale di impegno e di collaborazione non nasce solo perché si sottoscrive un documento che questo tipo di rapporto propone. Nessuno lo ha mai pensato e tanto meno lo abbiamo pensato noi. Sono i comportamenti, è la concreta linea operativa dei partiti, è la concordanza dell'azione di Governo rispetto agli impegni programmatici a stabilire la solidità e la chiarezza di un rapporto di collaborazione, la capacità di tenuta e di sviluppo di una linea politica che si incarni in una formula ministeriale. Noi leghiamo strettamente i due aspetti del problema, e l'onorevole Colombo lo ha fatto assai bene nel documento da lui predisposto e ieri nelle sue dichiarazioni programmatiche al Parlamento.
    Accanto alla definizione della linea politica e coerentemente con le sue indicazioni, la questione delle giunte offriva ed offre, in termini attuali, il terreno di verifica di una comune volontà, di un impegno capace di dimostrare il grado di fiducia ed il carattere che vogliamo imprimere alla nostra comune proposta. Se la collaborazione di governo deve essere espressiva di una linea politica di sviluppo democratico e cercare nel paese il massimo di solidarietà e di corrispondenza, è chiaro che essa deve realizzare un collegamento serio e coerente alla periferia, nei comuni, nelle province, nelle regioni. E' importante, a questo proposito, che si sia convenuto nell'impegno di estendere la collaborazione e il collegamento nelle giunte nella più larga misura possibile secondo le indicazioni contenute nel documento che presiedette alla formazione dell'ultimo Governo Rumor, che erano ripetute negli appunti dell'onorevole Andreotti e che sono state chiaramente riaffermate nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio, onorevole Colombo. Confermando il centrosinistra in tutte le situazioni nelle quali era già stato realizzato, il problema si poneva e si pone con aspetti di maggiore difficoltà in quei casi dove esso si presenta possibile per la prima volta, in alternativa a giunte di sinistra con il partito comunista. Abbiamo constatato che esiste al centro una volontà di arrivare, anche in questi casi, nella maggiore misura possibile e comunque in prevalenza a giunte di centro-sinistra secondo gli impegni che erano stati assunti. Naturalmente noi comprendiamo che non sempre le caratteristiche interne, il metodo e la fisionomia dei partiti consentono una così automatica e pronta corrispondenza, come in questo caso sarebbe desiderabile, tra centro e periferia. Ma dobbiamo avere tutti, accanto alla determinazione, anche la costanza e la pazienza di perseguire i risultati che ci siamo proposti.
    Noi saremo franchi nel nostro rapporto di collaborazione. Su questo non debbono esserci dubbi, e non serve, non servirà a nessuno prendere ad alibi delle proprie incertezze od eventuali inquietudini la complessa realtà della democrazia cristiana. Una realtà che corrisponde ad una visione democratica della politica e della società, non viziata da suggestioni mitologiche ed irrazionali, ed in virtù della quale ci dividiamo nelle discussioni ed anche nella scelta degli uomini, ma raccogliamo anche in sede elettorale un così largo consenso popolare che resta la garanzia più solida nella difficile esperienza democratica del nostro paese.

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  16. So bene che, come è avvenuto in questo dibattito, molti, in un periodo in cui la moda ed i miti si trasmettono con la rapidità del fulmine, continueranno a ripetere che tutto dipende sempre ed in ogni caso dalle correnti o dalle contraddizioni interne della democrazia cristiana. Non nego affatto che atteggiamenti, più o meno di criterio, ora dell'uno ora dell'altro, contribuiscano ad accreditare talvolta queste convinzioni, ma esse appartengono pur sempre in una larga misura alla categoria dei luoghi comuni. In realtà certi episodi di dissenso o di contrasto personale non hanno da qualche tempo alcun peso reale nel corso evolutivo della vita del nostro partito e nelle decisioni e nelle scelte che andiamo operando. E credo, ho motivo di ritenere che sarà sempre più così, anche se molti, me ne rendo conto, faticheranno un poco a riconoscerlo.
    Così, anche se molti continueranno a dire che tutto dipende dalle contraddizioni interne del nostro partito, io ripeto che la crisi del Governo Rumor è nata dall'esigenza di sciogliere alcuni nodi che, se si fossero stretti ulteriormente, avrebbero non solo soffocato il centro-sinistra, ma gli avrebbero impedito ogni possibilità di rinascere nel prossimo futuro. Rumor ha dunque agito costruttivamente. Noi non abbiamo sciolto, non siamo riusciti a sciogliere tutti i nodi (Commenti all'estrema sinistra), ma certo ne abbiamo allentati alcuni e, se ci sarà decisione, buona volontà, altri potranno essere sciolti nel prossimo futuro.
    Abbiamo detto con precisione, subito, che il fine della nostra azione era la ricostituzione di un Governo di centro-sinistra, su basi di maggiore solidità.
    Abbiamo lavorato perché la esigenza di chiarimento fosse condivisa nella ricerca di una soluzione che rendesse più sicura ed efficace la comune linea politica e per impedire che questa esigenza diventasse, invece, un punto di partenza per arrivare a conclusioni diverse, per impedire cioè che prevalessero le spinte e le tendenze di chi nei partiti e nel paese a questa linea non ha mai creduto o non credeva più, e la riteneva ormai impraticabile.
    Noi crediamo con il Presidente del Consiglio alla utilità, alle necessità di questo rapporto di collaborazione, un rapporto che, come egli ha detto, è difficile e tuttavia utile, necessario per il paese in questa fase del suo sviluppo e di profonda trasformazione.

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  17. Né la situazione del paese, né le nostre convinzioni ci consentono di ritenere valide ipotesi alternative che prescindano dalla necessità di costruire con pazienza, con tenacia, con fermezza la prospettiva democratica del paese in un rapporto di collaborazione tra forze politiche diverse e tuttavia, per tradizione e per collegamento sociale, capaci di rappresentare l'alternativa democratica rispetto alla suggestione comunista.
    Il partito comunista italiano si era proposto, con le ultime elezioni amministrative e regionali, un obiettivo politico generale di carattere prioritario: abbattere la coalizione di centro-sinistra e con ciò aprire la strada per una situazione nuova, nella quale il PCI arrivasse a divenire il garante, l'arbitro, il condizionatore della possibilità stessa di governare.
    Per raggiungere questo scopo, il partito comunista ha strumentalizzato le lotte sindacali, smentendo sul terreno dei fatti tutta la problematica portata avanti in questi anni dai sindacati, intorno alla loro autonomia e alle ipotesi di unità (Commenti all'estrema sinistra).

    BUSETTO. Questo è poco serio!

    FORLANI. Nel complesso, il partito comunista italiano ed il partito socialista di unità proletaria sono usciti però indeboliti dalla prova elettorale, che ha visto invece un rafforzamento dei partiti del centro-sinistra (Commenti all'estrema sinistra).
    Non dimentichiamo come ci siano state portate, a prova della funzione essenziale del partito comunista, dello spazio aperto in Italia per un'ulteriore espansione, le ore di sciopero effettuate nel 1969. Analisi fatta propria da Breznev a riprova della strumentalizzazione effettuata dal comunismo a danno del movimento sindacale (Proteste all'estrema sinistra). Come abbiamo visto, essa ha trovato per ora una smentita nei fatti. Essa è il risultato di una tattica e di una strategia che finirebbero oggettivamente per indebolire il movimento sindacale nel suo complesso, nella misura in cui rappresentano, al di là delle parole, una ipoteca grave posta al processo di autonomia dei sindacati.

    INGRAO. Avete paura dell'unità sindacale!

    FORLANI. Questa linea, onorevole Ingrao, ha significato e significherebbe altresì sacrificare qualsiasi sforzo per proporre una linea alternativa per la soluzione dei problemi economici e sociali. Non c'è dubbio, infatti, che il trionfalismo sulle ore di sciopero dimostra un atteggiamento del tutto acritico di fronte alla evidenza della realtà: e cioè che la stagnazione degli incrementi di produzione e di produttività vale solo a vanificare le basi materiali sulle quali poggia qualsiasi ipotizzabile strategia delle riforme (Commenti all'estrema sinistra).
    Sembra ora che un ripensamento tattico sia intervenuto nel partito comunista. Vedremo nel prossimo futuro la portata di questo ripensamento, che non perde mai di vista l'obiettivo di accrescere le possibilità di pressione di quel partito sulle altre forze di sinistra e in particolare sul partito socialista italiano.
    La strada del rafforzamento elettorale del partito comunista italiano aveva l'obiettivo dunque di abbattere il centro-sinistra; aveva l'obiettivo di trarre nella sfera di influenza del partito comunista il partito socialista italiano; di porre il partito comunista nella condizione di garante della possibilità stessa di governare, come ho detto. Noi dobbiamo, onorevoli colleghi, essere in grado di cogliere in profondità la risposta che a questa linea è stata data dall'elettorato.
    Ed è qui, su questi problemi che coinvolgono, a seconda della risposta, il tipo di sviluppo e la prospettiva democratica del paese, che passano le linee di un chiarimento che non ci stancheremo di portare avanti, non accettando spinte reazionarie, ma neppure ambigui adescamenti; che cercheremo di portare avanti con un discorso serio e fermo che abbia presenti tutti i dati della situazione interna ed internazionale e la realtà dei movimenti e delle forze politiche e sociali.

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  18. La posizione assunta dal Governo e la chiara affermazione del Presidente del Consiglio sono da noi pienamente condivise e costituiscono, rispetto alla strategia del partito comunista, la risposta esplicita di una coalizione democratica consapevole del significato della propria autonomia in rapporto a questo che è problema non marginale o secondario, ma centrale e decisivo.
    La situazione economica e la realtà sociale, con tutta la carica di tensione che esprimono, richiedono una guida politica autorevole, la più larga e rappresentativa possibile delle forze democratiche, un fronte largo che sia capace di impegnare il massimo di energia. Nello stesso momento viene a maturazione e ci richiama a particolari responsabilità la fase forse più impegnativa di attuazione dell'ordinamento regionale, quella destinata a decidere sui contenuti reali di potere politico e di partecipazione del nuovo istituto.
    Ecco dunque come nel vasto processo in atto, che vede le forze sociali e della cultura assumere ruoli nuovi e più propri di un sistema democratico moderno; nella linea che tende ad assegnare alla scuola un ruolo critico e creativo nel processo di sviluppo della società; nella prospettiva regionalistica che è di alternativa rispetto al modello centralizzato di organizzazione dello Stato, si deve riconoscere un nostro preciso disegno politico che tende a determinare la più piena rispondenza al modello costituzionale e lo pone, attuale e vivo, al centro di un impegno politico che ci fa guardare con fiducia ai tempi nuovi richiamando le energie migliori per un rinnovamento profondo del costume e della vita sociale e politica. E' evidente che nello svolgimento della crisi e sulla necessità della sua soluzione ha pesato in modo decisivo la situazione economica e hanno pesato gli effetti inquietanti della congiuntura. Se la produzione non riprendesse ad accrescersi con ritmo accelerato, adeguato all'espressione della domanda, si creerebbe un vuoto inflazionistico con gravi conseguenze. Bisogna riaffermare chiaramente che il paese, che la democrazia cristiana di questa esigenza non può non farsi fedele interprete, così come fece De Gasperi nel 1947: il paese non può permettersi in alcun modo un'inflazione che a lungo andare distruggerebbe le basi stesse del nostro sviluppo economico.
    Anche in questo particolare periodo, che vede in tutti i paesi aumenti dei prezzi di ordine assai rilevante, bisogna affermare questa convinzione e agire di conseguenza. L'onorevole Colombo è l'uomo giusto per affrontare in questo momento, con autorità indiscussa, un impegno che per altro corrisponde ad una linea da lui indicata come ministro del tesoro, un impegno che corrisponde a sue precise convinzioni.
    Le linee programmatiche e gli obiettivi che il Governo si propone sono da noi condivisi e corrispondono alle indicazioni che la democrazia cristiana ha dato anche durante lo svolgimento della crisi. Il programma del Governo è realistico, corrisponde alle giuste richieste del paese, avrà il nostro pieno appoggio.
    Non si può non essere d' accordo sul fatto che Ia politica di bilancio debba avere tra gli scopi principali quello di consentire il superamento delle difficoltà di approvvigionamento in cui si trovano gli istituti di finanziamento a medio e a lungo termine, dalla cui attività regolare dipende in larga misura il processo degli investimenti produttivi. È evidente, per altro, che la politica di bilancio non è di per sé sufficiente e che opportune misure dovranno essere adottate, ivi incluse alcune di ordine fiscale, per rendere possibile una ripresa di finanziamenti al sistema produttivo.

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  19. In questo quadro dovranno essere collocate nuove norme che sostituiscano quelle scadute il 30 giugno 1970 in tema di credito agevolato per le piccole e medie industrie. Non devo certo ricordare a lei, onorevole Presidente del Consiglio, che queste aziende continuano ad essere, anche nei sistemi più avanzati del nostro, uno dei pilastri fondamentali dell'occupazione e dello sviluppo e che in Italia intere regioni si reggono prevalentemente su un tessuto di piccole e medie imprese. D'altro canto sono proprio queste che sono state toccate con maggiore incisività dalle conseguenze dei massicci aumenti salariali dell'ultimo anno e dalla scarsa liquidità del sistema creditizio.
    È nell'ambito della politica di piano che deve essere precisata ed attuata una nuova normativa in tema di Mezzogiorno e di aree depresse del centro-nord. Gli anni '70 si aprono, da questo punto di vista, con una prospettiva favorevole, per vari ordini di considerazioni. In primo luogo sono già stati programmati da centri imprenditoriali pubblici e privati grandi investimenti che possono incidere fortemente sulla struttura produttiva delle regioni meridionali, provocando, se opportunamente secondati, mutamenti qualitativi prima d'oggi impensabili.
    In secondo luogo, come ella, onorevole Presidente del Consiglio, ha ricordato, siamo all'inizio dà una nuova fase della costruzione di una unità economica (e, noi ci auguriamo, anche politica) dell'Europa, che coincide con l'attribuzione della presidenza della Comunità ad un nostro amico e collega, l'onorevole Malfatti, al quale vorrei rivolgere un saluto cordiale e un fervido augurio, nella convinzione che egli saprà portare in questo grande processo costruttivo e unitario un contributo originale e importante di entusiasmo e di intelligenza; una nuova fase che non potrà non considerare il problema del Mezzogiorno e delle altre aree depresse in una giusta prospettiva europeistica, mobilitando nuove energie e prospettando soluzioni di più ampio respiro.
    Ma non è solo operando sulle strutture sociali ed economiche che si porta avanti una società e se ne garantisce l'ulteriore sviluppo (Commenti). Anzi, è proprio a livello della coscienza civile che questo trova fondamento e il necessario ancoraggio. Così è necessario non rinunziare, ma anzi porsi con decisione, ad un impegno di crescente moralizzazione del costume pubblico e privato.

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  20. Lottare contro la corruzione ovunque, nel Governo, nelle forze politiche, nei pubblici uffici, nella società per arrivare a chiedere e a pretendere da tutti comportamenti degni di un paese che voglia essere civile. Onorevole Colombo, se questa potesse essere anche una caratteristica dell'impegno del Governo, io credo che ella renderebbe un servizio non minore di quello che attiene alla soluzione dei problemi dell'economia.
    Così mi sia consentito di ripetere la nostra opposizione rispetto alla proposta di legge, in discussione al Senato, per l'introduzione del divorzio in Italia. Noi dobbiamo ribadire le ragioni che hanno determinato la nostra ferma opposizione: si tratta di un provvedimento che, nel quadro delle stesse legislazioni divorziste, assume posizioni estreme e gravi in ordine alla stabilità del rapporto familiare, alla tutela del coniuge incolpevole ed ai problemi che si aprono riguardo alla prole e al suo avvenire. Questa proposta si inserisce, così come è formulata, in un quadro di tendenze presenti nelle società cosiddette opulente o consumistiche, là dove gli stessi rapporti umani fondamentali subiscono la spinta meccanica di sistemi i cui valori non rispondono spesso a motivi di solidarietà. Noi crediamo che una società migliore non possa crescere su queste basi. Al contrario, proprio la necessità di garantire anticorpi efficaci, in grado di tutelare la saldezza dell'organismo sociale, ci conferma nella convinzione che solo da una più piena espansione dei valori espressi dalla famiglia può venire una più forte e sicura possibilità di progresso per tutta la comunità nazionale; un progresso che porti il nostro paese, con i suoi caratteri e con la sua cultura, a un nuovo ruolo di presenza e di iniziative, costruttivo e democratico.
    È stato rilevato da quasi tutti i colleghi che sono intervenuti in questa discussione che nei rapporti internazionali ci troviamo di fronte al progredire di iniziative responsabili che tendono a ridurre gli elementi di tensione, specie nel medio oriente.
    Le iniziative intraprese dai nostri governi per una soluzione equa della questione mediorientale, i nostri tradizionali amichevoli rapporti col mondo arabo non meritavano certo una così ingiusta decisione qual è quella contenuta nel recente decreto del consiglio libico della rivoluzione che colpisce duramente la nostra operosa comunità.
    A questa grave iniziativa il Governo ha risposto con equilibrio, preoccupato soprattutto di difendere e tutelare gli interessi legittimi dei nostri connazionali. Noi siamo pienamente solidali con i propositi espressi dal Presidente del Consiglio, a nome del Governo, e con l'impegno di dare ai nostri connazionali il sostegno più pieno in un così difficile momento.
    La fase introduttiva e di approfondimento dei temi e degli obiettivi della conferenza sulla sicurezza europea, il ritiro delle forze americane dalla Cambogia, che riporta in ambito più circoscritto la tragedia del sud-est asiatico, la possibilità concreta di espansione del ruolo politico dell'Europa nella nuova fase che sta per aprirsi con le prossime trattative, sono tutti elementi che hanno in sé la possibilità di favorire e consolidare i processi di riduzione delle aree di conflitto.

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  21. Condizione preliminare perché questo possa accadere, è la ricerca di un equilibrio articolato che, pur tenendo conto con serietà dei rapporti di forza e della necessaria sicurezza per ciascun popolo nell'ambito delle scelte da esso compiute, non riduca, ma ampli la ricerca di tutta quella rete di rapporti e di scambi che può favorire una più completa comprensione del ruolo di ciascun popolo.
    L'intesa raggiunta a Mosca con la firma dell'accordo fra Germania federale e Unione Sovietica segna una fase nuova, aperta a costruttivi sviluppi nel processo di distensione e di dialogo tra est ed ovest. Il trattato in questione, favorendo la stabilizzazione dei rapporti internazionali in un'area così decisiva com'è quella dell'Europa centrale, consente un progresso che può divenire assai rilevante. Se ad esso si accompagnerà, con l'accettazione del piano Rogers e la progressiva pacificazione nel medio oriente, una parallela riduzione della tensione nell'area del Mediterraneo, avremo di fronte a noi condizioni nuove per operare in direzione di un equilibrio più solido e stabile. La stessa conferenza per la sicurezza europea ne verrà favorita e ad essa potremo giungere avendo ridotto i più forti elementi di preoccupazione e di tensione.
    Deve essere ben presente a noi stessi in questo momento, così aperto alle speranze migliori, la convinzione che l'ulteriore approfondimento delle possibilità di distensione e di dialogo in Europa e nel Mediterraneo è in rapporto diretto con una parallela riduzione della tensione anche nelle altre aree del mondo: la pace è in sé indivisibile – ha ricordato il Presidente del Consiglio – e non resisterebbe a lungo alle tensioni prodotte dal permanere di altri conflitti.
    Inoltre dobbiamo ricordare a ciascuno che condizione di un autentico processo di distensione è il rispetto della libera determinazione per ciascun popolo. Certo, dalla Grecia a tutti i paesi dell'Europa orientale!
    Non siamo tra quelli che ignorano il valore di una realistica valutazione dei rapporti internazionali, né ci sfuggono le ragioni storiche e politiche determinanti nelle alleanze e nelle scelte alternative tra paesi retti da diversi sistemi politici. Ma sappiamo anche che per lavorare nel profondo, per favorire una tendenza realistica di distensione, occorre un rapporto tra i blocchi in cui si apra e sia garantita una funzione originale per i singoli paesi.

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  22. Queste osservazioni, che cadono nel secondo anniversario della invasione della Cecoslovacchia, confermano le ragioni di fondo della nostra profonda condanna, rappresentano un invito fermo a non ritenere mai che sia possibile davvero recuperare nel profondo delle coscienze democratiche una seria credibilità attraverso una distensione tra i blocchi che sia contraddetta così gravemente nei rapporti interni ad essi. Lì sta invece la dimensione vera da cui si deve partire per creare condizioni più giuste, più sicure ragioni di comprensione e di dialogo. Lì sta la misura e la convinzione di una disponibilità autentica in favore di una pace che, passando a livello di Stati, deve essere anche garantita nelle coscienze e nei valori dei popoli.
    In questa prospettiva sarebbe assai grave e fonte di permanente tensione sottovalutare la questione rappresentata dalla crescente presenza della Cina nello scacchiere internazionale. Rispetto alle tendenze che spingono in direzione dell'accerchiamento, occorre far posto a una seria, coraggiosa iniziativa che punti con pazienza e decisione insieme a rendere corresponsabile e partecipe il grande paese asiatico alla costruzione di un equilibrio internazionale realistico e pertanto capace di avvicinare davvero più profonde condizioni di pace. Nessuno può nascondersi che da queste scelte derivano implicazioni decisive per i gravi problemi dell'Indocina e di tutto il sud-est asiatico. A queste linee, nella ferma e coerente riaffermazione delle ragioni e della validità delle alleanze di cui siamo parte, si sono richiamati il Governo e il Presidente del Consiglio. È una vasta iniziativa quella che dobbiamo portare avanti, capace di assicurare alla legislatura il suo pieno corso, il suo utile svolgimento.
    Onorevole Presidente del Consiglio, noi condividiamo anche l'opinione che ogni vicenda politica ed ogni proposito di chiarimento trovino espressione e possibilità di soluzione in sede parlamentare. Noi per questo ci impegniamo, non ignorando però la complessa realtà e le ragioni che nel nostro paese hanno portato i movimenti politici a configurarsi in un certo modo e con una loro necessità di iniziativa e di decisione.
    Approvando le sue dichiarazioni, io confermo che esse sono coerenti, nella misura del possibile, con gli orientamenti della democrazia cristiana. Nei suoi confronti, onorevole Presidente del Consiglio, non vi è soltanto un rapporto di solidarietà conseguente alla indicazione anche personale che il partito di maggioranza relativa ha unanimemente fatto. Vi è la convinzione che questo Governo da ella presieduto possa operare nel modo migliore, con autorità, con prestigio, con efficienza. La solidarietà dei partiti di centro-sinistra deve consolidarsi nell'impegno e nell'attuazione concreta degli accordi programmatici intervenuti.

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  23. Gli sforzi compiuti per consentire la ripresa di questa collaborazione non debbono andare delusi, e noi faremo tutto ciò che dipende dalla nostra parte perché così possa essere. La stabilità politica alla quale giustamente e con insistenza ella si è richiamato, è legata insieme alla correttezza e alla lealtà dei rapporti fra i partiti della maggioranza e alla capacità del Governo di assumere la iniziativa nella soluzione dei problemi.
    È di fronte ai problemi e al difficile e quotidiano impegno del Governo a risolverli che si rende stabile e sicura la collaborazione democratica. Non abbiamo incertezze nel sostegno che diamo a questo nuovo Governo; non ne abbiamo per quanto riguarda la sua fisionomia, i suoi obiettivi, le sue indicazioni programmatiche, e soprattutto per quanto attiene alla volontà politica del Presidente del Consiglio e dei suoi collaboratori di realizzare con coraggio e con tenacia gli impegni che sono stati assunti.
    La solidarietà della democrazia cristiana è completa e senza riserve, nella convinzione che l'attuale compagine governativa rappresenti la risposta giusta e adeguata alle attese del paese e alle speranze dei cittadini (Vivissimi applausi al centro — Molte congratulazioni).

    On. Arnaldo Forlani
    Camera dei Deputati
    Roma, 11 agosto 1970

    (fonte: Camera dei Deputati - Atti parlamentari - Resoconto della seduta di martedì 11 agosto 1970)

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  24. Per un film dadaista e quantomai sleazy. Commento quanto mai sleazy, dadaista e incomprensibile, nessuno mai più di Savona. E Forlani. Almeno non l'avrete dovuto ascoltare. Tale discorso sarà potuto durare tra le celebri pause umettate di bavetta, anche quattro ore.

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  25. napoleone, ero proprio curioso di capire dove volevi andare a parare, ahah! santi numi, non ce la farei mai a leggere quella roba. ne ho giusto preso qualche assaggio, mi sembrava di essere in Todo Modo.

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  26. giusto. Savona però è molto più divertente dello sbavante e logorroico politico. non lo pensa anche lei, onorevole napoleone? :DDD

    p.s.: un saluto a Nick, che con tutto 'sto forlaniare me lo stavo perdendo :)

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  27. napoleone 'sti cazzi. ma dell'onorevole Forlotti in "Attenti a quei P2" mi dici niente? ;o)

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  28. Porca puttana. Tremendo Forlani, roba da farla finita come la vecchia ne "L'Aereo più pazzo del mondo". Grande Napoleone.

    Ciao Harmò! Ciao Nick! Anvedi!

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