Oggi, involontariamente, faccio un'incursione nella rassegna del noir francese che sta curando l'amico Napoleone. Questo film, da Olimpo assoluto non solo di genere, rientra in una serie di titoli in qualche modo legati a Milano, città che mi ospita dalla nascita, che ho deciso da tempo di vedere.
Abel Davos (Lino Ventura) è un gangster in permanente fuga, anzitutto dalla Francia dov'è ricercato per omicidio (prevedeva la pena di morte ai tempi) ma poi anche da altri paesi europei, Svizzera, Italia, dove ormai si trova all'occorrenza a dover fare rapine per mantenere moglie e 2 figli abbastanza piccoli al seguito. Sono sempre in movimento e persino il film risulterà essere alla fine per certi aspetti un on-the-road. Ultima rapina a Milano, dove parte la storia, per finanziare un necessario viaggio di ritorno in Francia che passerà per il confine ligure, da Sanremo e Mentone. Sarà uno sbarco tragico: intercettati dalla finanza seguirà una sparatoria dove la moglie e l'amico fidato di Abel moriranno. Solo coi bambini a Nizza, chiama amici a Parigi che lo possono aiutare a raggiungere la capitale, dove arriverà a bordo di un'ambulanza guidata da Eric Stark (Jean-Paul Belmondo), tizio che non conosce inviatogli dagli amici stessi che però, così facendo, daranno ad Abel un "messaggio". Eric si dimostrerà affidabile e diventerà il miglior amico di Abel (arriverà persino ad affidargli il futuro dei figli se diventasse necessario) fino al drammatico epilogo, però il fatto che amici, tutti in debito di riconoscenza con lui, non si siano mossi di persona per aiutarlo non gli fa tornare i conti e l'arrivo a Parigi confermerà ogni suo dubbio.
Inutile e molto controproducente rivelare altro della trama per chi non l'ha visto.
Quella di Abel è una tragedia epica. Criminale sì, ma con un radicato senso per l'amicizia e la famiglia, assistiamo al suo lento e irreversibile annientamento sociale. Gli stessi impegni familiari e di amicizia che ha lo spingeranno ulteriormente nel baratro dove si getterà coi suoi stessi piedi. Prima la morte della moglie e di un suo carissimo amico a Mentone, poi la perdita degli amici che non lo aiutano come lui necessiterebbe e come meriterebbe, anche solo per ricambiare i favori da lui fatti a loro in passato. Alla perdita degli amici se ne accompagnano altre a corollario. Infine la necessaria, indispensabile, separazione dai figli per i quali provvederà anche affinché gli venga cambiato il cognome, un dettaglio quest'ultimo che sembra banale in realtà è terribile. E' la storia di una morte che precede quella organica, che vedi già dall'inizio e alla quale Abel va incontro salvando il salvabile sempre però a schiena dritta. Sarà implacabile, con gli altri e con sé stesso.
Il film è Perfezione Assoluta di riprese, dialoghi, trama, scene d'azione alcune prevedibili altre che ti colgono all'improvviso. Mai una sosta, quando tira sollievo l'azione è la tensione, la carica di Abel in particolare, le decisioni che deve prendere a rapirti. Ogni tanto una voce fuori campo a spiegarti qualcosa, per il resto solo il silenzio e i rumori in presa diretta a regnare sovrani, con rari momenti accompagnati da musiche "jazz".
Lezione di Cinema noir!!
Tanti i momenti da focalizzare, l'elenco dei frame nel video sotto che ho preparato sarà lungo. Ce n'è però uno che passa un po' in sordina che desidero sottolineare.
Dopo il fattaccio di Mentone Abel si trova da solo coi 2 bambini, come detto. La morte di una moglie e di una madre è una tragedia per qualsiasi famiglia ma qua la famiglia, quello che ne rimane, non ha tempo per pianti e commemorazioni. Il cadavere sarà sequestrato dalla polizia, figuriamoci, e loro sono ancora in fuga, impegnati a nascondersi, trovare luoghi dove dormire. Il Bisogno supera tutto. Vedremo poi alla fine che non sarà una sofferenza dimenticata, affatto, e che quel dolore in Abel lavora come un cancro interno. Io, per indole ed esperienza di vita personale, ho mantenuto un occhio attento sui figli. Questi resteranno lucidi, composti, completamente fiduciosi del padre senza dubbi né condizioni da porre. Ciò avviene con grande realismo, non è qualcosa che alla fine pensi "sì, ma è un film", pensi invece che, nel dramma, è qualcosa di bellissimo da vedere, soprattutto se sei un padre. M'è scappato più di un capillare dall'autocontrollo.
La locandina francese, giustamente, è tutta per lui, Lino Ventura, pilastro del Cinema francese "che fu", e del noir in particolare. Mi limito solo a citare due capolavori di Jean-Pierre Melville presenti qua nel blog che lo vedono protagonista con una tale bravura che è impossibile pensare ad altri interpreti: "Le deuxieme souffle - Tutte le ore feriscono... l'ultima uccide" (1966) e "L'armée des ombres" (1969). Indimenticabile anche ne "Cadaveri eccellenti" di Francesco Rosi (1976). La locandina italiana pur bella, che ho quindi voluto riportare, mette in primo piano Jean-Paul Belmondo contro il quale non ho nulla, anzi!, anche la sua è una prova notevole in "Classe tous risques - Asfalto che scotta" come in altri film (vedi ad. es. "Peur sur la ville (aka: The Night Caller) - Il poliziotto della brigata criminale" (1975) in questa stessa rassegna), ma qua deve abbassare la cresta di fronte a colui che è stato tra i maestri di fatto per tutti gli attori, francesi e non, e che proprio qua si vedrà per la prima volta in un ruolo da protagonista assoluto. Facciamo che la guardiamo da quest'altro punto di vista, e cioè che Lino Ventura è in alto e Jean-Paul Belmondo appena più in basso, così rispettiamo le corrette gerarchie.
Visione imprescindibile.
Curiosità #1:
Nell'appartamento di Stark, come potrete notare dai frame nel video sotto, si vedono ben 2 manifesti delle Olimpiadi di Roma del 1960, stesso anno di uscita del film. Omaggio da parte di Claude Sautet all'evento, sicuramente sua iniziativa ché dubito il romanzo di José Giovanni da cui è tratta la sceneggiatura ne parlasse. Omaggio altrettanto sicuro anche al passato sportivo di assoluto livello dell'attore italo-francese giacché fu campione europeo di lotta greco-romana nel 1950, carriera sportiva interrotta per un infortunio.
Curiosità #2:
C'è una significativa partecipazione di Sandra Milo, attrice della quale abbiamo parlato in occasione del recentemente recensito "Adua e le compagne" anche e molto nei commenti. Lasciatemi dire che è brava, anzi Molto brava, e di notevolissima bellezza. Alla prima inquadratura non l'ho riconosciuta, con quella parrucca corvina.
Curiosità #3:
Nei frame vedrete inquadrata una moto per me mitica, il Guzzi Falcone 500 sport, vera leccornia per motociclisti dell'epoca. Ormai sapete tutti della mia passione per il mezzo a 2 ruote, non potevo non nominarla. Io sono stato felice (e purtroppo ora "ex") possessore di un Guzzi Airone 250, la sorellina minore con identica architettura meccanica e ciclistica. Mezzi famosi per il cilindro orizzontale e per l'enorme volano "affettatrice" che gli donava un tiro ai bassi portentoso. La meccanica riuscitissima ed affidabile rese il motore adatto anche ad usi gravosi su motocarri. Bisognava solo indovinare la "liturgia" necessaria per accenderle, poi non si fermavano più grazie all'inerzia di quel volano che era incredibile, nemmeno se bruciavi le valvole o la guarnizione della testa (a patto di non spegnerle).
Robydick
Oggi mi sono superato, faccio progressi coi frameshow. Sentirete anche una bella "musichetta", non della o.s.t. ma scelta da me, decisamente attinente. Il primo che indovina il titolo del brano (famosissimo) avrà diritto ad una richiesta di film recensito con dedica, che sarà esaudita al più presto possibile.
'azz, questo è veramente un filmone, il bello è che i francesi il noir lo sanno ancora fare, sia al cinema che nei libri. Lino Ventura poi era uno dei miei miti da ragazzino, anzi Linò Venturà.
RispondiEliminaSai una cosa? Io rimpiango i tempi in cui c'erano queste collaborazioni tra Italia; Francia ed in misura minore anche Spagna e Germania. Collaborazioni, non intendo solo a livello produttivo ma anche e sopratutto a livello di location e di interpreti quando i Francesi non si facevano problemi a chiamare attori Italiani nei loro film ed Italiani e Spagnoli facevano altrettanto.
RispondiEliminaIl Cinema mi sembrava migliore allora.
I Francesi un certo tipo di film lo sanno ancora fare, noi invece ci siamo persi un po per strada.
harmo e nick, purtroppo, e dico PURTROPPO, non ho proprio nulla da aggiungere né obiettare a quanto dite. spesso mi capita nelle rece di scrivere considerazioni di quel genere.
RispondiEliminaio il "sembrava" di nick lo leggo come "era", non ho più dubbi, ma come dico spesso: magari facendo capire ai contemporanei quanto ci piaceva quel cinema forse qualcuno si dà una svegliata. i francesi non si sono mai addormentati.
che ci siam persi per strada è ancora poco..e che i francesi siano ancora in grado di fare grande cinema è pure questo un dato certo...da sempre grande la loro abilità nel noir,nel polar..aspetto sempre Melville..i più grande nel genere,secondo me..ciaocaro..
RispondiEliminaOlimpo strameritato, questo è il primo vero film di Sautet, regista che a pieno titolo, dopo i mostri sacri che sappiamo bene, è nella mia lista d'oro del cinema francese di tutti i tempi. Verissimo, i francesi ci hanno regalato dei capolavori noir insuperabili, di quelli che ti lasciano i polmoni in apnea e il cuore stritolato e sanguinante. Qui tutto è perfetto: dalla scelta degli attori all'approfondimento psicologico dei personaggi (tante, troppe volte trascurato), alla tensione di una fuga disperata che sai già senza speranza di salvezza.
RispondiEliminaNoto che è il primo film di Sautet che recensisci, e probabilmente è anche il suo capolavoro. Io ne ho visti parecchi, da "L'amante" a "Il commissario Pelissier", da "Tre amici..." a "Nelly..." (l'ultimo), ma soprattutto "Un cuore d'inverno" con il mio amatissimo Auteuil.
Condivido tristemente la nostalgia pei bei tempi delle grandi collaborazioni tra Italia e Francia, che, come giustamente dice Nick, non erano certo una questione finanziaria. Ampliando il discorso, forse culturalmente eravamo più Europa allora di ora, il cinema italiano, soprattutto negli anni '50 e 60', era illuminato dal faro della mitica prestigiosa Cinecittà, ok, nata durante il fascio, ma dopo la guerra divenuta richiamo e punto di riferimento per il cinema mondiale. Tutto finisce o cambia, si sa, ma ora cos'é? Feudo della tv, sede di reality beoti e grandiosi teatri di posa, ma di cinema "vero" lì da parecchi anni se ne vede ben poco. Nella migliore delle ipotesi si ridurrà, se prima o poi non verranno demolite anche le ultime storiche location rimaste, a museo open air, a sede di retrospettive, mostre, servizi fotografici e quant'altro.
I tempi stanno cambiando velocemente e non in meglio, le ragioni della crisi del cinema, che non è poi solo italiana, sono varie e complesse e le conosciamo bene. Oddio, scusate lo sfogo, ma oggi sono depressa per varie ragioni, chiudo qui, sto divagando alla grande.
P.S. (!): tornando al feeling tra Italia e Francia di quegli anni, lo scambio era uguale anche per la musica, soprattutto quella "d'autore", per chi ha amato la musica francese di quel periodo, basta ricordare Aznavour, Montand, Becaud. Brel... quanto erano popolari da noi, e il discorso vale anche al contrario.
Buon fruttuoso week-end!
grazie invece per lo "sfogo"! :D
RispondiEliminagiusto, una simbiosi con gli oltralpe anche musicale.
"Un cuore in inverno" messo in dl.
brazzz, scusa, pensavo di averti già risposto...
RispondiEliminama c'è già melville, già te lo dissi, c'è pure il link nella rece, ahah! Jean-Pierre Melville
La nostra cinematografia é morta durante i primi anni novanta. Diciamo subito dopo "Dellamorte Dellamore" di Soavi. Con le dovute eccezioni, naturalmente. Vedi sempre il Soavi di "Arrivederci,amore ciao", tanto per restare in tema, e pochi altri. I nocturniani, anni fa, avevano scritto qualcosa a proposito di una possibile collaborazione tra DiLeo e Melville per un film ipoteticamente intitolato "Les Dernièrs Professionels", in base a quanto riportato da Mad Movies. Purtroppo ipotesi mai comprovata. Ma solo a pensarci, che goduria!
RispondiEliminagrande belu', citi soavi che è regista che ancora mi manca. porc, un dileo-melville, solo per i nomi, sarebbe un sogno!
RispondiEliminaSono Napoleone qui co stò Google non va più un ca...Volevo solamente aggiungere, su questo che è considerato uno dei migliori noir mai realizzati e dal più grande successo di pubbòlico, in Francia, che deve essere dato il giusto spazio e risalto, oltre ovviamente a Claude Sautet autore nel noir di film splendidi come il già sopra citato "Max et les Ferrauilers"(IL Commissario Pellissièrs"('71)con un immenso Michel Piccoli e una bellissima, indimenticabile Romy Schneider, dico il giusto risalto a Josè Giovanni da non molto scomparso,del quale il film è uno dei tanti che ha scritto e diretto tra quelli contenenti più elementi autobiografici e rappresentativi del suo stile di scrittura, Giovanni è stato a lungo detenuto, graziato dalla ghigliottina, grande romanziere e criminale rapinatore, per scelta in quanto di buona famiglia,colonna portante vero pilastro del noir letterario e cinematografico francese ma anche del gener gangster e poliziesco, autore di grandissimi film come, fra i tanti, con Alain Delon, "Lo Zingaro"(Le Gitàn)('75), o "Il Figlio del Gangster"(Le Fils du Gangster)('76)..
RispondiEliminaciao napoleone! grazie, al solito cose interessantissime.
RispondiEliminami spiace, avrai qualche casino con google come sono capitati un po' a tutti ultimamente, credo colpa di googleplus, poi finiranno vedrai.
Mi dispiace Belushi eh dover dire certe cose, ma "Dellamorte Dellamore" è da sempre dal 1994 quando è uscito, un film veramente orrendo....Non capisco proprio perchè sia da più parti tenuto in certa considerazione...Da Nocturno lo so ed è per motivi anche eminentemente pubblicitari-editoriali visto che ne hanno da promuovere la loro più importante pubblicazione di collana dei dvd CineKult con la CG Home Video, in doppio disco Collector's Edition e tra l'altro, l'unica anche in BluRay,ma il film è veramente brutto, irrimediabilmente, e Soavi davvero uno dei più sopravvalutati registi di "genere" di un genere che non esiste più, e che quando ha cominciato a praticarlo lui era già bello che morto e sepolto. E non dimentichiamoci che ha persino firmato "Il Sangue dei vinti".
RispondiEliminaMi dispiace Belushi eh dover dire certe cose, ma "Dellamorte Dellamore" è da sempre dal 1994 quando è uscito, un film veramente orrendo....Non capisco proprio perchè sia da più parti tenuto in certa considerazione...Da Nocturno lo so ed è per motivi anche eminentemente pubblicitari-editoriali visto che ne hanno da promuovere la loro più importante pubblicazione di collana dei dvd CineKult con la CG Home Video, in doppio disco Collector's Edition e tra l'altro, l'unica anche in BluRay,ma il film è veramente brutto, irrimediabilmente, e Soavi davvero uno dei più sopravvalutati registi di "genere" di un genere che non esiste più, e che quando ha cominciato a praticarlo lui era già bello che morto e sepolto. E non dimentichiamoci che ha persino firmato "Il Sangue dei vinti".
RispondiEliminaCi mancherebbe altro, Napoleone. Condivido in parte. Che Soavi sia stato considerato, con estrema fretta, la promessa del cinema de paura subito dopo "Deliria", e poi sia stato incapace di mantenere le promesse, bé, é vero. Devo confessare che però apprezzai "La Chiesa", con tutti i suoi limiti, non capii che cosa avesse voluto dire con "La Setta" e, si, mi feci grasse risate con "Dellamorte Dellamore" che, colpevolmente,a me non dispiace. Ma io non faccio testo,visto che ho pure apprezzato "After Death" di Fragasso, il che è tutto dire. Poi, sì, é arrivata la fiction pure "Il Sangue dei Vinti". Su questo non posso dire niente, neanche in appello. Nel commento mi riferivo principalmente ad una certa continuità produttiva nel cinema che dopo é venuta a mancare. Nel senso che poi produzioni tipo "Spettri" di Avallone o lo stesso "Dellamorte Dellamore", sicuramente discutibile, sono andate via via scomparendo. Ripeto che a me Soavi non dispiace, forse perchè era anche un pò il pupillo di Aristide, devo essere sincero. Me so pure preso er dvd cinekult, non ho saputo resistere. Un saluto, Napoleone! Sempre un piacere, in ogni caso!
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