Philippe e la sua famiglia decidono di trasferirsi a Chersogno, antico paese di montagna dell'Occitania italiana. Provengono dai Pirenei, sono francesi ed allevano essenzialmente capre producendo ottimo formaggio; si sono trasferiti perché vicino alla loro terra hanno deciso di costruire una centrale nucleare e cercano un posto adatto.
Questi paesi normalmente la gente la vedono andar via. La vedono arrivare solo per villeggiature.
Passato un minimo e comprensibile sconcerto, soprattutto grazie all'entusiasmo del sindaco e di altri, si riesce a trovare ai nuovi paesani una buona sistemazione con casa, stalla e cantina adeguati alla loro attività. Organizzeranno anche una bella festa per il loro arrivo.
Purtroppo però gli scettici e contrari, piano piano, cominceranno ad avere il sopravvento, creando a Philippe e famiglia non poche difficoltà. I pascoli bisogna stare attenti a non sconfinare nei terreni privati non autorizzati, le capre che vanno dappertutto, e i bambini così, e la moglie cosà, persino i turisti, per lo più parenti di ex abitanti, hanno di che lamentarsi perché la puzza delle bestie infastidisce le loro grigliate. E' un triste crescendo con 2 finali, uno inevitabile ed un altro, il più triste, forse. Davvero molto severo il secondo epilogo, ma ha un carico simbolico estremamente profondo, forte, che come tutte le cose che colpiscono aiuta a ricordare.
Un bellissimo film, uno di quelli che lavorano sulla gente comune. Una storia d'invenzione assolutamente plausibile che ritrae a meraviglia territori, culture, mentalità che non si può non riconoscere. Posti bellissimi, che ho visitato nel corso del 2008 sia sul versante francese che in quello italiano e che mi ha fatto molto piacere rivedere. Molto belle anche le musiche.
Giustamente mantenute le lingue originali, sia il francese che l'occitano, anche questa una lingua e non un dialetto. Questi film devono essere fatti così, senza doppiaggi, perché i suoni della parola, come le immagini, i sapori, ecc... sono espressione vera di una cultura. Indispensabili, per i "forestieri" come me, i sottotitoli.
Bravo Giorgio Diritti, grazie. Speriamo ci regalerai altre perle come questa.
Questo è uno di quei film per cui devo ringraziarti, non conoscevo, ahimé, Diritti. Storie come questa le conosco, accadono davvero ancora, e quel paese del Piemonte poteva benissimo essere anche uno di quelli sperduti (e morenti) delle mie valli. Conosci "Respiro" di Crialese? In questo film non ci sono montagne, ma tutto il sole e il mare di un paesino di pescatori della Sicilia. Una storia difficile su un tema analogo, la paura verso chi è diverso. Una Valeria Golino bravissima e commovente. Mi è piaciuto tanto.
RispondiEliminahai centrato una perla, cara Grazia. questo film è stupendo! tra l'altro attendo con impazienza l'ultimo film di Diritti, L'uomo che verrà, presentato al festival di Roma mi pare, che promette moltissimo.
RispondiEliminanon sapevo di Respiro, grazie! quando penso a un paesino della Sicilia di pescatore penso a Luchino Visconti, chissà perché...
Sempre sull'argomento buon cinema italiano recente (o quasi), un altro piccolo contributo per i mesi (e gli anni) a venire. Sono tutti film girati da queste parti, Udine e dintorni. I temi sono i soliti, profondi, che ti interessano, ma mi dilungherei troppo se ti parlassi anche della trama. Prima di tutto "La sconosciuta" (thrilling!) di Tornatore (ambientato quasi interamente a Trieste), "Come Dio comanda" di Salvatores , "La ragazza del lago" (giallo) di Molaioli, "Il riparo" di Puccioni, "Soldati - 365 all'alba" di Marco Risi (girato in una delle nostre tante casermette dismesse sperdute nella zona di (ex) confine dalle parti di Cividale. Ci aggiungerei "Galantuomini" di Winspeare, cinema salentino doc. Mi piacerebbe mettere in elenco anche "Maria Zef" di Cottafavi, una storia intensa e desolata di solitudine delle nostre montagne, difficile e tutta in friulano(lingua anche questa, appunto, non dialetto)con i sottotitoli. Purtroppo dubito si trovi il DVD, chissà, forse in un futuro più o meno prossimo. Io l'ho visto a "fuori orario" su rai 3.
RispondiEliminaLa paura di chi proviene da fuori...Un 'fuori' che non è necessariamente lontano, può trattarsi anche solo del paese confinante. La necessità di prenderne le distanze, l'iniziale -finta- cordialità da buoni cristiani. L'attesa di qualcosa che confermi questo iniziale pregiudizio, che si fonda solo sulla nostra paura e insicurezza. Alzi la mano chi non conosce queste sensazioni. La grandezza di questo film, e più in generale di tutte le grandi opere, è quella di portare all'occhio e al cuore, con apparente semplicità, un tema assolutamente universale.
RispondiEliminagrazie del commento manu, verissimo quello che dici, lo sottoscrivo interamente. non alzo la mano, né scaglio la prima pietra.
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