"Non so se oggi si può colmare un vuoto di 60 anni di oblio, ma questo film l’ho fatto per noi, i nostri figli e i nostri nipoti, nella speranza che magari fra 500 anni, si potrà parlare delle guerre come oggi parliamo del cannibalismo: qualcosa di così lontano che non esiste più ... è stato pure detto che in quell’occasione la colpa dei partigiani è stata di non sapere cosa fare. Ma la strage è stata così efferata che nessuno l’avrebbe potuta prevedere ... Il revisionismo è qualcosa che non sopporto. La Resistenza è un valore fondante della nostra democrazia. Forse in passato eccedendo nel trionfalismo si sono taciuti episodi da condannare. Ma se oggi dovessero tornare i partigiani, chi sarebbero? Sicuramente gli antifascisti, chi ci crede davvero, e pure chi finirebbe tra gli Ultras dello stadio. E così è andata anche allora".
Sono parole del bravissimo Giorgio Diritti, una delle punte di diamante del nostro Cinema e lo penso da quando ho visto il suo primo lungometraggio, il bellissimo "Il vento fa il suo giro".
Lo dico subito: questo film, fresco vincitore del David, è nel mio Olimpo.
La storia rappresentata, con contesti familiari di fantasia ma con rigore storico degli avvenimenti, è quella della terribile Strage di Marzabotto, perpetrata dai nazisti in rappresaglia alle azioni partigiane nella zona. Inutile ripetere quanto riportato da wiki su una strage molto meno nota delle Fosse Ardeatine, pur avendo avuto un numero di vittime superiore al doppio della rappresaglia per l'attentato di Via Rasella.
Tramite la bambina Martina, che non parla più da quando l'anno prima il fratellino appena nato le morì in braccio, viviamo i giorni prima, durante e immediatamente dopo la strage: 29 settembre - 5 ottobre 1944. Gli attori, molti dei quali non professionisti, recitano in dialetto, ben supportato dai sottotitoli. La grande bravura di Diritti ci fa apprezzare ogni sfaccettatura della dura vita rurale di quei luoghi, resa ancora più difficile dalla situazione di guerra, dal sopportare le angherie fasciste, le prepotenze naziste e persino le difficoltà a supportare la lotta partigiana che pure era apprezzata come sola possibilità.
Quando però arrivano le scene della rappresaglia il corpo viene percorso da brividi insopprimibili. La mostruosa efferatezza è illustrata con grandissima intensità pur mostrando molto poco sangue. Più di 700 persone massacrate, di ogni sesso ed età, molte delle quali le hai ammirate prima, raccontate e descritte, non sono morti anonimi. Terribilmente bella la scena su Monte Sole, dove s'è verificato l'eccidio più numeroso e dove oggi sorge un santuario, un parco memoriale.
Il titolo è una speranza, che l'uomo del futuro disimpari a compiere cose simili, che prenda coscienza, definitivamente, dell'orrore della guerra. Martina col fratellino in braccio è una speranza.
Bellissimo ed imperdibile! Non basta una grande storia per fare un grande film, anzi è anche rischioso perché fare una schifezza su fatti simili sarebbe vergognoso ed irrispettoso. Invece questo film è fantastico, fatto con grande cura anche delle riprese, della fotografia, dei costumi, interpretato con grande naturalezza.
p.s.:
Nel 2006 ho partecipato ad un raduno motociclistico proprio a Marzabotto. Fu più forte di me la domenica mattina, alle 6 mentre tutti dormivano, con una leggera nebbia dopo una notte piovosa, inforcare il mezzo ed andare a visitare Monte Sole, una cosa che desideravo fare da un po'. Lì, da solo, in quel posto estremamente suggestivo, ho provato un'emozione indimenticabile ed oggi rivedere gli stessi luoghi nel film, perché è stato interamente girato proprio lì!, è stato per me struggente. Ho pianto oggi proprio come nel 2006, quando tornai in tempo per dare la sveglia ancora a molti ed avevo gli occhi allampanati ma anche una sensazione di arricchimento personale nitida. I posti conservano la memoria dei fatti che vi sono avvenuti, ne sono convinto.
Grazie di cuore a Diritti per averci dato questo film.
ottimo, lo aggiungo alla lista dei film da vedere!
RispondiEliminaun film che colpevolmente non ho ancora visto, ma ovviamente vedrò.
RispondiElimina"Il vento fa il suo giro", invece, non l'ho visto per colpa di altri: meravigliose recensioni, ma nelle sale era introvabile, e per ora le televisioni tipo sky si guardano bene dal proporlo, a meno che mi sia sfuggito...
quest'anno abbiamo avuto un David di pregio. presto guarderò anche Vincere di Bellocchio, non deve essere male. Il polpettone di Tornatore è stato giustamente quasi ignorato, non solo da me quindi, e speriamo che torni a fare film come si deve che ne è capace.
RispondiEliminaNon l'ho ancora visto, ma è in lista e sono certa che mi piacerà quanto, se non persino di più, del precedente "Il vento fa il suo giro".
RispondiEliminaAttendo le tue impressioni su "Vincere", Bellocchio l'ha concepito come un'opera lirica, dove musica e immagini prevalgono e sono più importanti delle parole. Nel complesso mi è piaciuto, ma in alcuni momenti l'ho trovato un po' ridondante, con Timi e la Mezzogiorno, pur bravissimi, sopra le righe ed eccessivi, ma è solo un mio parere che forse cambierebbe con una seconda visione.
Ho visto anche il precedente "Il regista di matrimoni", onirico, surreale, metaforico, probabilmente troppo per me. Sono miei limiti, lo so bene, Natalia Aspesi esprime perfettamente quel che voglio dire:
"A vedere un film di Marco Bellocchio si va ormai con una certa inquietudine: amandolo moltissimo, parteggiando per lui con tutto il cuore di spettatore, si teme di provare, se non una delusione, una specie di incompletezza, il fastidio verso se stessi per non riuscire a capire sino in fondo, di essere insomma in torto verso un autore che da più di quarant'anni, e restando un uomo dall'eterno fascino mite e schivo, ci ha dato opere bellissime e importanti che hanno segnato il cinema italiano e la nostra stessa vita"
E fra queste opere, ti par poco, ci sono "I pugni in tasca", Nel nome del padre", "Sbatti il mostro in prima pagina"... Aggiungerei anche i recenti "L'ora di religione" e "Buongiorno notte", ambedue straordinari.
caspita! con Bellocchio sono molto in difetto, non ne ho visto nemmeno uno, li conosco solo di fama. rimedierò.
RispondiEliminaUn capolavoro: il film più bello visto quest'anno insieme a "The Road" che uscirà il 28 maggio (l'ho visto in lingua originale). Mai David fu più meritato.
RispondiEliminaSe ti va di leggere ne ho scritto anch'io, di getto dopo averlo visto.
http://primadopo.blogspot.com/2010/02/luomo-che-verra.html
letta, ottima.
RispondiEliminaThe Road dici questo? :)
http://robydickfilms.blogspot.com/2010/01/road.html
vero, altro grandissimo film
Sì, lo andrò a rivedere appena esce. Merita!
RispondiEliminaOra che l'ho visto non so che dire, questo film è nel MIO personale olimpo.
RispondiEliminaSono felice di scoprire nel tuo archivio anche "I 7 fratelli Cervi", ancora purtroppo troppo poco conosciuto, secondo me.
Secondo me su questo tema ti manca "La notte di San Lorenzo" dei Taviani, che starebbe molto bene in compagnia dei primi due, anche se il film di Diritti è ormai, sul piano narrativo ed emotivo, inarrivabile. Ma dove l'hanno trovata quella bimba?
Vedo che ti eri riproposto di vedere, sempre dei Taviani, "Allonsanfan": ottima scelta, ricordatene!
brava e grazie, che ti posso dire se non che è tutto già in programma? eh, non riesco a vedere tutto quello che vorrei...
RispondiEliminaquesti film poi vanno scaglionati, l'argomento non merita assuefazione, sono pregni