martedì 12 gennaio 2010

Palindromes

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Pronti via si assiste al funerale di una ragazza suicidatasi. Su cosa l'ha spinta a farlo ci sono solo voci, ipotesi.

A partire da questo momento, con brevi capitoli in successione, assistiamo alla vita della adolescente Aviva (palindromo letterale), alla sua ansia di diventare madre, di diventare felice con la maternità in un mondo che non le piace, a dei genitori che vogliono il meglio per lei e lo fanno pensando loro ciò che per lei e meglio.
Scapperà e durante la sua fuga farà diversi incontri, sempre cercando la maternità...

Il film è leggero e strano, col sapore della commedia acida come Happiness ma meno aggressivo, ritrae una bambina-ragazzina e forse per questo ha volutamente tempi più tenui ma la situazione non per questo è meno spietata.

Aviva, che si fa chiamare Henrietta come la bambina che le è stata negata, ha tante forme ed aspetti, un espediente che sulle prime distrae, pare si tratti di diversi personaggi, poi ne comprendi il senso: la trama è un viaggio nell'interiore dell'adolescenza femminile cresciuta in un ambiente la cui ipocrisia supera di molto il perbenismo esteriore e quindi l'esteriorità della protagonista stessa cessa di essere determinante. Strano ma genialmente metaforico.

C'è un finale e un prefinale.
Il prefinale è un dialogo secco e diretto tra Aviva e un suo amico durante una festa, dove c'è tutto il film che vi lascio interpretare: una sfida in campo aperto tra speranza di cambiare e fatalismo, questo il mio punto di vista. Si creerà il Palindromo Narrativo. L'ho trovato straordinario per la profondità priva di retorica, ottenuta comunque col linguaggio consono all'età degli interlocutori.
Il finale dolcissimo godetevelo.

Grande merito quindi a Solondz, che oltre a dirigere scrive i testi dei suoi film.
Non il migliore che ha fatto, ma sempre originale e curioso, stramerita la visione.

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