mercoledì 29 agosto 2007

Dolls

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Kitano vinse il leone d'oro già con Hana-bi, nel 1997, forse per questo la giuria non se la sentì di ripetersi pur essendo Dolls un film enormemente superiore. Poi fu l'anno di Magdalene ("The Magdalene sisters"), che fece, giustamente, un grandissimo scalpore.

Regia: Takeshi Kitano
Sceneggiatura: Takeshi Kitano
Fotografia: Katsumi Yanagijima
Montaggio: Takeshi Kitano
Scenografia: Norihiro Isoda
Costumi: Yohji Yamamoto
Musiche: Joe Hisaishi

Non faccio mai tanti nomi, ma quelli sopra andrebbero impressi in mente. Ognuno di loro ha lavorato per IL CINEMA ai massimi livelli possibili.

Il film, ispirandosi al teatro tradizionale Bunraku e alla espressione poetica degli Haiku, sviluppa 3 storie d'amore parallele. La prima è quella di un matrimonio d'interesse che causa immensa sofferenza alla fidanzata abbandonata. La seconda è quella di un vecchio capo yakuza e di un suo amore giovanile. La terza è di un ammiratore viscerale di una Idol (cantante giovanissima) per la stessa. Non vi racconto nulla delle 3 storie, tranne un piccolo dettaglio della prima, perché ogni cenno sarebbe uno spoiler.
Tutte queste storie sono accomunate dal fatto che devono lottare contro ostacoli insormontabili legati alle formali regole del convivere, sia scritte che tradizionali. Tutte hanno risvolti di sofferenza altissimi e protagonisti dalla determinazione incrollabile a non accettare passivamente la situazione. L'amore perfetto è una ricerca che non ammette compromessi e si vedono gesti estremi per il raggiungimento di esso, estremi per durata o intensità, cose a noi incredibili.

Dal primo episodio nascerà, per motivi che vi lascio scoprire, una strana coppia, lui e lei, di "vagabondi legati". Vanno in giro, camminando ininterrottamente, legati da una corda rossa, riferimento mitologico giapponese. La loro è una incessante ricerca di sé stessi, una ricerca continua. Il loro peregrinare attraversa fisicamente gli altri 2 episodi, vi compaiono direttamente o vengono citati coevi in altri luoghi. Con una semplice simbologia ogni avvenimento degli altri episodi corrisponde in forma di effetto o presagio ai 2 vagabondi, e la cosa è sempre fatta, ripeto, in modo semplice ma non banale.
Il film comincia e finisce nel teatro citato, un teatro di burattini, di bambole appunto, come titola.

Poesia pura, capolavoro immenso.

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