Non si può nemmeno definire una trama per questa monumentale opera, gran vincitore della Palma D'oro nel 1978.
Il film è un ritratto d'impressionante bellezza della durissima vita che conducevano i mezzadri alla fine del 1800, ambientato e girato nelle campagne bergamasche con tutti attori non professionisti e campagnoli per l'appunto. La sola storia "aggiunta" è proprio quella legata ad un piccolo albero, abbattuto per produrre un paio di zoccoli necessari ad un bambino altrimenti scalzo, e alle conseguenze che questo abbattimento produrrà.
Per il resto, tutto altro non è che un anno di vita, un ripercorrere le stagioni all'interno di una cascina dove vivevano 4-5 famiglie, tutti gli eventi legati alla coltivazione della terra, all'allevamento del bestiame, alla crescita dei figli, negli episodi tipici ed anche nei piccoli e grandi imprevisti.
Visto da ragazzino con la scuola appena uscito (avevo 13 anni), ne conservavo ricordi confusi e qualche battuta fatta con gli amici. La lingua bergamasca, un vera e propria lingua più che un dialetto, ce lo rese ai più incomprensibile. Rivisto oggi, con un po' più di esperienza, qualcosa sono riuscito a capire, molto poco per la verità.
Però le parole contano davvero poco, e se ne usano pochissime. Molto contano i gesti, gli sguardi, gli avvenimenti, scanditi dalla solennità della musica di Bach (in giusta misura), e tutto è più che chiaro e comprensibile.
E' un film che ispira una compassione ed una emozione enormi.
Ho letto che le sole critiche che gli furono mosse riguardavano appunto "... l'eccessiva 'pietas', un rappresentazione idealizzata del mondo contadino ..." che ha dimenticato le piccole bassezze, avidità, odio, altri fenomeni comunque legati alla miseria ed alla povertà. A me non è parsa questa cosa più di tanto, o meglio ritengo che fossero un po' fuori argomento. Più di una volta questi aspetti "cattivi" emergono, solo che non diventano mai catalizzatori dell'attenzione. Olmi sicuramente ha voluto evidenziara la grande lotta per vivere di quelle famiglie, la loro fede come ultimo appiglio alla vita, la loro umile dignità, e a mio parere c'è riuscito benissimo.
CAPOLAVORO ASSOLUTO !
Il film è un ritratto d'impressionante bellezza della durissima vita che conducevano i mezzadri alla fine del 1800, ambientato e girato nelle campagne bergamasche con tutti attori non professionisti e campagnoli per l'appunto. La sola storia "aggiunta" è proprio quella legata ad un piccolo albero, abbattuto per produrre un paio di zoccoli necessari ad un bambino altrimenti scalzo, e alle conseguenze che questo abbattimento produrrà.
Per il resto, tutto altro non è che un anno di vita, un ripercorrere le stagioni all'interno di una cascina dove vivevano 4-5 famiglie, tutti gli eventi legati alla coltivazione della terra, all'allevamento del bestiame, alla crescita dei figli, negli episodi tipici ed anche nei piccoli e grandi imprevisti.
Visto da ragazzino con la scuola appena uscito (avevo 13 anni), ne conservavo ricordi confusi e qualche battuta fatta con gli amici. La lingua bergamasca, un vera e propria lingua più che un dialetto, ce lo rese ai più incomprensibile. Rivisto oggi, con un po' più di esperienza, qualcosa sono riuscito a capire, molto poco per la verità.
Però le parole contano davvero poco, e se ne usano pochissime. Molto contano i gesti, gli sguardi, gli avvenimenti, scanditi dalla solennità della musica di Bach (in giusta misura), e tutto è più che chiaro e comprensibile.
E' un film che ispira una compassione ed una emozione enormi.
Ho letto che le sole critiche che gli furono mosse riguardavano appunto "... l'eccessiva 'pietas', un rappresentazione idealizzata del mondo contadino ..." che ha dimenticato le piccole bassezze, avidità, odio, altri fenomeni comunque legati alla miseria ed alla povertà. A me non è parsa questa cosa più di tanto, o meglio ritengo che fossero un po' fuori argomento. Più di una volta questi aspetti "cattivi" emergono, solo che non diventano mai catalizzatori dell'attenzione. Olmi sicuramente ha voluto evidenziara la grande lotta per vivere di quelle famiglie, la loro fede come ultimo appiglio alla vita, la loro umile dignità, e a mio parere c'è riuscito benissimo.
CAPOLAVORO ASSOLUTO !
*E' un film che ispira una compassione ed una emozione enormi*. Quoto. E' un film che amo in particolar modo, non so perchè...è un film che ti tocca dentro. labor, pietas, fatum.
RispondiEliminagrande Laura, stai veramente setacciando il meglio... hai visto che in tuo onore ho messo un link nel blog a dx: "Dove si chiacchiera..."
RispondiEliminano...infatti, non trovo più i commenti...ufff aspetta che mi oriento che mi sono persa...pffff sono un disastro...altrimenti non trovo dove ho commentato e dove tu rispondi...cavolaccio.
RispondiEliminaTrovato trovato!!!! Grande Roby...grazie...se no l'animatrice...come fa???? Oh a proposito...stanotte gli oscar...e dopo mi ASPETTO TUA RECESIONEN!
RispondiEliminaahah! no no, per gli ultimissimi arrivi non è il blog giusto, I'm sorry ;-)
RispondiEliminaUhm va beh...mi autorecencisco...ahahah. Comunque...di Truffaut non ho visto molto...e che provochiamo i vecchietti ora? tsè, tsè :))) vado fare qualche altro danno sotto qualche tua recensione.
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