sabato 9 gennaio 2010

13 Beloved (aka 13: Game of Death)

5
Dalla Thailandia un horror psicologico con trama semplice, idea pure ma fatto alla grandissima.

Un giovane impiegato commerciale con tutti i cromosomi della professione: mingherlino, occhiali, laurea, faccia da bravo ragazzo, timido e remissivo, è messo male, non vende da 3 mesi, gli sequestrano la macchina per debiti insoluti, la madre continua a chiedergli soldi, al lavoro lo licenziano e dopo pochi minuti riceve una telefonata sul cellulare: se farà una cosa banale gli daranno una buona cifra. Sanno tutto di lui, del suo passato, del presente anche immediato, dove si trova, cosa sta facendo.

Accetta e riceve il primo bonifico, poi ne fa un'altra di prova, e ne riceve uno più grande. Si alza la posta a una cifra da capogiro, solo che le prove che dovrà superare saranno altre 11, sempre più difficili ovviamente, complesse, cruente. Considerando che già dopo la terza prova è ricercato dalla polizia lascio immaginare il crescendo...

La 13° prova sarà, chiaramente, la più tragica e difficile, ma anche quella che spiegherà il senso delle prime 12, della loro forma, del tipo di richieste. Il giovane è soltanto l'attore eletto che "volontariamente" ha partecipato ad un reality terribile, da protagonista, con quello che ha fatto durante le prove e con tutta la sua intera vita.

Film veloce, brillante, con non pochi momenti divertentissimi. Per il resto pieno di suspance e con una bella dose di sangue che non dispiace. Ottimo davvero!

5 commenti:

  1. bello, ma non hai svelato troppo? :-/

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  2. è il tormento costante: quante cose posso dire?
    ma guarda, mi sono fermato alla terza prova (senza descriverle per altro), te ne rimangono altre 10! :D

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  3. Io avrei smesso già alla terza prova.Il ristorante proprio no caro Roby eheheheh

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  4. vitone, pensa che dopo la quarta prova mi sono detto: faccio uno spuntino mentre guardo il film. avevo dell'ottimo paté di fegato ancora da capodanno, e mentre inizio a spalmarlo comincia la quinta prova... occristo! :D
    è vero, credimi, non ti conto storie, volevo quasi scriverlo nella recensione come aneddoto.

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