sabato 14 novembre 2009

La famiglia Savage

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Wendy e Jon sono fratelli che abitano distanti fra loro, cresciuti in una famiglia piuttosto disunita, vivono alla meno peggio. Entrambi con lauree umanistiche, cercano di sfondare scrivendo commedie (Wendy) e libri (Jon),
ma senza successo e nel frattempo vivono storie d'amore senza futuro, pur essendo dei quarantenni. La madre non la vedono più da quando sono bambini e forse, un po' bambini entrambi, lo sono rimasti.

Il padre anche non lo frequentano da molto, ma ad un certo momento ricevono una telefonata. La donna con cui conviveva è morta e lui mostra segni di demenza senile fin troppo evidenti, inoltre deve lasciare la casa. Insomma: se ne devono occupare loro.
Che fare? Una badante personale è troppo costosa e poi in quale casa? Non c'è alternativa a una residenza per anziani, un ospizio come si diceva una volta. Il padre è incontinente, la testa funziona a tratti, non è autosufficiente. Stravolgendo le loro vite personali, seguiranno il lento decorso del padre, il peggioramento della sua malattia fino alla fine, l'unica certezza della vita di ogni uomo.

Questa la trama eppure, credetemi, non vi ho rivelato ancora nulla della più intima sostanza. Il film narra con grande realismo una storia che più comune non può essere: come ci si deve occupare dei genitori, una volta che essi diventano anziani ed hanno bisogno di aiuto? Nei "paesi per vecchi" che sempre più diventano i cosiddetti occidentali, è un problema di non sempre facile soluzione. Nelle cittadine pulite ed ordinate che vengono rappresentate tutti i drammi vengono chiusi nelle case, tutto deve funzionare a dovere e un demente vicino alla morte è solo un problema da gestire, non porta nulla.

Jon, il più lucido dei due, sarà concreto ed avrà le idee più chiare mentre Wendy, ossessionata dall'idea della morte e dal voler fare di-più per il padre, incarnerà tutti i sensi di colpa, le paure, gli imbarazzi possibili. Ci saranno anche momenti drammaticamente esilaranti e sempre si assisteranno a scene e dialoghi altamente significativi ed aggiungo, per esperienza personale, decisamente veri.
Wendy andrà a vivere per il tempo occorrente da Jon, l'ospizio è vicino casa sua. I due fratelli ritroveranno un rapporto perduto, anzi mai nato, cominceranno ad interrogarsi sul significato delle loro vite, cresceranno. Allora possiamo pensare che assistere in quel modo un genitore, probabilmente, non è tempo che rubiamo alle nostre egoistiche ambizioni ma un'esperienza di vita? In fondo è come vedere un film del proprio futuro, di quello che prima o poi, salvo dipartite più brusche da questo mondo, ti dovrà capitare. Val la pena, finché si ha salute e lucidità, vivere la propria vita non con frenesia, ma sicuramente con maggior impegno ed una seria attenzione alle relazioni che si costruiscono, alle cose anche semplici che si possono realizzare.

Film bellissimo ed imperdibile!, diretto con cura e grazia da Tamara Jenkins. Esporre un argomento così "fuori moda" con tanta qualità e senza noiosa retorica non era impresa facile.
Encomio ai due protagonisti: Laura Linney con Wendy e Philip Seymour Hoffman con Jon sono stati bravissimi.

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