Bravissimo Mikhalkov a interpretare correttamente il discusso romanzo di Goncharov (1859). Non era semplice, o forse la penso così solo perché la sua visione di Oblomov corrisponde a quella che ebbi anch'io quando lessi il famosissimo romanzo.
A prima vista Oblomov è solo un pigrone.
Piccolo aristocratico russo, vive a Pietroburgo in un piccolo appartamento con un vecchio domestico particolarmente pasticcione (personaggio divertentissimo). Dorme il più del tempo, ogni più piccola incombenza costituisce motivo di patemi e riflessioni lunghe e viene risolta, il più delle volte, con dei rinvii. Solo le visite di Andrej, suo compagno d'infanzia e ai suoi antipodi comportamentali, lo risvegliano ogni tanto, non senza forzature, dal cronico torpore.
Durante una di queste visite Oblomov conoscerà Olga, una dolcissima ragazza che dopo l'ennesima partenza di Andrej per l'estero si occuperà di lui facendolo studiare, leggere, passeggiare e soprattutto facendolo dormire molto meno.
Cosa non può fare l'amore... ma la "vera" natura di Oblomov riemergerà e...
Come detto, Oblomov non è semplicemente un pigro. O meglio, la sua forma di pigrizia è un po' particolare, al punto che si parla, in psicologia, di "oblomovìsmo", di una tendenza all'inazione e all'apatia. Oblomov però non è nemmeno solo questo. Lui in realtà è anche un piccolo filosofo e soprattutto una persona che ha conservato l'innocenza fanciullesca e soffre particolarmente per la mancanza di sincerità e purezza che pervade la società. Non capisce perché si debba affannare negli affari, negli incontri mondani, nei pettegolezzi, ecc..., solo per essere uomo di mondo, ricco e rispettato. A lui di queste cose non importa nulla.
Il film mette bene in risalto questo che, secondo me, è anche lo spirito del romanzo, che certo non esalta la figura dell'apatico Oblomov, ma nemmeno la condanna su tutta la linea. Tutti coloro che hanno modo di parlare con lui, di approfondirne la conoscenza, in qualche modo se ne innamorano... perché?
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