venerdì 2 gennaio 2009

Milarepa

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Difficile fare una sintesi della trama di questo particolare film.
Meglio leggersi la biografia di Milarepa, monaco tibetano vissuto a cavallo tra l'XI e il XII sec. . Il film racconta la sua storia.
Come in altri film della Cavani, regista che adoro, lo sforzo di rappresentare l'intima realtà oltre a quella esteriore, lo studio della storia, raggiunge livelli di vertice assoluto. Qui poi il soggetto si presta molto a fare emergere queste qualità.

La Cavani escogita un "gioco" narrativo che ha l'enorme valore di riportare al moderno ciò che può apparire solo antico. Uno studente che sta traducendo il libro di Milarepa si trova coinvolto in un incidente automobilistico proprio col professore che gli aveva commissionato il lavoro. Seduti nell'auto, feriti, lo studente racconterà tutto il libro al professore in agonia e il racconto illustrato vedrà i due come protagonisti stessi, traslati nel tempo e nello spazio. Il racconto diventa immagine della situazione, delle riflessioni dei due feriti.

Astenersi drogati d'adrenalina. Questo film è d'una lentezza asfissiante e la musica dodecafonica e onirica. E' chiaro lo scopo di portare la mente dello spettatore nella mente dei personaggi, una cosa d'una bellezza che mi ha lasciato estasiato.

Qualche nozione da quel poco che ho studiato anni addietro, solo per evitare generalizzazioni sul Buddismo che, religione antichissima, dopo l'avvento di Shakyamuni ha avuto innumerevoli derivazioni.
Il buddismo theravadin, del quale il tibetano è diretta emanazione, è fortemente meditativo ed introspettivo. Il film doveva, e c'è riuscito, creare un'atmosfera adeguata.
Il tibetano, a sua volta, ha avuto diverse scuole, molte delle quali di natura tantrica. Il percorso di Milarepa passa appunto dalla magia nera prima, alla magia bianca poi e alla fine, come percorso diretto all'illuminazione, alla percezione del nulla, dell'assoluta unità di tutte le cose.

Bellissimo, da rivedere più volte.
Uno dei rari casi in cui un film sembra un libro da sfogliare ed in cui la mente può creare immagini che superano quelle stesse della cinepresa.

Dimenticavo un dettaglio importante.
Il film è stato interamente girato in abruzzo. Una valida alternativa per chi, come me, ha una gran voglia di visitare il Tibet ma manca delle disponibilità per farlo. Non è una battuta. Le montagne abruzzesi hanno un fascino davvero mistico.
Purtroppo, di questi tempi, una visita in Tibet è molto problematica, a prescindere dalle disponibilità finanziarie. La cosa non mi consola affatto, anzi.

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