Titolo impietoso e maschilista, anche se non si capisce se lo è per accusare le donne o gli uomini. Propendo per la seconda ipotesi.
Il titolo poteva anche essere: Uomini cafoni e violenti. Non avrebbe dissonato.
Quattro belle e giovani commesse a Parigi, annoiate dal lavoro, da un padrone severo quanto ambiguo nei comportamenti, e piene di vita. Diverse nel carattere e nel temperamento, tutte alla ricerca dell'amore, che è speranza d'una vita felice.
Una è fidanzata con un tedioso pignolone, un'altra (Stéphane Audran) ha appuntamenti artistici "segreti", una è decisamente libertina e provocante. L'ultima malinconica e romantica ha uno spasimante motociclista che tarda a presentarsi ma si palesa in ogni momento della giornata. Arriverà, si presenterà l'occasione per farlo, e poi...
Che strano finale, doppiamente crudele. Una voglia di moralismo che lascia sgomenti . Si poteva evitare? Non lo so. Chissà, forse è il finale giusto, inevitabile. Certamente il finale, insieme alla scena della piscina, è il momento più "cinematografico" del film.
Bella prova di Ave Ninchi in una inquietante cassiera, premonitrice di sadici eventi.
Brava anche Stéphane Audran, incantevole, fresca moglie di Chabrol in quegli anni.
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