lunedì 31 luglio 2006

E Johnny prese il fucile

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Ci sono tanti film che, in un modo o nell'altro, parlano della guerra. Tra di essi si annoverano capolavori assoluti, che è inutile ora mi metta ad elencare.
Ve n'è di diversi tipi, da quelli d'azione a quelli di denuncia, dagli introspettivi a quelli politici.... tantissimi, legati spesso a "quella particolare guerra", il più delle volte.

Film che parlano e denunciano l'orrore della guerra in quanto tale, in quanto evento che, a prescindere dalle cause scatenanti e dai contesti socio-politici, causa sofferenze inaudite sia ai civili che ai militari, e lo fanno con una potenza, con una forza espressiva grandiosa come questo, ce n'è pochi, pochissimi.

Ma intanto c'è un film da raccontare "dietro al film" e al libro che lo ha originato. (gli omissis servono a non svelare troppo la trama)
Dalton Trumbo, scrittore antifascista e sopratutto antimilitarista, americano, scrive nel 1938 il libro "E Johnny prese il fucile", uno straziante romanzo contro la follia della guerra ispirato ad un fatto realmente accaduto. Il libro uscì nel ’39, quando ormai gli americani stavano per intervenire nel secondo conflitto mondiale, ma dopo l’episodio di Pearl Harbour fu ritirato dalle librerie ed occultato ai più. Dal 1945 ricomparve nelle librerie ed andò a ruba ogni volta che l’America entrava in guerra con qualcuno. Corea, Vietnam, ogni volta rientrava in circolazione come un manifesto\monito sulla carneficina folle a cui lo “Zio Sam” andava avvicinandosi per esserne investito e destabilizzato. Lo scrittore Dalton Trumbo ne fece il progetto della sua vita, tanto che dopo essere stato messo in prigione durante il “maccartismo” (Trumbo era iscritto al partito comunista americano) insieme ad altri nove sceneggiatori e registi di Hollywood, dopo aver continuato a fare lo sceneggiatore segretamente ad Hollywood sotto pseudonimo o senza essere accreditato nei titoli, dopo aver ricevuto 17 porte in faccia da produttori e registi, nel 1971 esce il film "E Johnny prese il fucile" da lui stesso sceneggiato e diretto, all’avanzata età di 66 anni. Già nel 1941, Trumbo ne aveva realizzato un adattamento per la radio, con la voce narrante di James Cagney. La storia è la seguente: il giovane diciannovenne John Bonham parte per la prima guerra mondiale. Nel Colorado lascia la famiglia e la fidanzata Karen. Viene mandato sul fronte francese, ma l’esplosione di una bomba ... ... Quando nel 1971 il film fu presentato a Cannes, inizialmente venne scartato dalla programmazione, poi a seguito di clamorose proteste fu proiettato ed ottenne un buon successo. Nella trasposizione dal romanzo al film, Trumbo riesce solo in parte a tradurre l’interiorizzazione di John che caratterizzava fortemente il libro. Questo perchè le strazianti numerose pagine in cui John si rendeva lentamente conto della propria situazione sono state “ristrette” ad una ventina di minuti di film, concentrati nella parte iniziale del film. Anche l’utilizzo della voce – off per spiegarci le sue sensazioni e le sue riflessioni non è certo il massimo (anche se, dato lo stampo letterario del film, non si poteva proprio evitare o trovare soluzione meno “distaccata”). Notevole invece l’inserimento delle visioni e degli incubi di John, sequenze oniriche e di stampo surrealista, eccessive e simboliche, con attacchi alla religione ed alla scienza, così come è notevole la scelta di utilizzare il bianco e nero virato per le sequenze dell’ospedale ed il colore per i ricordi e le visioni di John. Anche il linguaggio è fine alla narrazione, i movimenti di macchina sono quasi assenti e invece numerose sono le inquadrature fisse e semplici. Il film è, riassumendo, un ottimo esempio di cinema pacifista ed antimilitarista, un atroce messaggio che, pur trattando un tema così delicato, non cade nel patetismo e nel ricatto emotivo nei confronti del pubblico. Quello che Trumbo prende di mira è il sistema militarista in cui viviamo, un sistema in cui come dice il padre di John, la democrazia è tenuta insieme dai giovani che si uccidono mentre i vecchi stanno a casa a tenere acceso il focolare. La natura rabbiosamente antifascista e pacifista del libro, porta Trumbo a giustificare la partenza di John per la guerra come se il ragazzo fosse stato spinto, da tutto il sistema che lo circonda, a compiere un dovere ed un atto di libertà e di patriottismo. Nei ricordi di John troviamo un panettiere che spinge il ragazzo ad arruolarsi (nella notte di natale), una conferenza che spinge all’arruolamento, una predica in chiesa durante la quale si loda chi spinge guerra al nemico e compie sacrificio di sé, ed addirittura troviamo un padre che dice che per la democrazia un uomo deve dare anche l’unico figlio che ha. Sono tutti pedine, così come i militari ed i medici, pedine di un sistema feroce ed assuefatto alla follia della guerra. Non ci sono buoni o cattivi, cattivo e malsano è tutto quello che li muove. Alcune curiosità: in Italia il film è uscito nell’estate del 1975 e non l’ha visto nessuno; alcune parti del film sono state utilizzate per il video musicale della canzone “One” del gruppo Metallica.

In Italia, quando uscì, non lo vide nessuno.
Io lo vidi per la prima volta molti anni fa, su Rai3, quella Rai3 ora ricordata come TeleKabul, quella che non se ne fregava un cazzo del papa, della dc e del pentapartito, e in quasi totale indipendenza trasmetteva di tutto.
Quando lo vidi, dicevo, ne restai sconvolto. Un marchio impresso a fuoco nei miei valori, nella mia morale e gli effetti si vedono (ahimé, anche quelli negativi, ovviamente). Ma non sapevo nulla di quanto quotato sopra.

La vita di Dalton Trumbo ha avuto un grande "senso": produrre questo film. Avete letto cosa c'è voluto per farlo? Avete letto quante persone ha influenzato e in che periodi le vendite aumentavano?
Era il suo primo film, in età non certo tenera, ma realizzò il sogno di una vita, e queste cose mi riempiono d'ammirazione. Fu umile e chiese consiglio, come ho letto da altre parti. Lo aiutò, senza richiesta alcuna di essere citato, Luis Buñuel, grande maestro che adoro e che compare non poco in questa sezione... non poteva scegliere di meglio.
Onore e Gloria eterna a Dalton Trumbo! E pure a Luis Buñuel, certo.

Trama e Considerazioni Personali:
Joe parte per la Francia durante la prima guerra mondiale. Lascia la ragazza, una madre e 2 sorelle dopo il recente lutto del padre. E' di estrazione povera e infatti andrà a combattere nelle prime linee.
Durante un'azione viene investito dalla deflagrazione di una bomba da cannone, molto vicina a lui, che lo ridurrà in condizioni disperate. Perderà entrambe le braccia, entrambe le gambe e parte della testa, perdendo mascelle quindi bocca e lingua, e anche gli occhi e le orecchie.
Che "tronco" di uomo è diventato? Impossibile immaginare di vivere in quel modo, eppure sopravvive a tanta devastazione e comincia a pensare, ricordare, rivivere gli avvenimenti... come scritto prima. Un esperimento scientifico di fatto, una vita che non si esprime in alcun modo.
La parte iniziale, dove lui prende coscienza del suo stato, è impressionante. Dopo segue tutta la sua vicenda di "pensatore", ché altro non può essere.
Sarà una sequenza di situazioni che spiegano, giustificano l'andare in guerra, la cultura che porta a ciò, ma nulla può risultare più convincente, nulla, a un uomo nelle sue condizioni.

Come c'è scritto sopra, cosa che mi ha sconvolto, il romanzo, e quindi il film, sono ispirati a una storia vera.
QUANTI JOE HANNO PRODOTTO LE GUERRE? incalcolabile.
Il suo è un caso limite, diciamo magari che 1/1.000.000 tra i feriti di guerra può trovarsi in quelle condizioni. Da encarta risultano, solo nella prima guerra mondiale, 8.538.315 morti, 21.219.452 feriti, 7.750.919 prigionieri o dispersi. Almeno 21 casi come Joe ci possono essere stati, e innumerevoli mutilati multipli, che avrebbero magari preferito stare nelle statistiche dei morti.
Nei titoli di coda si citano statistiche redatte fino al 1914. Dicono che le guerre hanno prodotto, fino a quell'anno, 80mln di morti e 180mln tra feriti e dispersi... 180 Joe. E le guerre successive? Solo a Stalingrado, fra il '42 e il '43, ci furono 1mln di morti russi, più i tedeschi.

Sarà possibile avere a cuore questi orrori senza che si debba diventare tutti dei "joe"? Le guerre, anche quelle di oggi, non sono diverse. Non facciamoci ingannare da quelle "miserie" d'informazioni che ci danno in televisione.
Anche Tolstoj racconta di vari "joe", visti da lui personalmente nella "guerra di Crimea", tra turchi e russi (e alleati vari da ambo le parti) alla metà dell'800. Lui era un giovane ufficiale allora, che non disdegnava prime linee o visite agli ospedali... racconta orrori indicibili. Aggiungo una curiosità: dall'altra parte del fronte una giovane e ricca donna inglese iniziò la sua attività d'infermiera fino ad allora inesistente, che portò alla fondazione della croce rossa. Era Florence Nightingale. Curava tutti senza distinzioni e con la stessa attenzione. Non aveva amici o nemici.
Curioso vero? Tolstoj da una parte e la Nightingale dall'altra...
...

Alla fine del film, grazie alle cure amorevoli di una infermiera, Joe riuscirà a comunicare con i militari dell'ospedale, e farà richieste precise. Sarà ignorato, spaventerà tutti e preferiranno non ascoltarlo, far finta che non è possibile che quel fagotto sia ancora un uomo.
Tranne l'infermiera...

5 commenti:

  1. I finale del film, con quell'"aiuto...aiuto..." pronunciato mentre l'immagine sfuma in nero, è raggelante. POi essendo un fan dei Metallica, che ispirati da questo film hanno inciso "One", uno dei loro pezzi più famosi, non potevo proprio perdermelo. Film stupendo, purtroppo come dici tu non molto conosciuto.

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  2. sempre siano lodati i Metallica per aver promosso questo grandissimo film! :D

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  3. Film terribile e bellissimo.
    "Sto vivendo un incubo. Sento una voce che mi dice che esisto. Svegliami, mamma, dimmi che non è vero." (Joe)

    Forse mi sbaglio ma non è molto conosciuto stò film.. non quanto merita almeno..

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  4. non ti sbagli gus... io lo cito spesso quando ha senso farlo.

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