Sei anni di lavoro per idea e studio, riprese, raccolta di riprese di repertorio. Un montaggio infinito per riordine e sincronizzazione con le musiche. Musica elettronica, modulare, ipnotica di Philip Glass.
Questo film è un Capolavoro Assoluto. Impressionante!
Lo vidi al Cinema ai tempi e ne rimasi sconvolto. Ogni tanto lo riguardo, la musica l'ascolto spesso.
Ha minato alle fondamenta lo sconfinato amore per il progresso che avevo.
Bisogna sedersi a mente sgombra, vederlo in alta qualità su un grande schermo e con un impianto audio di prim'ordine se possibile. Se vi capita (molto difficile) di trovarlo trasmesso in qualche rassegna in un bel cinema correte. Sarà un'esperienza.
L'impianto narrativo, privo di parole e composto da sole immagini e musica dal primo minuto alla fine, parla di una leggenda/credenza, profezia degli indiani d'america Hopi, che descrive la nascita del nostro pianeta ed anche la sua possibile fine...
Col film percorriamo questo tragitto. Partendo da immagini di sola natura dei primi capitoli, lentamente vediamo prima comparire l'opera dell'uomo e come impatta sulla natura stessa, poi infine gli uomini nelle metropoli, nelle fabbriche, nel traffico. Nessun argomento è tralasciato: inquinamento, sovrappopolazione, industrializzazione, guerre, energia convenzionale ed atomica, ecc... .
Immagini in continuo accelerare, rallentare, di una qualità sbalorditiva per i tempi. Ognuno può scegliere quelle che più lo affascinano. Io sulle "naturali" dell'inizio non ho dubbi, in particolare su un volo radente la terra e sulle sequenze dei mari di nuvole. Raramente vanno in rapporto 1:1 col tempo. Si percepiscono dei ritmi, sia nella natura che nella gente che corre al lavoro sull'autostrada o nelle metropolitane. Il Ritmo dell'Universo è sempre presente, ma nelle attività umane s'esaspera in un parossismo che spaventa.
Quella musica poi, così ripetitiva ed adeguata, ti travolge.
Il finale porta al palindromo.
Visione obbligatoria.
Da ragazzino sentivo parlare di questo film per il titolo, ma con gli anni me ne ero dimenticato. Non avendo sale nelle vicinanze che propongono cose del genere devo farmi un bel impianto home-theater prima di godermelo.
RispondiElimina..Sì,
RispondiEliminaproprio una visione obbligatoria. La trilogia di Godfrey Reggio è una
dei più entusiasmanti e grandiosi connubi tra immagine e musica, mai
realizzati nella storia del cinema, anche se per questo capolavoro, la
definizione per comodità di solo film, o "documentario", è sempre stata
quantomai riduttiva.
Certo, bisogna dare il 50% del magistrale risultato a Philip Glass e
alla sua straordinaria partitura-te lo dice qualcuno che ha la sua
produzione completa e che per anni "ci incominciava le giornate a
colazione", come si suol dire-, che in molti passaggi come ad esempio
quello di lancinante bellezza che incomincia sui totali e poi primi
piani in slow motion dei passanti a Las Vegas e poi tra le altre,sulla
Broadway e a Times Square- ad esempio rimane scolpito l'uomo anziano che
vende lamette da barba con in testa il berretto "Sightseeing on New
York"-chiudendosi poi sulle immagini del diroccato South Bronx di quegli
anni,in una torrida estate coi ragazzini che fanno il bagno in strada
al getto degli idranti antiincendio, il barbone caricato
sull'autolettiga dai paramedici, la mano di un'anziano/a malata in un
letto di ospedale che cerca da stringere quella di un'infermiera,insieme
alla superba musica del Maestro newyorchese sono di una malinconia,
riescono a restituire una tristezza esistenziale di una tale,
riflessiva, profonda, bellezza, che io quasi non ho provato altre volte,
assistendo a qualcos'altro di "cinematografico". Forse non è per tutti,
come molteplici volte mi sono sentito dire e ho anche trovato scritto
da qualche "dizionarista" perlopiù, ma soprattutto e ne sono convinto,
perchè ci vogliono alcune corde di sensibilità e maturità, che certo non
tutti possiedono nel loro animo, ma "Koyaanisqatsi", per il suo sguardo
anche profetico per tantissimi aspetti, essendo comunque iniziato nel
'76 e terminato nell'82, quasi trent'anni fà, sull'insostenibilità e
follia delle società a sviluppo avanzato, tumultuose e senza
"bilanciamenti" di sostenibilità a termine, come vuole significare nei
suoi molteplici sensi, il titolo in lingua amerinda Hopi, e
"Powaqqatsi", per il suo modo di affrontare invece uno sguardo sui paesi
poveri, in via di sviluppo,è semplicemente un un'altro capolavoro, che
già si apre con la terribile bellezza stoica della miniera d'oro più
grande del mondo, in Brasile, e dei suoi dannati, in un'impossibile
eppure entusiasmante e straziante al contempo,coniugazione di musica e
miseria, come diceva Battisti in "Anima Latina"; volevo dire,
ricollegandomi all'inizio, ho sempre pensato che almeno
entrambi,andrebbero proiettati alle scuole medie, come in effetti negli
Stati Uniti accade già in molti istituti scolastici. Godfrey Reggio poi è
da ricordare, prima del 1976 era proprio impiegato in un'Institute for
Regional Education di una riserva indiana Navajo, tra i ragazzi indiani,
e il grande valore didattico ed eduvativo dell'opera è evidentemente
notevole, nei suoi accenti più nobili e alti, del termine. Tant'è che
dal 2000 è stato giustamente-"Koyaanisqatsi"-inserito per la
preservazione, tra i 100 migliori film maoi realizzati del National Film
Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, a
Washington.
...Su Godfrey Reggio e la trilogia di "Koyaanisqatsi" ci sarebbe da dedicare almeno un saggio monografico grande quanto un volumetto della Pratiche, non è detto che prima o poi non lo faccia, anche se sicuramente non venderebbe neanche una copia..Non tralasciare dato che ci sei ed è praticamente l'unico che ti manca(apparte credo anche gli 8'di "Evidence"), "Anima mundi" sempre con la musica continua di Glass ovviamente, qui sbalorditivamente basata sulle più sconosciute musiche tradizionali, ed etniche, ti basta una mezz'oretta quanto dura. Bellissimo cortometraggio sul regno animale e la natura realizzato con immagini straordinarie ed originali a livello dei migliori naturalisti, per il WWF in occasione della campagna per la biodiversità del 1992.Anche qui lo stile unico di Reggio dà le basi e i requisiti fondamentali di un tipo di comunicazione visiva veramente, che come in "Koyaanisqatsi", "Powaqqatsi", ma anche nel genericamente sottovalutato "Naqoyqatsi",riesce a fondere profondità e spettacolarità in modi emozionanti ed esprimenti una miriade di significati racchiusi in un solo concetto, che non è tanto semplice descrivere e spiegarvi. Fondamentalmente, gli intenti di Reggio sono sempre stati quelli di coniugare in senso "alto"le tematiche sulle forze della natura che non possono seguire a venire a "patti" che l'uomo regolarmente non rispetterà mai, spingendosi sempre ben al di là delle risorse dell'habitat naturale, ma richiamando fortemente alla necessità di tornare alle radici di un profondo e "arcaico" sentirsi dell'uomo "quasi parte" della natura stessa.
RispondiEliminaHo avuto anch'io la fortuna di vedere "Koyaanisqatsi", e poi "Naqoyqatsi" su grande schermo, in pellicola. "Powaqqatsi" no,perchè non arrivò nei cinema italiani nell''88. Mi ricordo lo recuperai freneticamente subito in vhs inglese Polygram nell'autunno dello stesso anno, a quel tempo dvd Blu-ray e file sharing erano una lontana liberazione.
RispondiEliminaWilson, al solito m'inchino alla tua infinita conoscenza. Anima Mundi l'ho appena messo in approvvigionamento e lo guarderò senza meno!
RispondiEliminagrazie.
p.s.: non dimenticare Andrea Lanza :)
ho spostato la rece di Rampage all'1-11 per avere in tempo la liberatoria...
"Liberatoria"...(?),t'ho già detto tutto o.k...
RispondiEliminava bene allora! :)
RispondiEliminaavevo capito che lo contattavi, ecc... fa finta che non ho detto niente, ahah!
ciao
Per quell'altra cosa che m'hai chiesto se vuole certo sì lo contatto appena in settimana prossima. Mi devono dare la sua mail, da redazione non c'è.
RispondiEliminafilm immenso, dovrebbe essere una visione obbligatoria per tutti. un bellissimo e terrificante quadro sull'impatto che l'uomo ha causato al nostro Pianeta. emblematica la sequenza finale, da togliere il respiro proprio.
RispondiEliminapoi i tempi delle riprese, spesso così lunghi e lenti, sembrano essere dei mantra mistici che si fondono con le stupende musiche di glass, e dopo un po' immagini e musica smettono di essere ciò che rappresentano e diventando davvero qualcosa di trascendentale.
dei tre, questo è sicuramente il più impattante.
ti consiglio, se già non li hai visti, anche i 'documentari di coda' a questa trilogia, curati da ron fricke (che pure ha collaborato in questo koyaanisqatsi). si chiamano 'chronos' e 'baraka'... entrambi sono incredibilmente intensi e ci sono certe riprese che, insomma, neanche un dritto di carnera.
ci siamo capiti nè.
sì dr.Nick, questo dei tre è il migliore senza dubbio. non li ho ancora visti quelli citi :)
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