martedì 14 agosto 2007

America Oggi

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Me lo sono appena rivisto, per la seconda volta. Ricordavo solo che, quando lo vidi appena uscì nelle sale, io ne fui entusiasta mentre mia moglie pagò il biglietto per una gran dormita in poltrona. D'altronde, per reggere 3h e spicci di film in 2 tempi, con una pausa appena sufficiente a strabuzzare le palpebre, ci vuole che il film sia davvero bello.
E questo film non è bello, no. E' UN CAPOLAVORO DEGNO DEGLI DEI !

Altman ha preso una serie di racconti di Raymond Carver e li ha ambientati tutti a Los Angeles. Non solo: ha poi fatto in modo che in qualche modo questi racconti s'incrociassero tra loro seppure per un attimo solo, per un fatto comune, per una qualsiasi assonanza o affinità. Mentre guardi una persona che esce da una porta la scena si sposta su un'altra che entra da una porta in altri luoghi e situazioni, con metafore dirette ed esplicite o solo come pretesto, e questa tecnica ha fatto scuola, non perché fosse nuova, ma proprio per come Altman ha fatto tutto ciò, sia nel montaggio che nella sceneggiatura, incredibilmente bene.

Allora 3 ore di film sono poche, perché è come guardare 9 film contemporaneamente. Ogni storia rappresentata sarebbe sufficiente per fare un film a sé ! Però, e qui sta il bello che stupisce, nessuna di queste storie assurge a primaria o decade a comprimaria, e tutte, commedia e tragedie, alla fine, appaiono legate non solo dall'espediente cinematografico ma da un significato più preciso, più sottile, che si percepisce come universale. Sarebbe davvero un grave errore pensare che questo film si limita a ritrarre la vita borghese americana.

Jazz, tanto jazz, un bellissimo jazz accompagna tutte le vicende. Poteva essere altra musica? Secondo me no. Proprio come nel jazz - e penso a quello che amo e che ascolto, quello di New York e New Orleans, melodico e virtuoso con impronte di blues - la trama della musica ha una melodia fondamentale che costantemente viene contaminata da variazioni, da interventi magari in assolo che paiono fini a sé stessi e che invece ritornano sempre al tema principale, senza perderlo.

Forse potrei definire così quest'opera: UN FILM JAZZ.

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