domenica 4 gennaio 2009

Il deserto dei Tartari

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Lo stesso Dino Buzzati, 36 anni dopo la pubblicazione del suo splendido romanzo, ha collaborato a curare il soggetto. Un aiuto non da poco.
E' un film che gode di bellezza propria, notevole. Indubbiamente aver letto il romanzo, una delle più importanti opere italiane del XX sec., aiuta ancora di più, non tanto a comprenderlo quanto ad apprezzarne il rigore, lo studio di ogni dettaglio, di ogni personaggio.

In breve: è la storia di un giovane ufficiale che viene destinato, come primo incarico, ad una fortezza di confine. E' un luogo ai confini della vita, oltre che dell'impero, che guarda su un deserto dal quale un nemico pare debba emergere dai sassi e dalla sabbia, ché altro non si vede.

Nulla, non accade mai nulla. La vita scorre nei riti, nelle liturgie ripetute e volutamente ripetitive della vita militare. Trascorrono mesi, anni in un romitismo apparentemente forzato, in una fortezza dalla quale si fatica a distaccarsi.
Arriveranno i Tartari alla fine? Vi lascio gustare 20 min. di finale...

Il film, come già detto, è impeccabile, tranne per 2 cose, pareri personalissimi.
L'attore protagonista Jacques Perrin, bravo certo, è mediocre se raffrontato al grandioso cast che ha nobilitato tutti gli altri personaggi: Francisco Rabal, Giuliano Gemma, Jean-Louis Trintignant, Laurent Terzieff, Max von Sydow, Philippe Noiret, Vittorio Gassman. Si poteva cercare meglio anche per il tenente Drogo, oscurato da cotanti mostri sacri.
Il finale, manca di alcune pagine di narrativa memorabili, come quelle che descrivono il momento della morte di Drogo. Solo in "La morte di Ivan Ilic" di Tolstoj ho letto cose paragonabili. Ne riporto un brano: "La porta della camera palpita con uno scricchiolio leggero. Forse è un soffio di vento, un semplice risucchio d’aria di queste inquiete notti di primavera. Forse è invece lei che è entrata, con passo silenzioso, e adesso sta avvicinandosi alla poltrona di Drogo. Facendosi forza, Giovanni raddrizza un po’ il busto, si assesta con una mano il colletto dell’uniforme, dà ancora uno sguardo fuori dalla finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride." Quel "lei" è ...

Sono 2 imperfezioni che distaccano questo grande film dalla categoria "capolavori" ma lo mantengono nella categoria "grandissimi da vedere", sia chiaro.

Altrettanti i grandissimi meriti.
Aver coraggiosamente "concretizzato" in un anno (1907) e in un impero (quello austro-ungarico) una situazione che nel romanzo è volutamente indefinita nel tempo e nello spazio. Ciò ha certamente agevolato la narrazione e la "storicità" della trama.
Un Plauso Enorme poi alla scelta del luogo per le scene alla fortezza, d'una bellezza che non si può credere. Incredibile, da vedere. All'inizio ho pensato ad una ricostruzione da studi cinematografici, per quanto eccezionale. E invece no! Esiste davvero quel luogo!
Anzi, esisteva purtroppo. Riporto da Wiki: "Il film è stato quasi interamente girato nella antichissima città-fortezza di Arg-é Bam, nell'Iran sud-orientale. La città, gioiello architettonico citato anche ne Il Milione di Marco Polo, è costruita in mattoni di fango e argilla ed è stata quasi completamente distrutta dal catastrofico terremoto che colpì l'Iran nel dicembre del 2003, causando più di 40.000 vittime."

11 commenti:

  1. tra l'onirico e il metafisico... la fortezza Bastiano sembra un quadro cominciato da deChirico e finito da Dalì.

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  2. vero Glo, e pensare che non è nemmeno un quadro ma un luogo realmente esistito.

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  3. eh già, è vero... allora posso consigliarti un altro film tratto da un racconto del grandissimo, meraviglioso e fantastico Dino Buzzati?!
    Il racconto in questione si chiama "I sette piani", mentre il film s'intitola "Il fischio al naso" con super Ugo Tognazzi!!!

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  4. grazie, non sapevo nulla, né del racconto né del film... segno! :)

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  5. Se pur l'uomo ha definito il concetto di tempo e di spazio,tutto sembra spazzato via,qui in questa pellicola come in una sorta di annozero.Le indicazioni del periodo e del luogo in cui si svolge la vicenda sembrano inutili,messe in mostra (giusto come hai affermato te robydick) per dare un'origine alla narrazione.Attese neutre, un vuoto che permane nell'infinito, un vento che soffia ,il senso di impotenza del protagonista che e'schiacciato da questa situazione senza via d'uscita.La fortezza e' inaccessibile ,il deserto e' luogo d'isolamento dove la mente mente a se stessa e cerca una fuga verso la pazzia e la morte.Intanto il nemico arrivera' e nel momento tanto agognato e aspettato ,Drogo e' gia'caduto sul suo campo di battagia ed ha combattuto di certo.

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  6. certo che, caro redroom, vai cercando le perle nel blog... grazie! :)

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  7. Meno male che esiste il tuo blog,dove si possono commentare film che la maggiorparte della gente non conosce.

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  8. E "la prima notte di quiete" la recensirai? Ricordo quel film come una ferita mai guarita, con un Delon quanto mai bravo e vero...

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  9. caro Bruno, che film che vai a pescare... grazie, ho controllato e avevo un vecchio appunto su "la prima notte di quiete". disperso nei meandri. lo guarderà sicuramente!

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  10. Per il quarantennale della morte di Dino Buzzati (16 ottobre 1906 - 28 gennaio 1972) segnalo la mia proposta di lettura - in chiave esistenzialista/antimilitarist­a - della sua opera principale, «Il deserto dei Tartari», con gli approfondimenti in essa suggeriti:
    Vittorio Caratozzolo
    La finestra sul deserto. A Oriente di Buzzati, Bonanno Editore, Acireale-Roma, 2006, pp. 180.
    Indice
    INTRODUZIONE di Rosanna Frediani
    Le finestre di Buzzati
    1939
    Il Fascismo, i giornali, Buzzati
    Le suggestioni filosofiche

    «LE DOLCI ANSIE DELLA NUOVA STAGIONE». NECESSITÀ DELLA BARBARIE E COINCIDENTIA OPPOSITORUM NEL DESERTO DEI TARTARI DI DINO BUZZATI
    Frontiere semiotiche
    Le frontiere del testo
    «...del libro che il preterito rassegna» (Paradiso XXIII, 54)
    Fenomenologia del “nemico”
    L’apocalisse di Giovanni (Drogo)
    Il crollo dell’Universo e la fuga individuale

    MITI, LETTERATURE E FILOSOFIE NEL DESERTO DEI TARTARI
    Introduzione
    Imbalsamare e interpretare
    Morte e resurrezione
    Camere con vista
    I “guardiani del limitare”, le donne di Drogo
    Drogo e Angustina
    L’Io e la luna
    Schuré e «il punto di vista dell’esoterismo comparato»
    Modi di morire
    Cavalli semplici e cavalli illogici
    L’illusione dionisiaca
    Lo sguardo retrospettivo
    La ricerca della luce
    Il cerchio magico: il romanzo come un mandala

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  11. grazie Vittorio, apprezzo la segnalazione che ci fai :)

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