Tratto dal diario del monaco Gaspar del Carvajal al suo seguito, narra di una spedizione spagnola nell'attuale Perù nel 1560, alla scoperta del mitico El Dorado, leggenda creata ad arte dagli indios. Alla guida Gonzalo Pizarro, fratello del noto e sanguinario conquistador Francisco Pizarro.
In una fantastica scena iniziale, prodromo di tregenda, vediamo la carovana scendere dalla cordigliera, in mezzo alle nubi e ad una foresta fittissima. La musica dei Popol Vuh che l'accompagna, come il resto del film, è ipnotica. Una discesa agli inferi.
Dopo pochi giorni Pizarro decide che non ci sono le condizioni per proseguire lungo la riva del fiume. E' necessario navigarlo (il fiume è l'Urubamba). Lo farà solo un gruppo ristretto di soldati comandati da Ursua, uomo della corte spagnola e suo vice un ufficiale, Aguirre.
Sarà un viaggio folle, senza speranza. Aguirre, un Klaus Kinski folle più che mai, ha uno sguardo sempre allucinato, è ambizioso e spietato. Appena Ursua mostrerà di voler tornare indietro lui s'opporrà, appoggiato dai soldati tutti desiderosi di ricchezza. Ursua sarà prigioniero, proclameranno un re fantoccio del nuovo "regno" nato indipendente dalla corte di Spagna. Il viaggio proseguirà in uno stillicidio di morti, su una zattera sempre al centro del fiume, costantemente seguita dagli indios quasi sempre invisibili...
Film girato a basso costo, sui luoghi reali del racconto e con non poche difficoltà, qualche recitazione un po' così. Ha però un fascino ed un pathos, grazie alla splendida fotografia, a Kinski ed alle musiche già citate davvero unico! La morte sempre presente rende tutto il viaggio di questi "naufraghi" del fiume come sospeso in bilico tra la vita e l'inferno, una sensazione quasi palpabile. Aguirre è il prodotto massimo del delirio causato dalla sete di potere insaziabile se non con la continua conquista.
Fa riflettere. Quanto accaduto 5 secoli fa non è completamente diverso da quanto accade ancora oggi, cambiano solo i mezzi e soprattutto le apparenze.
Assolutamente da vedere.
Come fai a mantenere questo ritmo? :D
RispondiEliminacomplimenti
ti leggo spesso :)
Egi
ps scusa per aver "invaso" la recensione di herzog per questo commento :D
certamente il film di herzog che preferisco..la scena iniziale,con la carovana che scende lungo il crinale del monte,è da brividi..
RispondiEliminascena davvero da cineteca!
RispondiEliminaciao Egi! hai fatto bene a scrivere, nema problema.
come faccio dici? sono lento. prima o poi scriverò l'Apologia della Lentezza sul mio blog di follie grafomani: http://robydickwritings.blogspot.com/
ciao! :)
herzog anche se fa cose non proprio fatte per bene, rende sempre l'idea di ciò che vuole dire.
RispondiEliminahttp://champagnepop.blogspot.com/
condivido
RispondiEliminaAngelica, ma hai fatto un altro blog?
di herzog ho visto poco (e per questo mi sto flagellando proprio ora, alle 7:54 del mattino).
RispondiEliminaPresa Visione!
Di quei pochi che ho visto mi è piacuto tanto RESCUE DAWN, un Christian Bale fenomenale!
be', mi ricambia con una segnalazione di pregio, quel film non lo conoscevo, Bale poi da quando l'ho visto in "L'uomo senza sonno" ( http://robydickfilms.blogspot.com/2010/01/luomo-senza-sonno.html ) è uno dei miei attori preferiti. :)
RispondiEliminagrazie.
Sî, della coppia Herzog-Kinski è il mio preferito. Aguirre è titanico, e l'ambientazione maestosa.
RispondiEliminaRegista che conosco solo di nome, ma dopo una recensione così come si potrebbe non essere invogliati a scoprirlo? Dev'essere un gran film, sia per le atmosfere che per le riflessioni antropologiche collegate...
RispondiElimina@Ale: fitzcarraldo però devo vederlo, ti saprò dire.
RispondiElimina@Zio: cogli sempre le sfumature eh? :D hai ragione, non mi ci sono dilungato sull'antro-sociologico che se no ne scrivevo una sporta, ma la storia del colonialismo di conquista è crudele da sempre ed il colonialismo militar-economico ha aspetti peggiori. i morti delle spade li vediamo, quelli di fame, chissà perché, non ci sembrano nostra responsabilità.
bale ne "l'uomo senza sonno" è stato davvero ineccepibile, grande interpretazione, e dimostrazione di una ferrea cultura stanislaskiyana (recitativamente parlando).
RispondiEliminacapolavoro!
verissimo :)
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